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10 Leggende metropolitane da sfatare su 10 tra le 10 migliori Serie Tv di sempre

Lo sappiamo: la nostra vita è sempre andata avanti con un determinato tipo di certezze. L’acqua ha sapore, la pizza è il miglior cibo di sempre, si stava meglio quando si stava peggio e il caffè lo facciamo bene soltanto noi. Poche certezze, ma quelle giuste. Lo stesso possiamo dire del nostro amato universo seriale: di cose a riguardo ne sappiamo tante, ma di certezze ne abbiamo ben poche. Siamo ad esempio assolutamente certi che Skyler sia il personaggio peggiore di Breaking Bad, così come siamo assolutamente sicuri che la terza stagione di Dark sia incoerente con il resto delle precedenti. Ma, soprattutto, siamo fermamente convinti che The Crown non rispecchi neanche un po’ la realtà, che sia troppo poetica, che la quarta stagione di The Oc sia da dimenticare. Più di tutto e più di tutti, però, siamo certi che Lost quel finale non doveva mai scriverlo. Doveva cambiarlo. Uno diverso. Uno più concreto e comprensibile. Queste certezze sono solo alcune delle leggende metropolitane che più caratterizzano alcune delle migliori Serie Tv, eppure esiste un ma. Sono leggende metropolitane basate su una convinzione, sul sentito dire, su una macchia che non siamo stati capaci di togliere da un determinato personaggio o storia. Queste dicerie si sono presto imposte come assiomi e da quel momento non abbiamo più voluto cambiare idea. Ma le leggende metropolitane non sempre raccontano la realtà, per questo motivo è adesso arrivato il momento di sfatare diversi miti.

Da The Crown alle Serie Tv Rai: ecco 10 leggende metropolitane che vanno decisamente sfatate!

1) Il finale di Lost deve solo essere accettato nella sua natura, sfatiamo la leggenda metropolitana che afferma non sia ai livelli dell’intera serie

The Crown
Lost (640×360)

Lost, nonostante gli anni, continua a essere un apostrofo rosa tra le parole “capolavoro” e “però il finale…”. I fan della serie, forse quelli più longevi, non si sono infatti mai mossi di una virgola: il finale di Lost faceva pena, punto. Senza troppi giri di parole. A oggi il messaggio continua a esser lo stesso, ma è il momento di sfatare questa leggenda metropolitana: il finale di Lost vale esattamente quanto l’intera serie, non ha sbagliato un colpo. Il punto è il modo in cui ci si approccia a questo. Bisogna accettare di non capire tutto, di venir meno alla parte razionale e assolutamente logica. Bisogna comprendere che Lost è una Serie Tv che trascende la logicità con cui i vari fili collegano le cose. Si perde in altro, sceglie di perdersi in altro. L’assenza di risposte può averci deluso, ma ha mantenuto fede a quella che è in realtà la vera essenza dell’intera serie cult. Non potevamo pensare di trovare una risposta a tutto perché questo implicava a tutti gli effetti non aver capito davvero Lost. Sappiamo che in quel momento la delusione è stata molta, ci siamo sentiti con nulla tra le mani, ma in realtà tutto – in quell’ultimo episodio finale – è stato in perfetta linea con la serie. Il primo passo per apprezzarlo sta a noi accettando quella che è in realtà la vera natura della serie.

2) Skyler non è il mostro di Breaking Bad, è la vittima

The Crown
Skyler, Breaking Bad (640×360)

