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The Great, ovvero: ridere dentro una storia in cui non dovremmo ridere per niente

Caterina finisce per governare la Russia del XVIII secolo a suon di Huzzah! tra macarons e un marito molto sicuro dei suoi genitali. Va bene, non è esattamente così che è andata la storia ma, d’altronde, The Great è molto sincera nel dire che la sua versione è solo occasionalmente una storia vera. Basandosi infatti sulla vita di quella Catherine The Great che fu una monarca illuminata, una studiosa e una donna sessualmente libera, la serie tv opta per un tono decisamente ironico e accattivante prendendosi numerose libertà. Che noi perdoniamo una per una. Lo showrunner Tony McNamara riprende lo stile narrativo già utilizzato ne La Favorita, dipingendo ancora una volta la nobiltà come un gruppetto di liceali bulli e arrapati, e mescolandolo a un gusto estetico erede di quel piccolo cult noto come Marie Antoinette.

Brillante, arguta e visivamente appagante, The Great è una comedy nera in cui Elle Fanning interpreta davvero il ruolo della vita. L’umorismo nerissimo è dirompente e tratteggia i numerosi vizi tanto in voga nelle corti di un tempo, dove più la ricchezza era grande più lo era l’indifferenza nei confronti della povera gente. Ogni stereotipo viene smontato, ogni dogma dissacrato.

In The Great, monarchia e chiesa diventano oggetto di una barzelletta lunga due stagioni. HUZZAH!

Catherine, di natali tedeschi, arriva alla corte dell’imperatore Peter (Nicholas Hoult) piena di sogni e speranza. La promessa sposa vive ancora in maniera disincantata e considera il mondo come un posto magico pieno di possibilità e scoperte. I suoi sogni, però, si scontrano ben presto con l’asprissima realtà: non solo Peter è uno sciocco, ignorante, bambinesco regnante dalle voglie insaziabili ma la Russia stessa è un paese rimasto indietro anni luce rispetto alla progressiva Europa. Profondamente scoraggiata dall’assenza di amore nel consorte e di progresso nel paese, Catherine si sente sprofondare. Quand’ecco che un’idea si fa strada nella sua mente geniale. E se fosse lei a governare? Se lei, con le sue sole forze, potesse dare alla Russia una seconda possibilità?

Catherine inizia a elaborare così un piano, un colpo di stato per destituire Peter e diventare lei stessa sovrana indiscussa. E se, effettivamente, la storia ha visto infine Catherine trionfare, di certo l’esagerato e chiassoso percorso per arrivarci non è stato quello dipinto in The Great. Lo show targato Hulu – diversamente dal tono serioso utilizzato nella miniserie storica HBO con protagonista Helen Mirren – è una comedy coming of age graffiante e anacronistica, più focalizzata sui licenziosi passatempi della corte che sulla veridicità storica. Scelta già compiuta con La Favorita, come abbiamo accennato all’inizio. L’acutissima penna di Tony McNamara non lascia scampo: Peter è un bambino troppo cresciuto che cerca di compensare la mancanza di affetto nella sua vita con tutti i vizi possibili e immaginabili; le dame sono tutte delle Regina George; l’arcivescovo “Archie” alterna il suo disprezzo per la scienza con il perverso piacere per le torture; la zia Elizabeth è tanto saggia quanto folle e ninfomane.

Insomma, mai i capricci umani sono stati rappresentati in maniera tanto deliziosa come in The Great.

The Great

Ci sono dei momenti coì drammatici che ridere sembra quasi un sacrilegio, però risulta impossibile non farlo. Basti pensare alla scena in cui, sul campo di battaglia, Catherine imbocca personalmente un soldato con un macaron perché questo ha perso le mani in guerra. O ancora, quando Peter sospetta un tradimento e fa torturare tutta la corte utilizzando strumenti perversi e ridicoli. Di momenti come questi ce ne sono a bizzeffe nel corso della serie e rappresentano a pieno la duplice natura brillante di questo show. La vacuità della corte di Peter, le ingiustizie e le disparità storicamente esistite vengono adattati in una barzelletta cinica, di quelle che oggi il “politicamente corretto” non accetta più. La corte è un baccanale senza fine in cui Peter va fiero dei suoi “massive” attributi e Catherine passeggia nel bosco con il suo orso da compagnia.

Di fronte a questo circo delle stranezze poco importa che la vera Catherine arrivò in Russia all’età di 32 anni e non 19, la Catherine di Elle Fanning è una versione deliziosa e irresistibile vestita con abiti meravigliosi ma pronta a sporcarsi le mani nel sangue. Esteticamente la serie sembra figlia dello stile di Sofia Coppola – senza certi manierismi e molta più vodka – ed è la contrapposizione tra questo stile raffinato e il contenuto grottesco a costituire il punto di forza di The Great. Persino momenti drammatici come il colpo di stato nel finale della prima stagione e l’abdicazione di Peter all’inizio della seconda, vengono raccontate con una assenza di decoro e serietà da lasciarci incantati, contro ogni buon senso.

The Great

The Great critica l’oscurantismo, l’uso della violenza, il radicalismo scagliandosi violentemente contro i capricci di chi ha troppo ma lo fa sempre con quello stesso sorriso sottile con il quale Catherine si rivolge a Peter. Attraverso i giochi senza senso, viene rivelato il vuoto profondo che separa l’opulenza della corte dalla miseria del popolo, l’ignoranza depravata dalla scienza progressista. In questa partita, Catherine indossa la sua migliore faccia da poker mentre noi rimaniamo a guardare estasiati ma anche con una inspiegabile amarezza dentro al cuore.

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