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Attack on Titan – I Giganti sono gli unici nemici?

Attack on Titan è uno di quegli anime che ti colpisce, ti affonda, ma alla fine ti conquista. Dalla geniale idea del manga di Hajime Isayama è nato l’adattamento diretto dal solito Tetsurō Araki (il regista di Death Note, per dirne uno), che è riuscito a dare vita in due stagioni, con la terza in arrivo il prossimo 22 luglio, a 37 puntate di grande tensione e intensità emotiva, raccontando con dinamismo e crudeltà un mondo distopico.

In questo scenario, l’umanità è ridotta a un numero esiguo e vive rintanata in tre grandi complessi di mura, chiamati Wall Maria, Wall Rose e Wall Sina. Tutto questo è avvenuto perché, circa un secolo prima degli eventi narrati, avevano fatto la loro comparsa i nemici per antonomasia degli uomini: i Giganti. Questi esseri, alti dai 3 ai 15 metri (con alcune eccezioni), divorano gli umani, decimando la popolazione. Le contromisure ad atti così cruenti non possono che essere drastiche.

Ma la domanda che ci poniamo in questo approfondimento è: sono i Giganti gli unici nemici in Attack on Titan?

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Uno spunto interessante da cui partire è il dato fattuale più crudo in assoluto: i Giganti mangiano gli uomini. Una breve indagine storica ci può mettere a contatto più da vicino con il disturbante e mostruoso concetto di antropofagia. Questo fenomeno, che deriva dal greco e significa “mangiare gli uomini”, si distingue sottilmente dal cannibalismo, che invece indica il nutrirsi di esseri viventi della propria specie animale: ovviamente, se si parla di cannibalismo tra uomini questo coincide con l’antropofagia.

Già Erodoto aveva dato testimonianza nelle sue Storie (libro IV e VI) di questi fenomeni tra alcune popolazioni dell’Asia interna, mentre è stata la scoperta dell’America a sollevare il vaso di Pandora di queste tradizioni, al nostro occhio barbare e arretrate. Ma era già stata la fantasia omerica (indimenticabile l’incontro tra Odisseo, i suoi uomini e Polifemo) a sconvolgere e spaventare i lettori (o meglio, gli ascoltatori) dell’antichità.

Ciò che dunque è innegabile è che noi esseri umani siamo toccati e sconvolti dal fenomeno cannibalismo, ma forse ancora di più dal generale concetto di antropofagia: un uomo divorato da una tigre, da uno squalo ci fa forse più terrore e impressione delle tradizioni insite in piccole tribù nascoste nelle foreste. Il motivo è, a detta di molti, ben presto spiegato: l’essere umano si è abituato nei secoli a vivere come predatore e l’idea di poter essere preda di qualcuno o qualcosa non può che sconvolgerlo e terrorizzarlo.

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In Attack on Titan, l’uomo è palesemente la preda. Eppure spesso abbiamo l’impressione che la mostruosità visiva e concettuale dei Giganti che mangiano gli uomini per il puro gusto di farlo (sembrerebbe, infatti, che essi non abbiano bisogno di nutrirsi per sopravvivere) ci distolga da quello che spesso è il vero male: l’uomo stesso. A questo proposito, si può ricordare il discorso che il comandante Dot Pixis, il primo a credere nella possibilità di sfruttare le capacità di Eren, fa al ragazzo in merito al passato. Egli afferma di aver studiato che prima della comparsa dei Giganti:

“Gli uomini si uccidevano tra loro, e solo adesso che esiste un nemico comune combattono insieme”.

Attack on Titan ci dice chiaramente che quel mondo distopico vede gli esseri umani uniti soltanto perché la situazione richiede l’unione contro un nemico comune. E’ nell’animo dell’umanità il combattere e il distruggersi per affermare la propria forza sull’altro, e la presenza dei Giganti non è che un antidoto momentaneo a questa esigenza di conflitto. Persino le parole della sigla della prima stagione parlano chiaro: “I Giganti non sono una piaga divina, ma un’invasione da combattere”. Il tono epico e bellico con cui si pone l’essere umano nell’anime non deve ingannare: quella che i protagonisti possono proporre è una resistenza, non una vera offensiva.

Ma questo significa che l’uomo è perennemente destinato al conflitto?

Forse è il caso di chiamare in causa un filosofo che al riguardo si è espresso ampiamente, Thomas Hobbes. Richiamando brevemente una delle sue teorie più famose, il filosofo inglese interpreta lo stato di natura come quella condizione in cui l’uomo è fisiologicamente portato a sopraffare l’altro. In un ipotetico mondo senza regole, infatti, secondo Hobbes la cosa più plausibile sarebbe il continuo tentativo di prevalere del più forte sul più debole, in quella che è stata più volte definita una “Bellum omnium contra omnes”, cioè una “guerra di tutti contro tutti“. Canalizzando questi concetti nel mondo reale, in cui ognuno vive secondo un preciso interesse (spesso egoistico o economico), è facile notare che la intuizioni di Hobbes non sono completamente fuori luogo anche e soprattutto nel mondo odierno.

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Attack on Titan, poi, è pieno di esempi così strutturati: tutti (o quasi) sono pronti a sacrificare il prossimo per salvare se stessi, la lotta contro i Giganti è spesso motivo e occasione per depredare i villaggi attaccati, molti tramano per raggiungere posizioni politiche più comode anche se questo significa mettere a repentaglio l’intera umanità.

La svolta di trama che segna la seconda stagione fornisce un ulteriore elemento simbolico a sostegno del fatto che l’umanità non deve guardarsi solo dai Giganti. Oltre alla scoperta di un numero sempre maggiore dei cosiddetti mutaforma, nel finale di stagione si scopre che in qualche modo gli esseri umani di alcuni villaggi sono stati trasformati in Giganti non senzienti. La notizia è talmente sconvolgente da toccare anche il duro e freddo Levi, che riflette sul fatto di aver combattuto negli ultimi tempi mostri che in passato erano esseri umani.

Ma a livello simbolico, non è proprio questo il senso della serie? Non è forse vero che gli uomini combattono contro altri uomini e l’aspetto di Gigante non è altro che l’escamotage rappresentativo con cui Attack on Titan decide di trasporre questo conflitto?

“Il mondo è un posto crudele, e chi non è pronto a combattere morirà”. Parole di Mikasa che descrivono il suo universo, in cui bisogna combattere contro i Giganti, ma anche contro le bugie, i tradimenti e i mezzi infimi degli esseri umani.

Togliendo la presenza dei mastodontici avversari, possiamo agevolmente affermare che quella frase sia una fedele descrizione del nostro mondo. In Attack on Titan i Giganti sono il simbolo dell’oppressione, della riduzione dell’uomo da predatore a preda, ma sono anche un memorandum di come, nella storia, gli unici oppressori degli uomini siano stati proprio altri uomini.

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