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Dobbiamo parlare di Succession

Viviamo in un mondo, in un periodo storico, dove l’abuso del termine capolavoro nell’intrattenimento, ma più in generale nell’arte, è dilagante. Indagare sulle cause di ciò sarebbe complesso e decisamente fuori luogo per questo contesto. Più facile è affrontare la questione soffermandoci su un esempio particolare che possa dare il senso e la misura di questo discorso. In una selva di “serie tv del momento” che catturano l’attenzione e le chiacchiere del pubblico con definizioni come “capolavoro“, o “gioiello“, o ancora “serie dell’anno“, corriamo il rischio di farci sfuggire sotto il naso un prodotto che da due anni a questa parte sta facendo incetta di favori del pubblico e riconoscimenti in tutto il resto del mondo: Succession.

Succession

La serie HBO creata da Jesse Armstrong (Peep Show) nel 2018 e incentrata sulla ricca famiglia Roy guidata dal patriarca Logan Roy (Brian Cox), proprietario del colosso mediatico Waystar Royco, non ha sfondato subito. L’iniziale lento, ma costante, affezionarsi del pubblico era dovuto al profilo basso che Succession aveva deciso di mantenere. Da un lato la certezza nella bontà del progetto ha permesso alla HBO e Armstrong di prendersi tutto il tempo necessario nella prima stagione di raccontare solo ed esattamente ciò che volevano, senza dover rincorrere pubblico o fanservice. Dall’altro bisogna considerare che Succession ha debuttato in un momento in cui ogni nuova serie HBO aveva l’obbligo, soprattutto per il pubblico, di dover sostituire lo spettacolo sui draghi che ha dominato l’ultimo decennio.

Il drama con Cox protagonista è stato abbastanza forte da resistere fino all’arrivo della seconda stagione e il tempo passato tra la prima e la nuova ha permesso di sedimentare l’attenzione per questo prodotto. Accrescendo costantemente l’interesse del pubblico e della critica.

Succession non solo ha saputo evitare il crollo di ascolti del secondo anno, pericolo sempre dietro l’angolo, ma anzi ha catturato un esercito di nuovi fan che soprattutto oltreoceano ha amplificato e condiviso ogni momento della lotta dei Roy.

La serie è diventata uno dei maggiori successi della HBO garantendo ritorni economici e premi impressionanti. Ovviamente si sono sprecati i paragoni con Game of Thrones, forse più per il fatto che tutti vogliono disperatamente un rimpiazzo (identificato erroneamente dai più in uno show Netflix), ma Succession è molto più drammatica e al contempo satirica di Game of Thrones mettendo in scena un incredibile bilanciamento tematico e stilistico.

Succession

La serie narra le vicende di una famiglia ricca, potente e famosa. Una di quelle famiglie che che ha il potere di condizionare e determinare la vita e i successi di molti garantendo il benessere della classe più agiata a discapito, ovviamente, delle persone comuni. Il capofamiglia come detto è Brian Cox, che dà il volto a Logan Roy, squalo spietato e incessante che gestisce il colosso mediatico Waystar Royco. Logan cerca di guidare e condurre la propria famiglia in mezzo al mare di problemi leciti e illeciti di cui è lastricata la strada del potere. Quando però nel suo unico momento di debolezza inizia a mostrare problemi di salute ecco che il suo controllo sull’impero inizia a vacillare. Con il suo ricovero in ospedale si scatena la lotta spietata dei quattro figli per ottenere il controllo della società e quindi della famiglia.

Qui nasce il primo grande elemento che domina questa serie: il sangue. Inteso in questo caso come eredità.

I figli di Logan saranno all’altezza della smisurata ambizione del padre?

Kendall (Jeremy Strong) è l’unico ad avere esperienza negli affari e pensa quindi di essere il successore designato, non fosse per quel piccolo problema di grave dipendenza dalle droghe. La sorella Siobhan (Sarah Snook) ha un passato in politica che la rende decisamente la più spietata in termini strategici e non è disposta certo a farsi da parte. Roman (Kieran Culkin, fratello degli attori Macaulay e Rory Culkin) è forse il meno carismatico tra i fratelli Roy ma decisamente il migliore a superare e resistere agli attacchi verbali del padre. Infine Connor (Alan Ruck), il primogenito, sembra non voler essere coinvolto nella lotta alla successione ma inevitabilmente viene manipolato e tirato dentro da tutti gli altri. A questi poi si aggiungono tutta quella pletora di personaggi che ruotano attorno alla famiglia Roy: i vari partner, mariti, mogli, ex e soci. Tutti alla spasmodica ricerca di una briciola più o meno grande del potere di Logan.

