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7 curiosità su Pietro Castellitto, l’originale Francesco Totti di Speravo de morì prima

Furono tanti i nasi che si storsero quando la produzione di Speravo de morì prima annunciò che Pietro Castellitto avrebbe interpretato il ruolo di Francesco Totti nella serie a lui dedicata. Troppo diversi, troppa differenza anagrafica tra i due. Somiglia di più a Perin, avrebbe detto Antonio Cassano. Ma la verità è che Castellitto jr, nel ruolo di uno dei suoi miti assoluti, ha stupito un po’ tutti. Positivamente. Figlio d’arte lo è ed è inutile far finta che non lo sia. Anzi, nel suo caso si direbbe che è doppiamente figlio d’arte, con un padre attore e regista e una madre scrittrice e sceneggiatrice. È cresciuto sui set cinematografici e si è portato dietro un bagaglio di sensibilità e conoscenze che il suo essere figlio d’arte ha sicuramente favorito.

Ma Pietro Castellitto è anche un artista con una sua originalità, un suo talento, un suo modo di essere che riesce a trasmettere in maniera diretta e istintiva.

Speravo de morì prima ne ha esaltato ironia e leggerezza, tratti distintivi che si scorgono anche in altre interpretazioni. Pietro riesce a rendere assolutamente originali personaggi comuni, semplici. E lo fa puntando proprio sulla semplicità, sulla verità. Ha una sensibilità persino troppo spiccata per limitarsi a fare l’attore. E infatti lui ha deciso di spaziare e lo ha fatto finora molto bene. È un attore difficile da incasellare, pieno di sorprese. Dietro le maschere che indossa c’è un mondo raffinato e nervoso che esce fuori a piccole dosi, un poco alla volta.

Ma scopriamo meglio chi è Castellitto, il filosofo ironico che ha dato il volto a Francesco Totti.

1) “Contento” è il suo secondo nome

pietro castellitto

Sembrerà assurdo, ma è così. I suoi genitori, Sergio Castellitto e la scrittrice Margaret Mazzantini, l’hanno fatto per tutti i quattro figli: mettere un aggettivo dopo il nome, un aggettivo che lasciasse cadere sulla fonte battesimale quella contentezza che ogni genitore spera di vedere sempre negli occhi del proprio figlio. Dunque, Pietro Contento Castellitto è il nome completo dell’attore. E perché “Contento” e non, per esempio, “Felice”?

Ce lo spiega il padre:

La contentezza è uno stato che ci può proteggere; la felicità è isterica, affannosa, troppo legata alla passione. Invece la contentezza non esclude la malinconia, la possibilità di una vena di tristezza, ma è uno stato della vita più pieno, più centrale, più dentro la pancia.

2) La sua prima comparsa sullo schermo è a nove mesi

Essere un figlio d’arte può portarti ad annusare il set già da piccolissimo. Per Pietro è avvenuto addirittura quando era ancora un neonato in fasce. Francesca Archibugi stava girando a Roma Il grande cocomero, film del 1993 in cui Sergio Castellitto interpreta la parte del protagonista. C’è una scena in cui Margaret Mazzantini attraversa il campo dell’inquadratura con il piccolo Pietro. Fu la stessa regista a chiederlo. Un paio di secondi, nulla di più. Eppure è questo il primissimo contatto di Pietro Castellitto con lo schermo.

3) È un grande tifoso di Federer oltre che della Roma

pietro castellitto

Nelle interviste per il lancio di Speravo de morì prima lo ha ripetuto fino alla nausea: Pietro aveva il poster in camera di Totti. È sempre stato un grande tifoso giallorosso, come tutta la famiglia d’altronde. Ma un altro dei suoi miti sportivi è Roger Federer, per il quale scrisse un articolo per GQItalia in occasione del suo trentaseiesimo compleanno: Federer, il genio che lascia senza parole.

4) Nietzsche gli ha cambiato la vita

E venendo agli amori che gli hanno cambiato la vita, la filosofia è uno di questi. “Se non avessi incontrato Nietzsche nella mia vita, probabilmente non avrei nemmeno mai fatto il regista”, ha dichiarato di recente. Perché con la filosofia ha instaurato un dialogo sin da quando era ancora un ragazzo. Leggere Nietzsche lo ha aiutato a scavare nel mondo e dentro se stesso.

Pietro Castellitto non ha studiato per fare l’attore o il regista. Ha studiato per fare il filosofo.

E se non avesse deciso di buttarsi nell’avventura della regia, probabilmente sarebbe anche finito a fare il professore. Ma cosa ha rappresentato per lui la filosofia?

Prima di tutto mi ha svincolato dalle mode, quelle di dieci anni fa poi facevano schifo e anche oggi non scherzano. È necessario per essere originali in questo mestiere. Da questo punto di vista la filosofia mi ha rilassato mentalmente, mi ha dato una forma mentis e un modo di ragionare. E soprattutto mi ha permesso di frequentare personaggi che da soli hanno manomesso la morale dell’occidente. Questo ti dà un’energia diversa, ti distacca da tutte le ambizioni contemporanee e, soprattutto, ti fa sentire sempre al posto giusto nel momento giusto, anche se sei da solo in camera.

5) Ha recitato in 4 film diretti dal padre (e in due libri della madre)

pietro castellitto

Essendo un figlio d’arte non è che sia stato proprio lontano dal set in tutta la sua giovinezza. Abbiamo visto come a nove mesi avesse già all’attivo una comparsa. Poi ha recitato il ruolo di Secco ne La profezia dell’armadillo e accanto a Rocco Papaleo e Luciana Littizzetto in È nata una star?

Pietro Castellitto ha poi recitato nei film diretti dal padre. Molti dei quali tratti dai romanzi di sua madre.

Nel 1999, a soli sette anni, prende parte a Libero burro. Poi nel 2004 appare in Non ti muovere. Ma è con La bellezza del somaro che inizia ad avere un suo copione di battute. Poi è la volta di Venuto al mondo, il film tratto dall’omonimo romanzo di sua madre, in cui interpreta il ruolo di Pietro, un ragazzo venuto al mondo in mezzo alle bombe di una guerra spaventosa e troppo spesso dimenticata.

6) È un grande amico dei fratelli D’Innocenzo

A Damiano e Fabio D’Innocenzo, i registi di Favolacce e La terra dell’abbastanza, lo lega un’amicizia vera, sincera. Probabilmente una delle poche veramente autentiche della sua vita. I loro profili Instagram ogni tanto ci lasciano una traccia di questo legame. Che sarebbe davvero interessante se potesse tramutarsi anche in una collaborazione lavorativa. Tre teste come le loro, dopotutto, sono la base da cui far partire il futuro del cinema italiano. Chissà che non ci regalino una bella sceneggiatura scritta a sei mani prima o poi.

7) Ha scritto la sua prima regia a 22 anni

pietro castellitto

I predatori è il primo film firmato da Pietro Castellitto. Alla Mostra del Cinema di Venezia è stato premiato nella sezione Orizzonti ed è stato accolto molto positivamente dalla critica. È candidato quest’anno ai David di Donatello, ma il giovanissimo regista romano ha scritto la sceneggiatura a 22 anni, conservandola nel cassetto fino al momento giusto.

È un film che nasce da una delusione, come ha raccontato lo stesso attore. La delusione per una carriera da attore che non è decollata e che lo ha spinto a esplorare nuovi orizzonti. Riuscendoci molto bene.

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