Dal giorno zero, Skyler è il personaggio contro cui tutti i fan dell’acclamatissima Breaking Bad hanno sfogato la loro rabbia. Ne nutrivano più per lei che per Gus o qualsiasi altro nemico che metteva i bastoni tra le ruote a Heisenberg. Era sempre lei il centro della loro rabbia perché vedevano nel suo personaggio l’apoteosi dell’ipocrisia. Per certi versi il motivo per cui si tenda a guardarla con un occhio più distaccato è chiaro, ma la realtà è che Skyler è una vittima, e non una carnefice. Per più di metà della serie è totalmente ignara della doppia vita del marito. Prima di quel momento i suoi comportamenti sono sempre stati lineari, amorevoli. Stava accanto al marito a qualunque costo, anche quando lui spariva per ore senza dare alcuna risposta. Una volta scoperto l’accaduto, invece, ha faticosamente accettato questa doppia vita, ma nonostante questo non ha mai tradito Heisenberg, e non ha mai tradito Walter. Le bugie, gli inganni, la vita perennemente in pericolo: nessuno di questi motivi si è rivelato una ragione per incastrarlo, neanche quando poteva certamente farlo. La leggenda metropolitana che vede Skyler come il carnefice va obbligatoriamente sfatata perché non racconta la verità, estremizza soltanto il fastidio che alcuni suoi comportamenti hanno recato al telespettatore.

3) Le Fiction Rai non sono prive di qualità, ma vittime di troppi pregiudizi

The Crown
Tutto può Succedere (640×360)

Le Fiction Rai spesso sono vittime di pregiudizi che non accettano alcuna esitazione. Non esiste qualità, esiste solo un intrattenimento scadente. Questo è quello che si dice in giro, questa è la leggenda metropolitana che più le ha sempre contraddistinte. Tutti immaginano il pubblico di Rai Uno con un golfino sulle spalle, un gomitolo di lana e delle sciarpe da ricamare. Visione carina, ma non corrisponde alla realtà. L’emittente riesce infatti a radunare di fronte allo schermo un pubblico estremamente trasversale, grazie anche a dei pezzi da novanta come Mare Fuori. E come non parlare in questo senso del grande successo Rai Una Pezza di Lundini, uno dei pochi programmi d’intrattenimento italiani di cui andar davvero fieri. Per questo motivo, e per i grandi passi da gigante fatti negli ultimi anni, bisognerebbe smettere per un attimo di parlare sulla base dei pregiudizi, e ascoltare davvero quello che queste Fiction hanno da dire. Poi certo: esistono anche le serie Rai di basso livello, ma sono sempre meno rispetto al passato.

4) La prima stagione di The Office ha dato il via alla serie in modo impeccabile, anche se la leggenda metropolitana afferma il contrario

The Crown
The Office (640×360)

The Office, come Lost, è un apostrofo rosa tra le parole “mmh” e “poi migliora“. Chiunque debba recuperarla è infatti pronto a farsi spazio in una prima stagione assolutamente priva di quella che sarà poi l’identità determinante della serie. E’ pronto al disastro perché la leggenda metropolitana che riguarda The Office sostiene che il suo inizio è stato estremamente complicato, ma questo mito va necessariamente sfatato. La prima stagione presenta infatti gli stessi meccanismi delle successive, lo stesso approccio politicamente scorretto. Il punto non è infatti come The Office si presenti, ma come il pubblico gli si approccia. E’ necessario, infatti, qualche episodio in più delle successive stagioni per affezionarsi alla storia e ai suoi protagonisti, e questo non capita di certo nella stagione d’esordio. Il mezzo documentaristico utilizzato all’interno della comedy è infatti qualcosa a cui bisogna abituarsi e a cui, inizialmente, si fa molto caso e che può dare la sensazione di allontanarci ancor di più dai personaggi. Soltanto andando avanti con le puntate dimenticheremo questo mezzo concentrandoci soltanto sulle vite e le vicende dei protagonisti. Quindi sì: bisogna necessariamente sfatare questo mito che vede la prima stagione di The Office un esperimento non riuscito, perché tale non è.

