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5 Serie Tv che sembrano aver cambiato genere all’improvviso (nel bene e nel male)

A volte capita che una serie tv si avvii in un modo e si chiuda in un altro. Abbia inizio puntando principalmente su un genere e con il passare delle stagioni ne prediliga all’improvviso un altro. Anche questo fa parte della naturale evoluzione delle cose. Non si può essere sempre uguali a sé stessi, altrimenti non c’è crescita. In alcuni casi, questo cambiamento repentino ha portato a interessanti sviluppi nella trama delle serie televisive, come nel caso di The Walking Dead. In altri, invece, è servito solo a prendere in giro i fan con promesse che non sono mai state mantenute. È il caso dei prodotti seriali che hanno virato verso un genere diverso da quello di partenza semplicemente perché avevano esaurito le possibilità narrative, e hanno optato per il percorso più semplice.

In questo caso, ovviamente, il risultato è stato piuttosto deludente e a testimoniarlo ci sono le polemiche di critica e spettatori. Come abbiamo detto, quindi, l’aver slittato all’improvviso da un genere all’altro può non essere sempre un male, e alcuni dei titoli che abbiamo inserito in questa lista ne sono la prova. Uno in particolare.

Oltre a The Walking Dead, vediamo quali sono le serie tv che sembrano aver cambiato genere all’improvviso (nel bene e nel male).

1) Black Monday

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Black Monday (640×397)

Quello di Black Monday è proprio un vero peccato. Nata nel 2019 per Showtime come commedia nera, Black Monday è ambientata nel 1987, precisamente nei giorni in cui c’è stato il cosiddetto lunedì nero. In quel giorno, i mercati mondiali hanno registrato una vertiginosa discesa del valore dei titoli e questo non ha fatto che creare scompiglio negli Stati Uniti e nel resto del mondo. I protagonisti sono i dipendenti del The Jammer Group e, attraverso un pungente ma efficace umorismo (soprattutto nelle prime puntate), ripropongono gli avvenimenti di quell’anno unendo comico e dramma in un mix inizialmente molto piacevole. Eppure, Black Monday sarebbe stata perfetta come miniserie. I primi 10 episodi sarebbero stati sufficienti a regalare una serie del tutto nuova. Invece, andando avanti con le puntate, alcuni particolari hanno iniziato ad accartocciarsi su sé stessi.

Da un prodotto satirico sulla finanza e sul modo spudorato di fare soldi che da sempre ha contraddistinto l’uomo, Black Monday si è trasformata in un improbabile trash horror. Sempre più tensione e sempre più tematiche importanti affrontate con superficialità, con un abuso di comicità che risulta piuttosto stucchevole e che fa perdere alla serie tutti i suoi punti di forza. Un tentativo fallito di creare un prodotto originale.

2) The Orville

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The Orville (640×380)

Nel 2017, dalla fantasia di Seth MacFarlane è nata The Orville, una serie televisiva che unisce commedia e fantascienza e che tenta di fare una leggera e divertente parodia proprio di questo genere tanto amato. MacFarlane, oltre ad aver ideato la serie, veste anche i panni di Ed Mercer, il protagonista. È lui al comando della Orville con al suo comando un equipaggio composto da bizzarri personaggi. Non vede l’ora di dimostrare a tutti il proprio valore, ma i suoi tentativi vengono subito castrati dall’arrivo dell’ex moglie Kelly. Parte dell’azione comica, quindi, deriva dalle loro gag. Ma se all’inizio la parodia stemperava la componente sci-fi e rendeva The Orville un prodotto in qualche modo unico nel suo genere, con il passare delle stagioni (nell’ultima soprattutto, distribuita nel 2022), questa tendenza si è invertita.

Il fantascientifico ha preso il sopravvento sul comico e da serie diversa dalle altre, si è trasformata in un comune sci-fi con un pizzico di simpatia e divertimento in più. The Orville è caduta nella trappola e ha voluto lasciare posto alla spettacolarizzazione. Le ambientazioni e le tematiche dei film e delle serie di fantascienza, che il prodotto prima di Fox e poi di Hulu nasceva per prendere un po’ in giro, hanno vinto alla grande. È stato forse proprio il passaggio a Hulu con la terza stagione che ha dato il colpo di grazia, andando a modificare anche il titolo della serie che da The Orville è diventato The Orville: New Horizons.

