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Speravo de morì prima 1×03/1×04 – Rocky all’Amatriciana

Francesco Totti continua a macinare record, anche dal divano di casa. L’esordio della serie tv che racconta i suoi ultimi mesi di carriera è stato seguito in diretta da circa 500.000 persone, con una percentuale di permanenza pari al 62%. Il miglior debutto di una serie Sky Originals dall’inizio del 2020 a oggi. Numeri impressionanti, pari solo a quelli di The New Pope, il capolavoro di Paolo Sorrentino. Ma d’altronde, si sa, Totti a Roma è un po’ come un Papa. E Speravo de morì prima 1×03-1×04 torna per mantenere ben saldo il primato.

È una tragicommedia all’italiana, forse molto italiana. O meglio, romana. Perché di Roma si nutre, da Roma attinge e a Roma restituisce, con quel calore e quella passionalità che contraddistinguono un ambiente a sé stante, un po’ sui generis, particolare proprio perché vive in una dimensione a parte, appassionata, romantica, istintiva. E magari anche un po’ grossolana. L’intonazione ironica dei primi due episodi la ritroviamo anche qui. È la cifra distintiva del progetto, la cadenza precisa che Luca Ribuoli ha voluto conferirgli. Ma l’inflessione umoristica in Speravo de morì prima 1×03-1×04 rischia addirittura di sconfinare, di invadere il campo del grottesco. Il professor Mariani che sceglie le viti per l’operazione al perone dal ferramenta Ricky Memphis è una stravaganza troppo stravagante persino per un sogno. Ma non è la sola in questi due episodi.

Speravo de morì prima 1x03/1x04

Il trionfo dell’eccentricità lo si raggiunge con la prima apparizione di un altro personaggio importante nel percorso del capitano giallorosso: Antonio Cassano. Che sembra venuto fuori da una commedia allucinata. Eccentrico, strampalato, bizzarro come pochi. La versione di Gabriele Montesi (che abbiamo già visto in un’altra serie tv targata Sky Originals, Romulus) non deve essere troppo distante dalla realtà. Cassano è un mix di stramberie montate a caso, starebbe benissimo in un film di Checco Zalone. E, a un certo punto, la strada intrapresa sembra andare proprio in quella direzione. Il brevetto delle cassanate è rimasto a lui, la serie se ne serve per deformare il tragicomico fino al limite massimo. Sembra un’esagerazione forzata, un eccesso di stravaganza, in realtà il maestro Ferretti lo definirebbe un vero colpo di genio.

E poi ci sono le citazioni, che vanno da Rocky Balboa all’Attimo fuggente, in un fluire altalenante di pennellate di ubriachezza pura.

Speravo de morì prima 1x03/1x04

Castellitto è il Mandrake che sale la scalinata del Campidoglio per mantenere la corona in testa. È l’eroe romantico che deve battere il tempo rimanendo fedele all’infanzia. Combattendo, come suggerisce I’ll Fight di Wilco in sottofondo:

Ti svegli di soprassalto da un sogno e sai che me ne sono andato
Lo senti nel tuo cuore, ma non per molto tempo
Ti alzerai ogni giorno come previsto, la tua volontà come tuo comando
E stai in piedi ogni domenica, con un inno fermo nella tua mano.

Imbrogliare il tempo, è questa la mossa segreta di Francesco Totti. Che quando c’è da calciare in porta, infilare il goal decisivo per il passaggio di turno ai Mondiali, quando c’è da ribaltare le partite all’ultimo secondo, da insaccare la palla in rete nel derby o segnarne due in tre minuti al Torino, è proprio lui, non ci sono trucchi. Le immagini reali stanno lì a ricordarcelo. Si brinda “al futuro di Francesco”, tra una vittoria che porta il suo nome e l’altra. Ma che forma avrà il futuro quando un’altra stagione sarà sfilata via e il peso degli anni continuerà a bussare insistente alla porta?

Speravo de morì prima 1×03-1×04 lancia questi siluri dal passato che mettono tristezza.

Speravo de morì prima 1x03/1x04

Dalla love story con Ilary, che tutto sommato ci fa sorridere e ci tiene ancorati a una dimensione più privata, famigliare. A quei tuffi veri e propri nei ricordi, quando il Capitano giallorosso era solo un ragazzetto che giocava a paperelle per strada e già il Milan di Sacchi bussava alla porta per sradicarlo dalle sue origini e catapultarlo nella grande Scala del calcio. Sarebbe stato bello vedere qualcosa in più sul grande No a Florentino Perez e ai Galacticos, ma in fondo pure quella è stata una parentesi, un intermezzo di un attimo nella storia d’amore eterno tra Totti e la Roma, tra Totti e Roma. Una storia il cui finale deve esse col botto, non può essere altrimenti.

Nulla può Andrea Pirlo (quello vero), il cui entusiasmo travolgente resta proverbiale. Nulla può Alessandro Del Piero (quello vero), che scambierebbe il pollo al curry con la gricia romana. Nulla può Luciano Spalletti, che si apposta come un segugio nei corridoi degli alberghi per coglierlo in fallo. E nulla può nemmeno Ilary, che all’amore per l’amore non può far altro che arrendersi.

Ho firmato.
-Sapevo che l’avresti fatto.

Speravo de morì prima riesce a sporcare con un po’ di malinconia un quadro principalmente ironico e poco pretenzioso. Perché poi, nel sentimento che lega Totti alla Roma, ci si casca dentro all’improvviso. Basta imbattersi nello sguardo paterno e defilato del magazziniere di Trigoria, basta accarezzare la fascia da capitano sistemata nello stesso armadietto di venticinque anni prima con la cura di sempre. Basta guardare con nostalgia la ventiquattresima maglia da appendere alla parete e il groppone sale. Eccome se sale. Lì capisci che il nemico non è Spalletti, né chiunque voglia convincerti a smettere. Il nemico è il tempo che ti concede solo un ultimo giro di campo, un’ultima partita da giocare da campione.

Speravo de morì prima 1x03/1x04

Lo spogliatoio vuoto, la Roma appiccicata sui muri, gli occhi un po’ umidi di chi ci guarda dentro per l’ultima corsa sono gli scossoni che dal grottesco ci riportano alla realtà. In una maniera che nemmeno ci aspettavamo. Inserita in questa cornice, persino la scena del Capitano, mio Capitano ha un retrogusto amaro (che poi ci pensa la mano di Rudiger sulla testona pelata di Spalletti a far evaporare in un attimo). Le note di Bienvenido a mi casa di Viva Lion! accompagnano l’entrata in campo di Francesco Totti per l’ultima stagione della sua vita. Note che sembrano suggerirci un unico messaggio: “Benvenuti a casa mia. Mettetevi comodi, stanno per iniziare gli ultimi novanta minuti della mia storia”.

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