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L’Italia di The White Lotus è troppo americana. E va bene così

La satira sociale della serie HBO The White Lotus è tornata più feroce che mai, e ha scelto Taormina a far da sfondo alla vicenda dei suoi ricchi e viziati vacanzieri. La splendida cornice paesaggistica italiana è tuttavia molto più di quel che sembra, nel suo veicolare, attraverso la simbologia dell’arte neoclassica e del cinema di Antonioni, il messaggio da sempre caro alla pluripremiata black comedy creata da Mike White: non è tutto oro quello che luccica.

Ad aprire la vicenda è, come era stato per la prima stagione, il ritrovamento di un corpo la cui identità rimarrà un mistero fino all’epilogo della storia. Prima di conoscere la vittima è necessario fare un passo indietro al momento dell’arrivo dei protagonisti al Resort di lusso di Taormina, incontrando le estrose coppie americane approdate nel bel paese per trascorrervi le vacanze. In quello che ormai potremmo definire il consolidato stile The White Lotus, ognuno dei vacanzieri ingloba cliché e luoghi comuni della classe abbiente della società, a cui è rivolta la satira della serie tv. Ancor più stereotipata è però la rappresentazione dell’amore, a cominciare da quello possessivo di Tanya (Jennifer Coolidge) simbolicamente presente nelle Teste di Moro che adornano le suites dell’hotel, all’amore infedele del padre di famiglia italo americano Dominic Di Grasso (Michael Imperioli), passando per quello esasperato a quello non corrisposto dei più giovani protagonisti.

L’amore in The White Lotus è, però, soprattutto una forma di potere. E il potere è l’unica cosa che conta.

L’ostentazione di quel potere è radicata in ogni aspetto simbolico della nuova stagione della serie tv, al punto da fondersi perfettamente anche con l’ambiente circostante, che diventa la perfetta gabbia dorata in cui i protagonisti si muovono. L’Italia di The White Lotus è infatti artificiosamente americana, raffigurata esclusivamente nelle sue componenti estetiche di facciata, a cominciare dai (finti) affreschi della sigla di apertura, in cui è possibile scorgere una storia che riflette l’arco narrativo della vicenda stessa. Il locus amoenus mostrato dai dipinti ospita dapprima personaggi felici in pose armoniose, per poi far spazio a immagini più inquietanti di mostri, omicidi, atti sessuali e spargimenti di sangue.

The White Lotus
The White Lotus (640×360)

Gli stessi riferimenti al cinema italiano presenti nei primi episodi de The White Lotus, in particolare al film L’avventura del 1960, sono esasperati fino al grottesco; la ricostruzione della celebre scena di Monica Vitti seguita con lo sguardo (e non) dagli uomini presenti, viene riproposta dalla serie tv HBO con un numero possibilmente maggiore di uomini alle costole di Harper (Aubrey Plaza), enfatizzando il topic della lotta di potere tra uomini e donne. Mentre infatti la prima stagione si soffermava sulle differenze di classe, è nell’eterna lotta fra sessi che si concentra il secondo capitolo e, per estensione, nel sesso utilizzato come mezzo per raggiungere quel potere. I conflitti della vicenda nascono proprio dalle incomprensioni tra le coppie, rimarcando la centralità della gelosia ossessiva e dei gesti estremi che ne conseguono, proprio come nella leggenda dell’ornamento della Testa di Moro accennata in precedenza, centrale tra gli elementi simbolici che impreziosiscono la scenografia di questa seconda stagione. Secondo la narrazione popolare, una bellissima fanciulla palermitana si era follemente innamorata di un giovane Moro arrivato sull’isola nel periodo della dominazione araba in Sicilia. L’annuncio dell’imminente rientro in Oriente del suo amato le spezzò il cuore al punto che, presa da un istinto di gelosia e vendetta, uccise l’uomo tagliandogli la testa, facendo poi del suo cranio un vaso in cui piantare il basilico. Non sarebbe dunque una sorpresa scoprire, nell’attesissimo finale di stagione, che la gelosia di uno dei protagonisti sia il movente del misterioso omicidio.

Con l’avanzare della vicenda sono infatti sempre maggiori gli oscuri dettagli che emergono sulla natura dei personaggi e sulle relazioni che intercorrono tra essi. Per alcuni di loro, l’infedeltà rappresenta un vero e proprio strumento di affermazione del proprio status, come nel caso di Cameron (Theo James), personificazione del cosiddetto maschio alpha, la cui virilità continuamente ostentata cela un misto di insicurezze e di sindrome FoMo che gli rendono impossibile lasciare sua moglie Daphne (Meghann Fahy) libera di godersi una giornata da sola, ingaggiando per vendetta due escort non appena la coniuge lascia il Resort. Eppure Daphne sembra non esser infastidita dall’infedeltà del marito, sfruttando a sua volta i comportamenti di Cameron per propri interessi. Anche il matrimonio tra Tanya (Jennifer Coolidge) e Greg (Jon Gries) si fonda unicamente sull’interesse economico dell’uomo, poco preso sentimentalmente dalla ricca quanto ingenua moglie.

The White Lotus inasprisce dunque ancor di più il suo umorismo attraverso la rappresentazione senza mezzi termini dell’ipocrisia umana, perpetuata soprattutto da chi detiene il potere.

The White Lotus 2
The White Lotus (640×360)

Così la parte dominante della società legittima l’ipocrisia proprio in quel potere, sviscerato dalla serie tv in ogni sua componente e simboleggiato da quella bellezza estetica che contiene poca sostanza. Questa metafora è nascosta anche nei più minuziosi dettagli; durante una delle ricche colazioni offerte dalla struttura, ad esempio, la cloche in vetro che copre un dolce viene fatta cadere accidentalmente da Tanya. Con grande stupore generale la cloche rimane però intatta dopo l’impatto, essendo l’eleganza di quel vetro solo apparente, trattandosi invece di un utensile in plastica. La stessa scelta di ambientare la vicenda in Italia potrebbe quindi rappresentare un tentativo di critica sociale per sottolineare il contrasto tra la bellezza del territorio e l’inadeguatezza delle infrastrutture (“abbiamo perso i bagagli all’aeroporto di Roma” ci terrà a sottolineare uno degli ospiti), o l’ipocrita e stereotipata visione del romanticismo che accompagna il nostro paese, che confonde fin troppo spesso la possessione con l’apprensione.

Ciò che è certo è che la costruzione dell’Italia di The White Lotus è fin troppo americana. E a noi va bene così.