Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di The Four Seasons

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Tina Fey ha colpito ancora: nel suo modo unico e sempre leggermente sopra le righe ha ideato una miniserie uscita per Netflix il 1° maggio 2025. The Four Seasons è composta da otto episodi, due per stagione, e vede protagonisti tre coppie di amici di lunga data (la nostra recensione). L’idea, questa volta, non è originale e Tina Fey crea un adattamento dell’omonimo film del 1981 diretto da Alan Alda. Un film che non aveva ottenuto il successo sperato e che forse avrà modo di acquisire una nuova vita proprio grazie alla nuovissima miniserie televisiva. Il concetto alla base del film e quindi anche della serie è l’amicizia, complessa e frastagliata ma soprattutto matura. The Four Seasons è una serie che parla ai quarantenni, raccontando loro di come non sono soli nella sfrontatezza e nella difficoltà del mantenimento dell’amicizia.
È uno spaccato su una generazione precisa che oggi deve affrontare nuove sfide ma che lo fa sempre con una certa ironia.
È il motore che la fa sopravvivere e, in un certo senso, vivere. L’amicizia, dunque, ma anche l’amore che finisce, l’amore che si rinnova e i sentimenti più disparati. In un’impalpabile separazione tra femminile e maschile, che non pesa e rende il tutto più verosimile.
Kate (la stessa Tina Fey) e Jack (Will Forte) sono una coppia come tante altre, hanno una figlia al college e un matrimonio leggermente stantio che presenta dei problemi quotidiani. Che siano risolvibili o meno starà a loro deciderlo, lavorando prima di tutto su loro stessi e sull’impressione che hanno l’uno dell’altra. Danny (Colman Domingo) e Claude (Marco Calvani) sono, invece, una coppia meno tradizionale che ha accolto il poliamore ma che presenta dinamiche simili a quelle di qualsiasi altro matrimonio. Oltretutto Danny ha un problema fisico e la preoccupazione del marito non fa altro che creare tensioni in una linea narrativa dedicata fortemente all’età. Infine, ci sono Nick (Steve Carell) ed Anne (Kerri Kenney-Silver) che hanno un matrimonio con la data di scadenza.

Il presupposto di tutta la storia, infatti, è legato proprio alla decisione di Nick di lasciare la moglie dopo venticinque anni di matrimonio, dedicandosi a una vita più spensierata e meno legata all’abitudine.
Conoscerà la sua nuova compagna, Ginny (Erika Henningsen), che creerà non poco scompiglio nella compagnia. Di nuovo, il gioco dell’età (Ginny è parecchio più giovane di loro) sarà centrale nella risoluzione della trama di base di The Four Seasons. Non senza qualche intoppo lungo il cammino.
Ma veniamo all’espediente che caratterizza l’intera serie tv The Four Seasons (e che caratterizzava chiaramente anche il film di Alan Alda), la divisione in quattro differenti ambienti, delineati dalla stagione vigente. Lo scorrere del tempo, infatti, viene dettato dallo scorrere delle stagioni e, partendo dalla primavera per arrivare all’inverno, i sei amici vivono avventure diverse in posti diversi. E soprattutto con spiriti molto diversi ognuna delle volte che si radunano per un evento in particolare. Attraverso questo espediente, lo spettatore riesce a capire come le cose cambino e le dinamiche tra le coppie subiscano delle variazioni, positive e negative. Così come le stesse dinamiche tra gli amici protagonisti subiscono degli alti e bassi molto evidenti.
La divisione ci aiuta molto a scandire il tempo e a misurare la stessa attenzione che dedichiamo al prodotto che stiamo vedendo. Che, in questo modo, non risulta mai noioso e mantiene un ritmo quasi sempre elevato.
Dall’altra parte, però, rischia di ridursi tutto a questo “semplice” trucchetto, mettendo un po’ in secondo piano la vera trama che ha invece degli ottimi spunti di riflessione. Soprattutto intorno alla maturazione di un’amicizia ma anche attorno alla scoperta di alcuni lati dell’amore che cozzano con la quotidianità e con l’abitudine.