5) Jessica Day è altruista come racconta la leggenda metropolitana, ma lo è egoisticamente

Jessica Day, New Girl(640×360)

Sì: Jessica Day è un bocciolo, la ragazza della porta accanto a che ha sempre un po’ di zucchero da prestarti. Però dopo, stai certo, vorrà qualcosa in cambio. Vorrà uscire con te e analizzarti per non pensare ai suoi fantasmi, e poi vorrà aiutarti per tenersi impegnata in qualcosa capace di farla sentire socialmente utile. Per lo stesso motivo egoistico ed egocentrico, Jessica Day cerca in tutti i modi di far tornare insieme i suoi genitori. I due vivono la loro vita oramai tranquilli, ma lei non accetta tale condizione. Pretende la famiglia unita anche quando questa non è più felice. Pretende che i due tornino insieme anche se non si amano più. Vuole che tutto fili liscio e secondo i suoi piani infischiandosene di quel che davvero vuole la gente, e lo stesso possiamo vederlo quando Cece cerca una nuova casa insieme a Schmidt. Jess farà di tutto per mettersi in mezzo imponendo perfino le sue scelte. Lo fa per distrarsi, lo fa per non pensare a Nick, lo fa per essere utile, ma nessuno tra Cece e Schmidt è contento di ciò. Lei lo sa, ma è più importante continuare a distrarsi che ascoltare le volontà degli altri. Per questo motivo va sfatata la leggenda che vede Jessica Day come la nuova Santa Maria Goretti. Non lo è. E’ solo troppo invadente.

6) Giù le mani dalla terza stagione di Dark. Sfatiamo la leggenda che la vede più debole delle altre due

Dark (640×360)

Dark ha incantato i fan Netflix per ben due stagioni, ma con la terza qualcosa è andato storto. La leggenda metropolitana, in questo caso, afferma che il finale di Dark è in realtà deludente esattamente come l’intera stagione, e qui bisogna intervenire immediatamente. Le prime due stagioni hanno anticipato i collegamenti e le varie questioni che riguardano i diversi spazi temporali e i differenti universi. Il terreno, attraverso i fili che si andavano intrecciando tra loro, è stato dunque preparato e poi utilizzato durante l’ultima stagione di Dark. Non è più debole, è solo matura a tal punto da non dover più tirar fuori colpi di scena, domande. E’ arrivato infatti il momento delle risposte, e sono tutte pronte a farsi spazio tra le puntate finali. Quel che appare dunque più dormiente e debole rispetto alle due precedenti stagioni è in realtà il risultato di un lungo processo. La poetica del finale è presente, e le risposte che chiudono il cerchio sono più che soddisfacenti. Le aspettative erano molto alte, ma il finale di Dark non le ha deluse, anche se la leggenda metropolitana sostiene di sì. Quel che però va compreso è che la terza stagione funge come la chiusura di un cerchio che ha saputo fermarsi al suo terzo esordio, senza allungare il brodo con nuove teorie.

7) Sfatiamo il mito: The Crown non è una Serie Tv romanzata

The Crown (640×360)

The Crown non è una Serie Tv romanzata. The Crown è il frutto di due anni di ricerca tra gli archivi e i documenti storici più importanti. Prima di scrivere la sceneggiatura è stato infatti compiuto un vero e proprio viaggio nella storia. Una volta giunto al termine, The Crown è venuta alla luce. La leggenda metropolitana sostiene che la serie Netflix sia per certi versi un racconto quasi fittizio, ma così non è. E’ chiaro: si tratta di un Serie Tv ed è dunque necessario fare delle scelte logistiche capaci di mantenere il ritmo e l’attenzione del telespettatore, ma nulla di quanto raccontato è irreale. Tutto funziona in modo logico creando un perfetto equilibrio tra la realtà storica e le necessità narrative di una Serie Tv. E in questo, The Crown, è davvero magistrale.