3) Riverdale

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Riverdale (640×370)

Nato come un libero adattamento della serie a fumetti Archie della Archie Comics, è dal 2017 che Riverdale fa impazzire i fan di tutto il mondo O meglio, all’inizio forse si poteva intendere il “far impazzire” in senso buono. Tutti amavano Riverdale. Era diventano un vero e proprio fenomeno mediatico. La presenza nel cast di Cole Sprouse, Lili Reinhart, KJ Apa, Camila Mendes e Madelaine Petsch poi, aggiungeva 5 motivi in più per guardarla all’inizio. La prima stagione della serie era riuscita a trovare il mix perfetto tra dramma adolescenziale, crime e thriller, senza risultare per questo troppo infantile o, al contrario, troppo pesante. Era la formula adatta. Tutti impazzivano per Betty e Jughead, per Archie e Veronica. Poi, già a partire dalla seconda stagione, qualcosa è andato storto.

La componente fantasy è entrata prepotentemente in gioco, anche a causa della parentela stretta tra la serie e Le terrificanti avventure di Sabrina, ambientato nello stesso universo. Ma Riverdale non è come il suo cugino tratto dai fumetti di Roberto Aguirre-Sacasa e Robert Hack. Qui il fantasy ha stravolto le dinamiche interne, rendendo tutta la storia meno credibile, surreale. Banalità, dialoghi scadenti, risvolti di trama inaspettati e incoerenti. In questo caso, purtroppo, l’improvviso cambio di genere non ha giocato a favore della serie.

4) Stranger Things

stranger things the walking dead
Stranger Things (640×372)

Stranger Things ha fatto il suo ingresso su Netflix nel 2016 consegnando al pubblico un prodotto che ha puntato sull’effetto nostalgia, su episodi incredibilmente teneri e altri pieni d’azione, sul dramma adolescenziale e sulla componente fantascientifica per attirare l’attenzione. Ora, nel 2022, quando la quarta stagione è stata distribuita sulla piattaforma di streaming divisa in due parti, un genere ha preso il sopravvento sugli altri, dando a Stranger Things qualcosa in più, trasformandolo in un contenuto più adulto nonostante la presenza di un cast giovanissimo. L’horror era già presente in piccole dosi nelle prime stagioni, ma negli ultimi 9 episodi è diventato molto più presente. Il ruolo di Vecna, il Sottosopra esplorato nel modo in cui è stato fatto dai fratelli Duffer con la quarta stagione.

Anche il pubblico è stato concorde nell’affermare che Stranger Things ha aggiunto un pizzico di pepe in più alle sue precedenti stagioni. Non che la serie non fosse già amata da tutti. Fin dal primo momento, i giovanissimi protagonisti si sono guadagnati l’affetto e l’ammirazione degli spettatori di tutto il mondo. Ma con la piega horror che la serie ha preso, hanno dimostrato di sapersela cavare in situazioni più difficili e hanno continuato a ricevere complimenti anche da parte della critica.

5) The Walking Dead

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The Walking Dead (640×388)

La serie post-apocalittica per eccellenza, quella che per ben 12 anni e 11 stagioni ha accompagnato milioni di fan in tutto il mondo. Quella che ha iniziato il proprio percorso facendo del genere horror un indiscutibile punto di forza e che poi si è persa per strada. Stiamo parlando di The Walking Dead. Azione, fantascienza, horror e dramma. Queste le quattro principali direzioni della serie ideata da Frank Darabont e basata sull’omonima serie di fumetti scritta da Robert Kirkman. Inizialmente lodata dalla critica e amata dal pubblico per la sua capacità di rendere perfettamente credibili e terrificanti gli zombie, è riuscita a farli apprezzare anche a chi li odiava. Peccato che poi The Walking Dead, persa la spinta iniziale, si sia ritrovata a giocare molto di più sulla componente drammatica che su quella che l’aveva resa così famosa.

Da un certo momento in poi l’horror non ha fatto più lo stesso effetto. D’altronde 11 stagioni sono tante e riuscire a mantenere alto il livello di tensione e paura che di solito l’orrore genera non è affatto semplice. In questo senso, la serie inizialmente trasmessa dall’AMC ha ripiegato sul percorso più facile, regalando al pubblico delle ultime stagioni avvincenti ma comunque non all’altezza delle prime. Un po’ come succede nella grande maggioranza dei prodotti seriali di lunga durata.

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