Una serie cinica, ma con uno straordinario senso dell’umorismo che aggiunge una buona ed efficacie dose di melodramma nella seconda stagione.

I fratelli Roy amano la loro vita privilegiata e sono disperati nella ricerca dell’approvazione paterna. E per “approvazione” s’intende il lavoro e gli affari. Allo stesso tempo Logan Roy mette costantemente alla prova la lealtà dei suoi figli e la loro capacità di sopravvivere in un business brutale. Succession incarna e mette in scena situazioni che si possono riassumere come il colloquio di lavoro più intenso di sempre dove il datore di lavoro sembra essere tuo padre che ama dire alle persone di “fotterti” più che abbracciarti. Lo spettacolo si muove con facilità ed eleganza tra un serio dramma familiare e un’esplorazione farsesca del potere e della ricchezza.

Il futuro della Waystar Royco è costantemente appoggiato su un terreno instabile e mutevole nonostante lo status di miliardari della famiglia.

La battaglia è quindi divisa su due fronti: la lotta familiare per la successione e le pressioni esterne sul business per sopravvivere. La cosa più incredibile, vincente e folle di questa serie è che ci ritroviamo a fare il tifo per la famiglia Roy. Nonostante tutto. Nonostante queste siano persone terribili. Tuttavia, se si considera quante compagnie mediatiche si stanno fondendo per creare un monopolio, i Roy sono la famiglia perfetta per interrogare e affrontare il modello del capitalismo americano nel nuovo decennio.

Non va però sottovalutato l’aspetto ironico e umoristico con cui Succession riesce sapientemente a bilanciare il dramma. Vedere questi personaggi dimenarsi e umiliarsi nella loro partecipazione ai rituali dei mega ricchi è folle e divertente. Non si è più gli stessi dopo aver assistito al gioco chiamato “cinghiale sul pavimento” a cui Logan costringe i figli nel terzo episodio della seconda stagione.

Succession

I dialoghi sono sempre acuti e scritti da autori che sembrano usare penne imbevute di veleno. Il cast è eccezionale e riesce nel difficile compito di bilanciare magistralmente un così tanto lungo elenco di personaggi senza mai farti dimenticare chi sia chi. Questo perché in Succession i protagonisti sono tutti, nessuno escluso, alla fine detestabili. Come se gli sceneggiatori avessero deciso di aumentare incredibilmente la leva della “cattiveria” a ognuno di loro per tirargli fuori il peggio possibile. Restando nel parallelo con Game of Thrones: i tradimenti, gli insulti, i sotterfugi e il costante totale appoggio a chiunque sia in vantaggio nella lotta alla successione nella famiglia Roy rende le dinamiche dei Lannister poco più di un battibecco da sitcom familiare.

Nonostante tutti questi battibecchi, selvaggiamente divertenti, Succession è uno spettacolo sulla tragedia di una famiglia che lavora brillantemente insieme ma è lacerata dal peso stesso del successo e del potere a cui le persone aspirano quando il denaro non è più un problema, ma solo un mezzo.

Se una persona può permettersi una barca simile e un palazzo sull’acqua, cosa le dà un senso di amore e soddisfazione?

Ciò che rende quindi Succession così difficile da descrivere ed etichettare è che all’apparenza sembra che parli di “ricchezza”, ma in realtà tutto ruota attorno al concetto di “trauma”. Nella cifra drammaturgica della serie, questi due temi sono imprescindibilmente collegati. Lo spettacolo risulta particolarmente interessato a mostrare come il capitalismo incontrollato sia spesso una perversione di un dolore infantile (forse) appena compreso. E che si ripete e ripercuote attraverso le generazioni. Gli uomini, dalla notte dei tempi, usano spesso il denaro solo per cercare di colmare quel vuoto profondo dentro di sé. E cosa succede quando la tua infanzia è stata tanto orribile e ora hai tutti i soldi del mondo? Cosa succede quando quel vuoto non può essere in alcun modo colmato?

Succession

Questa è la domanda che Succession si pone e ci mostra. La serie HBO sul delirante mondo di terribili ricchi sembra parlare proprio della ricchezza. Ma in realtà è una profonda e drammatica storia di traumi e abusi. Con una dose sapiente di sarcasmo e ironia a condire il tutto.

Fidatevi di noi, la terza stagione di Succession sarà uno dei più interessanti eventi di questo 2020 (insieme a queste altre novità).

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