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Perché dovreste assolutamente vedere The Newsroom

HBO è nota da sempre per sfornare serie tv di qualità: da Oz a I Soprano, da The Wire a Game of Thrones, passando per Sex and the City, True Blood e molte altre ancora. Nel 2012 l’emittente lanciò il suo ennesimo gioiellino, un prodotto che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita. Stiamo parlando di The Newsroom, spettacolo che ci catapulta all’interno di una grande redazione giornalistica televisiva estremamente realistica, impegnata nella messa in onda di un programma di attualità chiamato News Night.

The Newsroom è dunque un’occasione unica per osservare, comprendere e analizzare il funzionamento di un notiziario da dietro le quinte.

Noi vediamo solo il conduttore-giornalista – in inglese l’anchorman – che legge le notizie, dà la parola agli inviati, fa le domande agli ospiti e introduce vari servizi. Però non possiamo davvero immaginare l’enorme quantità di lavoro, tempo e passione necessari per produrre un telegiornale che, in poco meno di un’ora, racchiuda tutte le notizie più rilevanti della giornata. Ci sono tantissimi giornalisti che lavorano senza sosta per far arrivare tempestivamente e correttamente le news all’anchorman, che rappresenta solo la fine di questo processo. The Newsroom ci permette anche di osservare come vengono scelte le notizie da mandare in onda. Quest’ultimo passaggio non è mai fatto a cuor leggero, le decisioni possono essere sconvenienti e spesso si deve privilegiare una notizia spazzatura o sensazionalistica ma che fa audience piuttosto che un’altra davvero utile ma che non è risonante.

È un equilibrio davvero difficile da trovare perché si sa, gli ascolti fanno guadagnare. Senza contare che, dietro l’angolo, si nasconde sempre il rischio della censura.

The Newsroom

Entrando dentro una redazione, capiamo pure i rapporti di forza e le gerarchie di un grande network televisivo. In più viene illustrata la crescente importanza assunta dai media digitali che, da tempo, hanno sorpassato il giornalismo cartaceo e televisivo. Anche News Night ha un sito internet, gestito da Neal Sampat (interpretato da Dev Patel). Il ragazzo riuscirà a trasformarlo in qualcosa di più di un insulso blog, rendendolo un punto di riferimento alla pari del notiziario e rivalutandolo agli occhi di chi, come Will McAvoy (protagonista di The Newsroom), non considera giornalismo quello del web.

Attraverso gli occhi dei personaggi, poi, vengono osservate vicende realmente accadute, rendendo la serie tv uno specchio dei nostri tempi.

Si parte dall’esplosione della piattaforma petrolifera nel Golfo del Messico nel 2010, si affronta il caso eclatante della fuga di notizie di WikiLeaks, l’anniversario dell’11 settembre con la cattura di Bin Laden, le elezioni americane del 2012 con le reazioni dei giornalisti e i numerosi dibattiti e contraddittori, l’attentato alla maratona di Boston del 2013. Eventi – questi e molti altri – giornalisticamente curati che non solo ci portano dentro la cultura americana, ma riescono ad arricchirci e lasciano alla nostra interpretazione quella domanda che i giornalisti si pongono in continuazione: come ci saremmo comportati noi?

Ecco allora che The Newsroom trasforma il giornalismo stesso in una metafora della società e della politica a stelle e strisce (ma in un certo senso anche internazionale).

The Newsroom

Tra i personaggi di The Newsroom, a emergere è sicuramente Will McAvoy, l’anchorman di News Night, interpretato da un sublime Jeff Daniels.

Will è molto amato dai telespettatori perché imparziale, difficilmente prende una posizione, lascia la politica fuori dai suoi interventi ed è molto competente sugli argomenti di cui viene chiamato a dibattere. In realtà quella è una maschera per rendersi amabile e alzare così i rating del suo programma perché, dentro di lui, ribolle un fuoco che non aspetta altro che una piccola miccia per essere innescato, come quella domanda che gli lancia una studentessa universitaria:

“Perché gli Stati Uniti sono il più grande paese al mondo?”

La sua risposta è uno dei monologhi più memorabili della tv: Will elenca, in uno scioglilingua quasi infinito, numeri, cifre, materie e motivi del perché gli Stati Uniti non siano il paese più grande al mondo. Almeno non più. Un intervento che finisce inevitabilmente su Internet e questo provoca il calo drastico della sua popolarità e la caduta della sua maschera. In più il suo staff lo abbandona e si trova a dover lavorare con la sua ex-ragazza, McKenzie McHale. Ma è proprio con lei che inizia la sua missione civilizzatrice, paragonata a quella di Don Chisciotte: tornare a fare giornalismo, dando agli americani gli strumenti per pensare e votare consapevolmente, e fare nuovamente informazione, quella vera che con il tempo è iniziata a mancare. Ponendo la stessa moralità dei giornalisti sotto una lente d’ingrandimento.

Attorno a Will troviamo personaggi di ogni tipo e ai quali ci si affeziona, uomini e donne sono messi sullo stesso piano e, indipendentemente dal sesso, tutti subiscono una grande evoluzione. Un qualcosa di non scontato e che ci permette di godere delle performance di grandi attrici: dall’inarrestabile Emily Mortimer nei panni della produttrice esecutiva McKenzie, alla centellinata e affascinante amministratrice delegata Jane Fonda, fino alla bravissima Olivia Munn che, interpretando l’analista finanziaria Sloan Sabbith, ridefinisce il concetto di femminilità in tv.

Ma forse il motivo principale per vedere The Newsroom è la sceneggiatura, scritta nientemeno che da Aaron Sorkin.

Quest’ultimo è uno degli sceneggiatori più famosi di Hollywood, già premiato con un Oscar per The Social Network. Nel suo curriculum cinematografico figurano film quali Codice d’Onore, L’Arte di Vincere, Steve Jobs, il Processo ai Chicago 7 (di cui è anche regista come in Molly’s Game). A livello televisivo è l’ideatore di una delle serie tv più acclamate dal pubblico e dalla critica: West Wing – Tutti gli uomini del Presidente, infatti, è diventato uno degli spettacoli maggiormente premiati con 26 Emmy conquistati. La caratteristica principale dei suoi lavori sono i dialoghi serrati, velocissimi ma che non superano mai il limite dell’incomprensibilità, frizzanti, mai banali, pieni di battute sarcastiche e citazioni cinematografiche, dove si lascia scappare più di una parolaccia. Sorkin dà sempre un’impronta personale alle sue opere, non facendosi alcun problema nello stravolgere i piani di una produzione se fermamente convinto del suo operato, com’è successo fortunatamente per The Newsroom.

E se dopo tutte queste motivazioni non siamo ancora convinti, le parole lusinghiere di un Quentin Tarantino mai facilmente impressionabile, che ama prodotti di qualità e che crea sceneggiature eccelse possono spingerci nella giusta direzione, invitandoci a seguire un prodotto sì difficile, sì non per tutti ma davvero indimenticabile:

“Quella è l’unica serie che ho davvero guardato tre volte. La guardavo alle sette di sera della domenica, quando usciva l’episodio nuovo. Poi quando era finita la puntata la riguardavo dall’inizio. E poi finivo spesso con il guardarla una terza volta durante la settimana, così da poter ascoltare i dialoghi ancora una volta”.

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