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American Gods 3×10 – Le lacrime dell’albero dell’ira

ATTENZIONE: questo articolo contiene SPOILER sulla 3×10 di American Gods.

Il finale di American Gods è la quintessenza di questa terza stagione. Un salto nel buio, una possibilità e speranza di cambiamento e, soprattutto, di ritorno.

Mentre i nostri personaggi si sono riuniti nell’esatto centro degli Stati Uniti per elaborare il lutto e donare una degna sepoltura a Mr. Wednesday, Bilquis e Tech Boy si muovono su terreni inesplorati alla ricerca della verità e della consapevolezza, strappata e nascosta ai loro occhi dagli dei.

Gli eventi sembrano collegare sempre più nel profondo il destino di Shadow e Laura, nonostante l’evoluzione di entrambi nell’arco delle stagioni: l’amore che hanno condiviso è ormai nel passato, ma cosa ha in serbo il futuro? Vediamo cosa è successo.

Lo Shadow che vediamo in questo episodio è quasi uno sconosciuto. Il nostro protagonista sin dalla prima stagione è stato umile, buono, innocente, mentre l’uomo che arriva in macchina con Ibis sembra interessato a un solo obiettivo: prendere il posto di Odino.

Non che si creda già un dio, ma è palese la sua sete di potere e di leadership. Forse ciò che è successo a Lakeside gli ha permesso di capire un po’ meglio il potenziale che si cela in lui, forse è un modo per essere ripagato da Odino per tutto quello che ha dovuto vivere per colpa sua, ma Shadow, con la morte del padre, ha subito una trasformazione cruciale nella propria storia.

È sorprendente scoprire che il nostro protagonista fosse all’oscuro delle modalità con cui l’Allfather sia morto nella scorsa puntata (ne abbiamo parlato qui): a dirgli che è stata Laura ci pensa Cordelia, furiosa per come sia stato semplice per la donna uccidere il capo degli antichi dei. L’idea di vendicarsi non passa minimamente nel cervello di Shadow, come un’ultima forma di rispetto nei confronti della sua ormai ex-sposa. L’unica cosa che sembra interessargli, invece, è quella di compiere come promesso la veglia funebre per suo padre. Sicuro che questa sia la chiave per ottenere finalmente il potere che sembra fremere sulla punta delle sue dita, sono molti invece che cercano di dissuarderlo.

Per poter onorare questa promessa Shadow deve legarsi – per nove giorni e nove notti – a Yggdrasil, il famoso albero del mondo presente nella mitologia norrena. Il tipo di sacrificio che permetterebbe al protagonista di sopravvivere a questo tipo di eroica fatica lo renderebbe sicuramente un qualcosa che va oltre il semplice umano, ma confermerebbe la sua natura di semidio. Fino alla fine Shadow – e, allo stesso modo, gli spettatori – è così sicuro di poterci riuscire da rifiutare ogni consiglio avverso.

Durante questo vero e proprio martirio le sofferenze che gli toccano sembrano non finire mai: oltre al lento passare del tempo infatti anche le sue visioni sembrano moltiplicarsi.

In uno dei finali più aperti e sensazionali di American Gods, Shadow sembra fallire venendo così assorbito da Yggdrasil. Allo stesso tempo, però, il corpo del defunto Odino sparisce, lasciandoci immaginare che le due cose siano collegate.

Non è onestamente difficile immaginare che Mr. Wednesday avesse progettato tutto per ritornare ai fasti dell’antichità e che questa grande manipolazione non sia l’ennesima prova dell’assoluto egoismo del dio. In una scena che riprende precisamente la prima puntata della prima stagione di American Gods, padre e figlio si rivedono su un aereo che attraversa alcune turbolenze. Sono in uno spazio indefinito tra vita e morte ed è qui che i due discutono le vere differenze tra di loro: più simili di quanto potevano immaginare, la vera differenza tra Shadow e il dio sta nella sincerità.

