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The Walking Dead 8×05 – Passato, presente e futuro

Eccoci al nostro appuntamento settimanale con The Walking Dead!

La 8×05 di The Walking Dead non ci ha fatto mancare proprio nulla. Un passato che volevamo conoscere, un presente più dettagliato e uno sguardo al nuovo futuro, ricco di possibilità ormai abbandonate.

L’episodio gira intorno alla figura di Negan circondato dai suoi Salvatori ed in costante contrapposizione a Rick e al suo gruppo. Molto spesso nelle ultime due stagioni ci siamo ritrovati a pensare a quale dei due schieramenti potesse essere più giusto (per quanto giusti si possa essere nel mondo di The Walking Dead) o, almeno, quale “nuovo mondo” potesse avere la meglio a livello di produttività e sopravvivenza.

La bilancia è sempre stata a favore di Rick e probabilmente lo sarà per sempre. Il nuovo mondo avrà (ha) bisogno di Rick Grimes“, come scrisse una volta Abraham. Forse, però, le verità che ci vengono illustrate in questo episodio ci fanno capire che molto, anzi quasi tutto, dipende dal come, dal quando e dal perchè devi affrontare le cose.

Non è infatti un caso che durante la puntata Negan utilizzi molte citazioni di Rick.

Le persone sono una risorsa, sono le fondamenta di quello che stiamo costruendo qui” riprende i dialoghi tra Rick e Daryl poco prima del loro incontro con Jesus nei giorni seguenti all’invasione degli zombie ad Alexandria. Oppure ancora “con chi diavolo credi di parlare? Sei confuso riguardo chi siamo e chi è che comanda?“, parole usate da Rick ad Alexandria quando Deanna era ancora in vita e qualcuno dei cittadini voleva espellere Rick e i suoi dalla comunità.

Questi giochi di parole, così come anche gli scambi tra Negan e Padre Gabriel “il tuo amico Rick è uno stronzo”/”Tu sei uno stronzo” – “lui farà ammazzare delle persone oggi”/”sì, da te“, fungono da caleidoscopio per farci avvicinare al leader dei Salvatori da una prospettiva leggermente diversa rispetto al solito.

Negan quindi non è solo l’uomo con la mazza da baseball chiodata, pronto a spaccare teste a destra e sinistra in nome di un perverso gioco di potere. Negan è un uomo, proprio come Rick. Ha concetti diversi, modi diversi, persone al suo fianco diverse. Era una persona diversa già prima che il mondo di The Walking Dead distruggesse tutto quanto. Ma al di là di questo è un leader, un marito, un essere debole e un essere molto forte. Proprio come Rick Grimes.

Padre Gabriel raggiunge il suo scopo proprio nel momento in cui fa ammettere a Negan di provare dei sentimenti umani. Non solo per la malattia e la morte della moglie, ma anche nel suo raccontarci l’obiettivo che si è dato, il sistema che vuole mantenere e le sue convinzioni a riguardo.

In particolare, successivamente, nella rivolta interna al Santuario, viene posto l’accento su quanto conti per i lavoratori sapere che lui è vivo ed è ancora pronto e disposto a comandare per proteggerli. Quel fischio così tremendo ed intriso di ricordi di morte cambia completamente nota in questa puntata. Diventa simbolo della speranza per chi ancora segue quel leader.

Quindi Negan e Rick sono due leader ed hanno lo stesso scopo: il bene delle proprie comunità. La differenza sta nel come si raggiunge quello scopo.

E’ proprio nel come che intervengono tutte le variabili citate ad inizio articolo. Quasi tutto dipende dalle persone di cui ti sei circondato, dalle esperienze che hai passato, da chi hai perso, da chi eri prima e da chi vuoi diventare. Bisogna cercare di tenere sempre a mente che l’uomo che non riusciva ad uccidere Randall nel fienile al posto di Shane è lo stesso uomo che ha strappato la gola con un morso a Joe. Questo vale per tutti.

Negan rimarrà sempre l’uomo che ha spappolato la testa a Glenn ed Abraham, che ha bruciato mezza faccia a Dwight, che ha costretto Daryl a mangiare cibo per cani. Ma c’è davvero così tanta differenza con il Rick che macellò Gareth con il machete? O con l’attacco all’avamposto satellitare in cui i nostri protagonisti uccisero decine di Salvatori nel sonno? 

