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Abbiamo fatto quattro chiacchiere con gli showrunner de Il Signore degli Anelli – Gli Anelli del Potere

Dopo un esordio difficoltoso, non privo di critiche positive ed elogi, si è recentemente conclusa la prima stagione della nuova serie Amazon dedicata al mondo tolkeniano.
Il pubblico è rimasto diviso. Da una parte coloro che ne accusano l’eccessiva deviazione dal materiale canonico di Tolkien, con personaggi estremamente diversificati e una marmellata temporale forse un po’ eccessiva. Dall’altra tutti i fan che hanno elogiato la linea creativa e produttiva direttamente collegata con l’autore inglese e la trilogia dell’Anello jacksoniana.

Rimanendo intellettualmente onesti, la serie ha deluso per tutta la prima parte. Fase iniziale che ha visto più una preparazione dello scacchiere che vera e propria azione. Tuttavia non si può negare, e anzi bisogna obbligatoriamente darne atto, che nel corso degli ultimi tre episodi ha preso vigore e reso utile la visione dell’intera stagione, rendendola doverosa per i fan delle saghe tolkeniane.

Colpi di scena, magari attesi da coloro che conoscevano la storia ma che hanno tenuto incollati gli spettatori lungo tutta la seconda fase del progetto.

Noi di Hall of Series abbiamo avuto l’opportunità di partecipare alla conferenza stampa in cui si è parlato dell’ultimo episodio della serie redatta da Amazon Prime Video, dei retroscena della stagione appena conclusa e delle possibilità che questo finale regala al futuro della serie. Conferenza stampa a cui hanno preso parte i due Showrunner, J. D. Payne e Patrick McKay.

I due visibilmente erano galvanizzati dalle ultime critiche positive, relative agli ultimi tre episodi della serie, ed evidentemente impazienti di presentare al pubblico un assaggio di ciò che lo aspetta nella prossima stagione. A livello di personaggi, scenografie e colpi di scena degni dei fuochi d’artificio che hanno risollevato una prima stagione altrimenti aspramente affossata e sottostimata.

Ai due Showrunners sono state rivolte numerose domande, ma iniziamo da ciò che The Lord of the Ring: The Ring of Power rappresenta per Amazon Prime Video in questo momento.

Anche precedentemente all’uscita del primo episodio della serie, era evidente a tutti che Amazon stesse investendo considerevolmente sulla serie. Basti pensare alla promessa di un prodotto composto da almeno cinque stagioni e con un investimento iniziale di oltre un miliardo di dollari. Investimento che ha reso la serie Prime Video il prodotto più costoso mai fatto dalla casa americana.

L’intervista si è aperta con il sollievo di Payne e McKay riguardo alla positiva conclusione della stagione. In più hanno lasciato trasparire la loro soddisfazione nel vedere quello che loro paragonano ad un figlio, la loro creazione, conclusa almeno per quanto riguarda la prima fase.

Un lavoro, quello di The Ring of Power, che loro descrivono come accurato e ricercato. È stato, in effetti, interessante vedere come siano riusciti a prendere diverse nozioni, ambientazioni e diversi personaggi dall’universo di Tolkien evolvendole in qualcosa di adeguato alla narrativa telefilmistica.

Entrambi gli Showrunner hanno spiegato come il loro approccio all’autore e ai suoi testi fosse paragonabile alla dialettica fra mitologia, saghe, poemi epici e uno scritto moderno ispirato ad esse. Tolkien ha dato tutte le basi necessarie da cui loro hanno tratto e costruito tutto il mondo intorno. Ovviamente comprendendo personaggi sia nuovi che riadattati all’epoca (vedi Galadriel, Elrond e Sauron).

Uno dei quesiti maggiormente rivolti ai due protagonisti si focalizzava sulle critiche dei fan alla trama, ai suoi colpi di scena e ai personaggi.

“Non importa come se ne parla, l’importante è che se ne parli”. Questa la massima che gli autori hanno sciorinato nelle risposte indubbiamente articolate, ma che non facevano altro che confermare questa teoria. Questo per via della ricerca volontaria e non del dibattito nelle scelte svolte in fase di creazione e scrittura. Un mistero, un colpo di scena, secondo loro idea, doveva produrre contrasto, dibattito, contrapposto. Il rischio era parte della scommessa iniziale e non vi era soluzione alcuna. Rimanere troppo fedele all’opera originale voleva dire esporre il fianco a tutti coloro che si sarebbero lamentati della troppa somiglianza e viceversa come è stato.

Nonostante le critiche, i rischi e le scommesse, la sfida più grande a detta degli Showrunner è stata quella di riuscire a riadattare la complessità e la profondità di Tolkien ad un linguaggio legato al mondo delle serie TV.

Ed “è proprio la grandezza dell’opera che rende difficoltoso lavorare a questo show, poiché bisogna onorare quel mondo, quell’universo e quella filosofia nel migliore dei modi”.

Questo comprende ovviamente anche la creazione di personaggi, la rivisitazione di altri e la scrittura da zero di ambienti, culture e popolazioni lasciate oscure dalle scritture dell’autore.

Non poteva mancare un approfondimento sulla canzone finale, quella che conclude l’opera della prima stagione. Un richiamo diretto agli scritti di Tolkien che vengono messi in musica in maniera impeccabile ed emozionale.

“Non ricordo quando è arrivata l’ispirazione per fare questa scelta musicale, ma ricordo di averne parlato con il compositore e di aver voluto fare un adattamento dei versi in musica. Tutto per chiudere con una nota malinconica. Crediamo di aver fatto la scelta giusta”, concludono.

Anche noi siamo d’accordo con questa visione. Certamente un’ottima glassatura sulla torta che è stata questa prima stagione, che piaccia o no.

Infine è stato finalmente descritto il possibile proseguo della serie con l’entrata in scena della stagione due. McKay e Payne hanno definito questa prima serie come una fase in cui il male, nelle vesti di Sauron, emerge e poggia le basi a Mordor per la conquista della Terra di Mezzo. Mentre in linea di successione, nella seconda stagione, la malvagità assoluta del mondo di Arda sarà attivamente presente, in una situazione di effettiva emersione.

Sono rimasti vaghi, invece, riguardo all’identità dell’Istar (Lo stregone) rivelato ufficialmente poco prima della conclusione dell’ultimo episodio. Probabilmente, conoscendo gli scritti potremmo essere difronte a Gandalf in persona. Tuttavia l’assenza di materiale riguardante gli Stregoni Blu ci lascia insoddisfatti sulla vera identità del personaggio.

Le premesse per la nuova stagione e per il futuro della serie sembrano positive, nonostante un inizio arrancante e a tratti inconcludente. Il finale di stagione indubbiamente ha fatto rivalutare una serie che sembrava una mera ombra di ciò che è stato e che è il lavoro di Tolkien e Jackson.

L’idea sembra esserci e le basi sembrano più solide. Ora, citando Hitch, il loro compito sarà soltanto “non mandare tutto a puttane”.

Noi di Hall of Series rimaniamo speranzosi e ottimisti, in vista dell’uscita della seconda stagione prevista per il 2024 o nel migliore dei futuri per fine 2023.

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