Entrambi sono attratti dal potere, ma l’unico in grado di accettarlo e capace a tutto pur di averlo è Odino. Perfino il sacrificio volontario di suo figlio non è che un mezzo per assicurarsi la vittoria contro i nuovi dei. Ecco dunque che le negoziazioni di pace della scorsa puntata diventano un altro modo, molto subdolo, per muovere le pedine e tentare di vincere questa guerra. È possibile però che questo sacrificio si sia davvero compiuto? Rivedremo mai Odino e Shadow Moon sulla Terra?

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Se la storia di Shadow riprende, seppure con le sue ampie libertà, la trama del libro scritto ormai vent’anni fa da Neil Gaiman, l’approfondimento dei personaggi di Bilquis e Tech Boy invece è esclusivo alla serie tv.

Si vede che tra gli showrunner ci sia proprio l’autore perché il riadattamento e l’esplorazione di alcune tematiche, soprattutto in questa terza stagione, hanno permesso alla storia di risultare quanto più attuale e vicina nei messaggi a ciò che sta succedendo nella contemporaneità.

Bilquis, il cui viaggio in questa stagione è stato sicuramente tra i più stimolanti e positivi, dopo aver ritrovato se stessa ha un incarico molto importante: trovare l’altra metà di Shadow e ricongiungere i due affinché ci sia equilibrio nel mondo. Nelle visioni della dea si vedono confusamente molte immagini, ma sicuramente tra queste spicca quella di Laura.

La donna ha molte qualità opposte a quelle del suo ex marito: è più realista, cinica, aggressiva e imprevedibile. Basterà questo a portarla a essere un personaggio così importante nella storia?

D’altro canto alcune immagini sembrano suggerire anche l’importanza di Tech Boy: dopo aver cercato con scarsi risultati di ritornare al proprio potere originario, in questa puntata di American Gods ci viene mostrato un enorme plot twist. Quando riesce a prendere in mano il famosissimo Artifact 1 ciò che vede è sconvolgente: pur essendo il dio della tecnologia, e quindi indentificatosi sempre con i nuovi dei, la sua è una storia che inizia millenni e millenni prima. Dalla prima pietra capace di generare scintille in poi, Tech Boy è stato il ponte di connessione tra i vecchi e i nuovi dei.

Senza il proprio totem, però, questa grande consapevolezza veniva cancellata ogni volta che il mondo cambiava: facendo tabula rasa c’era quindi il fondamentale senso di progresso e di novità che accompagna da sempre la tecnologia.

Queste nuove informazioni pongono dunque il suo personaggio in una situazione estremamente diversa: non dovendo sottostare a Mr. World, l’unica cosa da fare sarebbe andarsene. Ciò lo pone in una posizione di assoluta importanza nella storia visto il sacrificio di Shadow e il tradimento di Odino.

Altra cosa che interessa sempre più riguarda l’identità di Mr. World: nella sua conversazione – prima con Laura e poi con Tech Boy – un paio di frasi sembravano alludere a un’identità tutt’altro che ignota agli appassionati di mitologia norrena. Chi decide di vendicarsi sugli altri dei, Odino in primis, facendo così partire l’ineluttabile Ragnarök? Chi è famoso per i suoi numerosi travestimenti e cambi sibillini di identità? Chi è identificato come il “trickster” per eccellenza? L’ombra di Loki si staglia su questo personaggio, rivelazione che potrebbe trasformare la guerra tra nuovi e vecchi dei in una vendetta ancora più antica e importante.

Il finale di questa stagione di American Gods lascia i suoi spettatori ancora più col fiato sospeso perché ancora non si sa quale futuro aspetta questa serie tv. Non ci sono altro che rumor riguardanti una possibile quarta stagione e il mancato rinnovo rende questa puntata un finale molto, forse troppo, aperto. Ciò che possiamo però notare è l’assoluto salto di qualità che American Gods ha fatto dopo la caotica fine del capitolo precedente.

Dopo l’odissea vissuta nel susseguirsi degli episodi con Shadow, sarebbe davvero un peccato abbandonarlo ora dopo un tradimento così grande. Se c’è una storia che ha bisogno di una degna conclusione è sicuramente questa e, mentre si aspettano notizie, una preghiera ai vecchi e nuovi dei sicuramente non potrà guastare.

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