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La Classifica in tutti i giochi in Squid Game 3: quale è il più terrificante?

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C’è qualcosa di straniante, quasi grottesco, nel vedere adulti disperati giocare a Un, due, tre, stella! come se la posta in gioco fosse la loro vita. Ah già, lo è. Ed è proprio da questo contrasto disturbante tra innocenza e brutalità che Squid Game (disponibile sul catalogo Netflix qui) costruisce la sua spietata allegoria del capitalismo estremo, della disuguaglianza e dell’impotenza umana di fronte a un sistema che ha smesso di giocare secondo le regole.

Ma cosa rappresenta davvero il gioco, al centro della narrazione della serie coreana creata da Hwang Dong-hyuk? O meglio cosa succede quando il gioco non è più una forma di evasione, ma una maschera che copre la violenza strutturale del mondo? Nel mondo di Squid Game, i partecipanti sono persone fallite, schiacciate dai debiti, dalla solitudine o da un sistema che li ha resi invisibili. Il gioco (qui la classifica di tutti quelli della seconda stagione) viene presentato loro come una possibilità di riscatto.

Ogni “gioco” ripropone attività infantili, ma ribaltate nel loro significato. L’infanzia è ricordata, evocata, e poi tradita. I giochi non sono mai scelti a caso, ma sono parte della memoria culturale collettiva, e vederli trasformarsi in strumenti di morte crea una frattura disturbante tra il “come dovrebbe essere” e il “come va davvero”. Anche la terza stagione (qui la nostra recensione) concentra grandissima ragion d’essere della sua narrazione nei giochi, in questo caso tre. Uno più brutale dell’altro, “Nascondino, “Il salto della corda” e “Squid game nel cielo” spingono i protagonisti oltre i propri limiti morali e fisici con l’obiettivo specifici di trasformarli in bestie feroci, guidate esclusivamente dall’egoistico impulso alla sopravvivenza.

Ed è quindi sulla base di questa brutalità che abbiamo deciso di classificare, in ordine crescente, i tre giochi presente nella terza e ultima stagione di Squid Game.

3) Il salto della corda

Il salto della corda nella terza stagione di Squid Game
Credits: Netflix

Abbiamo deciso di inserirla in terza posizione solo perché è la meno spaventosa delle tre prove. Durante la penultima prova, alla mercé dello sguardo insensibile dei VIP, i giocatori devono sfidarsi al salto della corda. E no, non ci stiamo riferendo a quello per cui penavamo tanto da bambini e nemmeno alla corda così tanto apprezzata da certuni palestrati. Si tratta di una corda enorme, talmente resistente da poter buttar giù dalla piattaforma chiunque la colpisca. Sfortunatamente per tutti i partecipanti, per raggiungere l’altra sponda e completare la sfida devono necessariamente attraversare la piattaforma in questione, saltando a tempo con la corda.

I giochi in Squid Game sono sempre equi.

Tutti partono con le stesse opportunità, le regole sono chiare, il consenso è esplicito. Una giustizia fredda e logica che trova un escamotage nella crudeltà umana, disposta a tutto pur di sopravvivere. La terza stagione ha reso questa lotta alla sopravvivenza ancora più spietata, perché la violenza non scaturisce più solo dalla situazione disperata in cui i giocatori si trovano, ma come strumento base per affrontare l’ostacolo. Il gioco del “salto della corda” nè è una prova. A un certo punto, pur non essendocene bisogno, uno dei partecipanti giunto dall’altro lato della piattaforma getta con le sue stesse mani tutti i giocatori dopo di lui, impedendo loro di proseguire. Sotto lo sguardo impassibile delle bambole Young-hee e Chul-su, il ritmo variabile della corda amplifica l’ansia e costringe alla concentrazione costante.

Solo Gi-hun interviene per porre fine all’atto di insensata crudeltà, con la speranza inoltre di poter salvare la vita della giovane Jun-hee. Il tempo stringe e la conclusione è quanto mai inevitabile, fino a quell’ultimo disperato atto di amore che permette alla neonata di Jun-hee di sopravvivere. Non è il salto in sé, ma la pressione. In un gioco dove ogni errore può costarti tutto, l’elemento fisico si intreccia a quello emotivo. Il corpo tradisce la mente, e non c’è tempo per recuperare.