Vedere The Four Seasons è un po’ come vedere Friends from College (disponibile sempre su Netflix, anche se è stata chiusa dopo la seconda stagione). Una sorta di piccolo manuale di sopravvivenza per chi ha gli stessi amici da sempre. Le regole sono molto simili: alcuni segreti vanno tenuti ben celati, altri rafforzano un legame e ne fanno deperire un altro. I ricordi vanno benissimo ma bisogna fare attenzione a non perdercisi dentro. Tutte regole che possono sembrare semplici, ma che sono in realtà complicatissime da mettere in atto e soprattutto da seguire senza farsi travolgere da quello che la vita fa succedere.
The Four Seasons tenta di ricostruire questo manuale senza grandi ambizioni e forse senza nemmeno saperlo. Lo fa in modo molto spontaneo e ironico, senza prendersi mai troppo sul serio. Ma lo fa anche con una certa autorevolezza e verosimiglianza, data la vera amicizia che lega gli attori protagonisti.
Amicizia che si palesa nell’affinità che dimostrano di avere e nella fiducia che sembrano avere l’un l’altro. Quasi come non stessero recitando i loro ruoli. E paradossalmente, tutto ciò non è scontato e rende The Four Seasons molto più realistico di quanto non avrebbe potuto essere.
Inoltre, The Four Seasons è una serie tv leggera e molto godibile che (proprio perché non ha molte pretese) risulta coerente con la sua trama. Ma anche appassionante nella sua semplicità. I temi più complessi che tratta, quelli dell’età e dei malanni ma anche quelli del tradimento e delle relazioni con personae più giovani, li tratta comunque in modo ironico. Proprio per non drammatizzare qualcosa con cui è necessario fare i conti, prima o poi, e quindi tanto vale farci una risata sopra. I picchi di dramma sono molto pochi (forse due di numero, e avvengono proprio sul finale) e questo permette una certa linearità della storia. Restituendoci, in qualche modo, anche quella monotonia che, le coppie sposate da molti anni o gli amici che si conoscono da una vita, possono vivere. E anche se è una monotonia positiva il più delle volte – perché si trasforma in intimità – ha comunque un lato scuro che va disvelato e affrontato. Meglio se in compagnia.
La generazione rappresentata in The Four Seasons è una generazione cruda, abituata allo sberleffo e al risentimento. Ma anche a un amore sfrenato e ai rapporti duraturi.

Tutte le coppie in qualche modo, rimangono unite, perfino quella che si separa.
Perché la generazione di The Four Seasons è una generazione che tende a ricostruire, anche dalle stesse macerie che crea. La serie parla a quelle persone che hanno costruito per tanti anni e che magari ora sono solo molto stanche. Che sono tentate di mollare tutto. Ma che non vorrebbero assolutamente farlo. E allora The Four Seasons dà loro un manuale, un testo scritto diviso in quattro parti, ognuna delle quali affronta un problema diverso. E in cui la generazione giusta può rispecchiarsi, o da cui può allontanarsi magari. Ma pur sempre cogliendo il punto di vista ricercato dagli autori. The Four Seasons è una serie che ha saputo cogliere il suo pubblico in un momento di debolezza e ha saputo mettere insieme vari elementi necessari alla sua stessa sopravvivenza (che non ha ancora finito di insegnare, la seconda stagione è già stata confermata). Con ironia e leggerezza, sa raccontare la malinconia di invecchiare ma anche la speranza nella nuova generazione.
L’amarezza dell’abitudine e il risentimento nei confronti di vecchi ricordi, ma anche la lotta spassionata per il mantenimento dell’amore e la gioia nell’intimità dell’amicizia più profonda.
Con poco, The Four Seasons riesce a mettere insieme tutto questo e restituirci una sorta di guida che non si pone di essere canonica ma quantomeno salvifica.