La differenza vera è nel come si raggiunge lo scopo. E nel chi ti aiuta a raggiungerlo.

Infatti anche i bracci destri dei leader di The Walking Dead vengono messi sotto analisi.

Da una parte c’è Simon, pronto a ribadire a Gregory di fidarsi, ma pronto anche a buttarlo giù dalle scale nei successivi cinque minuti. Pronto a “sacrificare l’intera Hilltop” consapevole di quanto vada contro i principi di Negan. Pronto a prendere il suo posto, probabilmente, senza versare nemmeno una lacrima.

Poi c’è Daryl, infuriato e sempre più determinato a fare piazza pulita. In Daryl è facile riconoscere il Rick di due stagioni fa e viceversa. Rick e Daryl prima di tutto sono amici, anzi fratelli, poi sono due uomini che vanno in battaglia insieme. Potranno avere anche idee diverse, potranno anche fare a botte ma non ci sarà mai un momento in cui uno dei due penserà di poter fare meglio senza l’altro. 

Rick potrà aver ucciso più Salvatori di quanti uomini dei nostri Negan ucciderà mai. Ma c’è mai stata una volta in cui Rick Grimes abbia riso e scherzato su questo? C’è mai stato un momento in cui Rick avrebbe ucciso Gracie per convertire suo padre alla sua politica?

Le risposte sono ovviamente no.

E queste solo alcune delle differenze che faranno sempre pendere la bilancia dalla parte di Rick. 

Quando la guerra tra i due schieramenti è in corso, è facile pensare che anche il resto del mondo di The Walking Dead rimanga immobile. Ovviamente non è così.

Serviva qualche elemento per dimostrarci che anche “fuori” le cose stanno cambiando. Quindi eccoci accontentati.

Mentre Eugene è probabilmente vicino a capire chi tra tutti i fedelissimi di Negan sia la talpa, Padre Gabriel sembra essersi ammalato a causa del “trucco delle budella“. Non è difficile pensare che gli indizi lasciati dagli autori nelle scorse puntate (Ezekiel che domanda cosa può essere accaduto al vagante sulla loro strada, i versamenti nel fiume dove è morta Shiva) fossero messi proprio per metterci la pulce nell’orecchio.

Non è detto che si tratti di un virus più aggressivo dato da agenti chimici, ma non è nemmeno da escludere. Alla prigione i focus sugli occhi sanguinanti degli zombie servirono proprio a far luce sull’epidemia che colpi moltissimi dei sopravvissuti.

Questo è sicuramente uno spunto interessante che verrà sviluppato nelle prossime puntate (a meno che Padre Gabriel non sia semplicemente stato morso). Questo insieme, ovviamente, all’elicottero visto da Rick. 

Escludendo che si tratti di un’allucinazione, è bello pensare che questo sia il quarto elicottero che appare nella storia di The Walking Dead. L’elicottero, nella simbologia di questa serie, ha sempre rappresentato un cambiamento di rotta importante per tutta la storia. 

Il primo, abbandonato fuori dall’ospedale di Atlanta, accolse Rick nel mondo dei morti.

Il secondo, in funzione sui cieli di Atlanta, condusse Rick in bocca agli zombie ma al tempo stesso lo avvicinò ai  pochi vivi sopravvissuti. Dopo Morgan, con solo la desolazione davanti a sé, era difficile prevedere che Glenn avrebbe risposto a quella silenziosa chiamata d’aiuto. Così fu e così ebbe inizio tutto.

Il terzo vide come protagonisti Michonne, Andrea, Merle e il gruppo d’avanguardia del Governatore. Quella volta l’elicottero segnò definitivamente il “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio“. Lì cominciò davvero la lotta contro tutti vivi.

Il quarto e recentissimo elicottero, invece, potrebbe essere l’emblema del definitivo cambio di rotta. Il cambio di rotta per raggiungere quello scopo che hanno a cuore paradossalmente sia Rick, che Negan: la costruzione di un mondo diverso in cui non serva farsi la guerra tra sopravvissuti.

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