2) Squid Game nel cielo

L'ultima prova della terza stagione di Squid Game
Credits: Netflix

Dopo essersi inseguiti per gli stretti corridoi di un labirinto e aver lottato contro la gravità stessa, il terzo e ultimo gioco della serie tv spinge i personaggi oltre ogni limite. Fisico e morale. Perché “Squid Game nel cielo” non rappresenta solo una versione plus del gioco più classico, ma un atto di sfida contro gli stessi inconsapevoli dei. Per questo il cielo è coperto, lasciando ai giocatori solo la vista dell’abisso mortale sotto di loro. L’arena di gioco, come è accaduto sempre nel corso della serie, si trasforma nella controparte da incubo dei cortili dell’infanzia. Alla sabbia si sostituisce il cemento, alle bambole si contrappongono enormi robot, ai gessetti colorati rimangono invece in mano coltelli e armi.

In una versione radicalmente più pericolosa del tradizionale gioco in cui i partecipanti cercano di far uscire gli avversari da sagome tracciate sul suolo, gli ultimi due episodi della serie introducono una variante chiamata “sky squid game”.

Qui l’azione si sposta a decine di metri d’altezza, su colonne talmente elevate che una caduta equivale a una condanna a morte. Triangolo, cerchio e quadrato continuano a dettare la sorte dei personaggi. Simboli funesti che, stavolta, danno forma ai pilastri stessi, sui quali i giocatori appaiono ancora più piccoli, quasi invisibili.

Gli ultimi otto giocatoti rimasti salgono sul primo pilastro, quello quadrato, e invitati a eliminare almeno un altro giocatore per spostarsi sul pilastro successivo. Tutti i giocatori hanno anche accesso a un pulsante a terra, necessario per dare avvio al round. Una volta premuto, scatta un conto alla rovescia di 15 minuti entro il quale devono spingere l’avversario oltre il bordo del pilastro. Fin da subito, il pilastro si trasforma in un microcosmo del tutti contro uno, ovvero Gi-hun. Da solo, con in braccio la bambina, Gi-hun non ha alcuna intenzione di sopravvivere al gioco, ma è disposto a tutto per permette alla neonata di sopravvivere. Il sacrificio finale del protagonista rappresenta un ultimo atto di gentilezza incondizionata che distrugge il sistema metaforicamente e non. Scegliendo consapevolmente di morire, Gi-hun dimostra al Front Man che i giochi non possono spezzarti davvero a meno che tu non voglia

1) Nascondino

Squid game 3
Credits: Netflix

Pillola rossa o pillola blu? Beh, nel caso del più terrificante gioco dell’ultima stagione di Squid Game, il destino viene deciso da una macchinetta di chewing gum. All’apparenza può sembrare un inizio poco rilevante, ma è proprio il primo gioco della stagione finale a meritarsi il podio della classifica. La sfida in questione è una sorta di nascondino letale, dove i partecipanti vengono divisi in due schieramenti: chi si nasconde e chi deve cercare.

Ai cercatori viene assegnata un’arma, un coltello per l’esattezza, mentre a chi si nasconde una chiave dalla forma diversa. Il ruolo dei primi è quello di uccidere chi si nasconde, quello dei secondo è ovviamente riuscire a lasciare l’arena senza essere ucciso prima. Ogni porta presente nel dedalo può essere aperta solo con una delle tre chiavi, permettendo così l’accesso a una nuova area dell’arena. Mentre la porta d’uscita richiede che tutte e tre le chiavi siano inserite contemporaneamente per essere sbloccata.

Ovviamente indizio che non viene dato all’inizio del gioco e che richiede una collaborazione tra coloro che si nascondono per nulla scontata. Se il successo gioco, “Il salto della corda”, si basa interamente su una tensione fisica, nel caso di “Nascondino” la tensione è interamente mentale. L’ambientazione del gioco è un intricato dedalo di stanze interconnesse, ciascuna delle quali può essere aperta solo con chiavi compatibili con tre specifici tipi di serrature (cerchio, quadrato e triangolo).

Fiducia, vendetta e ira funesta sono i tre sentimenti che permeano tutto il gioco, spingendo i partecipanti ad agire d’impulso. Persino Gi-hun.

Nel corso di questa prova si susseguono eventi talmente intensi e numerosi da segnare lo sviluppo degli episodi successivi: Jun-hee entra in travaglio e partorisce dentro il labirinto; Hyun-ju mette a repentaglio la propria vita pur di proteggerla; Jan Geum-ja uccide suo figlio e si toglie la vita a sua volta. Gi-hun, nel frattempo, persegue un unico obiettivo: eliminare l’uomo che considera la causa della disfatta del suo piano. Cedendo, anche se momentaneamente, alla rabbia Gi-hun fa il gioco del Front Man e perde la partita, almeno per il momento. “Nascondino” dunque rappresenta il gioco più terrificante della season finale di Squid Game perché spezza nel profondo l’anima del protagonista e le vite di alcuni dei perosnaggi più apprezzati.

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