8) La quarta stagione di The Oc non funziona? Sfatiamo questa diceria

The Oc (640×360)

La quarta stagione di The Oc presenta un registro totalmente diverso rispetto alle precedenti tre. L’assenza di Marissa Cooper è sicuramente un dettaglio che la differenzia dal resto in modo estremo sia da un punto di vista narrativo che emotivo. La leggerezza, a parte alcuni momenti, è infatti più presente e lascia meno spazio al dramma, un elemento che con la Cooper non mancava mai. Questo stacco così drastico tra le prime tre stagioni e la quarta è stato vissuto in modo negativo dai fan che non sono riusciti a vedere in questa conclusione quanto avrebbero sperato. L’opinione a riguardo è sempre stata la medesima: The Oc doveva concludere la propria storia con la terza stagione, senza andare avanti. Ma questa è una leggenda che va sfatata. Certo, le differenze ci sono ma The Oc è tale a quale a come l’abbiamo lasciato, solo meno drammatica. E’ più aperta nei confronti delle altre sensazioni ed emozioni e, soprattutto, si impone in modo maturo e pronto a concludere la propria storia. I personaggi non sono più quelli che abbiamo lasciato. Sono consapevoli, forti e maturi. Hanno lasciato i panni degli adolescenti per trasformarsi in adulti, e inevitabilmente questo ha comportato un cambiamento che non va attaccato, ma accolto perché rappresenta una crescita naturale a tutti gli effetti. Di quanti prodotti possiamo dire lo stesso?

9) E’ il momento di sfatare questo mito: il trash NON è sempre sinonimo di spazzatura

Scream Queens (640×360)

Il trash viene sempre paragonato a qualcosa che non può sostenere alcun tipo di qualità. Certo, molti prodotti del genere sembrano aver dimostrato questa tesi, ma in realtà il problema in quel caso non era la presenza di questo elemento, ma il fatto che non fosse stato utilizzato per bene. In questo senso Ryan Murphy è una lezione di trash fatto bene a tutti gli effetti. Scream Queens – ma anche altri prodotti come The Politician – presenta un’enorme dose di trash. Potremmo considerare questo elemento il protagonista assoluto di questo prodotto, e Murphy lo sa. E’ lui che vuole questo, e possiede il dono di saperlo usare. Il suo intento è l’iconicità, e in questo il regista è subito stato chiaro. Questo metodo d’approccio gli ha permesso di poter capire cosa sia fattibile in un prodotto trash e cosa invece evitare assolutamente. Attraverso questo ragionamento, Murphy ha trovato l’equilibrio comprendendo così come trattare l’elemento trash con sapienza, dedizione, leggerezza e senza pretendere da questo qualcosa di più. Questa onestà è stata utilizzata, seppur per poche scene, anche in altri prodotti iconici come American Horror Story. Certo, scegliere il trash è un rischio ma, se ben usato, non è questo l’elemento chiave per capire la ragione di un fallimento. Questo mito va sfatato.

10) Diciamolo: il finale di How I Met Your Mother è coerente con il resto della serie, il problema è il tempo

How I Met Your Mother
How I Met Your Mother (640×360)

Il finale di How I Met Your Mother è la causa di divorzio più comune in qualsiasi parte del mondo. Chi osa pensarla in modo contrario viene infatti presto lasciato come un Ted qualunque, ma noi non abbiamo timore di sfatare questo mito dicendo che in realtà quel che accade durante l’ultima puntata è in perfetta linea con la serie. Il problema di How I Mett Your Mother infatti non è quel che accade durante gli ultimi minuti, ma lo spazio temporale in cui hanno ambientato l’ultima stagione. Far accadere ogni cosa in soli due giorni è infatti stato un passo falso che non ha restituito tempo e qualità agli eventi. Tutto era di fretta, tutto passava da un momento a un altro senza troppa cura. Era fondamentale, soprattutto nell’ultima stagione, lasciare che la serie proseguisse con le sue linee temporali di sempre, e non in modo diverso. Questo non ha restituito importanza agli ultimi atti finali, ma per quanto riguarda il resto How I Met Your Mother non ha sbagliato una virgola, e questo mito che afferma il contrario va di certo sfatato.

The Crown, The OC, Dark, Lost: queste grandi Serie Tv sono vittime di leggende metropolitane che era arrivato il momento di sfatare, ma la verità può ancora fare il suo corso per altri prodotti. Quali sono, secondo voi, le altre leggende da sfatare?

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