Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » SERIE TV » Il trend delle ultime stagioni in tre tranche è una mossa vincente?

Il trend delle ultime stagioni in tre tranche è una mossa vincente?

Dall’arrivo delle serie tv originali Netflix, Amazon Prime Video e gli altri servizi streaming, un dibattito si è diffuso nel mondo delle serie tv: qual è il miglior modo per rilasciare gli episodi di una stagione? Da una parte vi è il buon vecchio rilascio settimanale, portato avanti dall’alba dei tempi televisivi e ancora oggi in grado di avere dalla sua tanti ammiratori. Ha quel non-so-che di familiare e nostalgico, come quando da ragazzi si aspettava il giorno del nuovo episodio senza alternative. Ma soprattutto guai a mancare l’appuntamento col televisore, perché quella era la tua unica possibilità.

Dall’altra parte Netflix anni fa ha deciso di andare controcorrente rispetto al mercato e, quando nessuno le avrebbe dato fiducia, ha aperto il mondo delle serie tv a un rilascio in blocco. Tutti gli episodi, di solito una dozzina, rilasciati tutti lo stesso giorno per avere un gigantesco impatto mediatico. Quel giorno è il giorno di quella serie tv, non importa quale singola puntata di altri prodotti sia uscita. È un’idea molto più vicina al periodo attuale, con lo spettatore che può decidere come dividersi le puntate e quante vederne di fila. Questa, per anni, è stata la seconda e unica alternativa al rilascio settimanale.

Ma da qualche tempo pare essere nata una nuova strategia

Alcuni degli show di punta ancora in onda – per citare il più famoso, The Walking Dead – hanno deciso di suddividere le loro ultime stagioni in tre tranche ben distanziate tra loro. Questa potrebbe sembrare una strategia con l’intenzione di mettersi a confronto con le due sopracitate, eppure non è esattamente così. Perché sempre più prodotti – tra cui quello sopracitato – utilizzano strategie ben diverse. The Walking Dead ha deciso di rilasciare le puntate settimanalmente, ma di dividere l’undicesima stagione in tre parti invece delle solite due.

Altri – invece – han mantenuto il rilascio in blocco, ma dividendo le ultime stagioni in tre tranche dilazionate di meno episodi. Si può in questo caso parlare di strategia di rilascio? Si, ma non con l’intenzione di essere un’alternativa, quanto più un sondaggio di opinione verso il pubblico. Sia le reti televisive che i servizi di streaming hanno imparato che in un mercato così saturo le opzioni sono poche: o credi così fermamente nella tua idea da andare fino in fondo con la sicurezza di ottenere successo, o devi imparare ad ascoltare le critiche e le opinioni dei fan quando necessarie.

Questa strategia è nata proprio per gli spettatori

Non è necessariamente un male o un bene, ma deve essere messo a referto per proseguire con l’analisi di questa mossa che ha i suoi pro e i suoi contro. Partiamo per una volta dagli svantaggi, come ad esempio l’eccessiva attesa. Che l’idea originale fosse di un rilascio settimanale o in blocco, questa strategia allunga la durata della stagione a dismisura. Gli spettatori devono aspettare necessariamente più tempo per vedere un prodotto con presumibilmente gli stessi contenuti delle precedenti stagioni. E qui entriamo nel merito del secondo difetto, ovvero la difficoltà di gestione.

Stagioni divise in tre tranche vuol dire non poter più basarsi sul finale di metà stagione e sul finale di stagione classico. Ora serviranno tre finali diversi, tutti arrivati al culmine di archi narrativi appositi. Perché è impensabile prendere ventidue puntate immaginate in due blocchi e suddividerle in tre. Senza i dovuti accorgimenti si otterrebbe un gigantesco calo di aspettative a causa della distanza tra i vari rilasci. Quindi anche gli stessi episodi singoli andrebbero rivisti, con più archi narrativi indirizzati ad una breve conclusione e qualcuno di raccordo per l’intera stagione. È un tipo di scrittura completamente diversa, motivo per cui questo esperimento sta venendo effettuato solo su alcuni prodotti con una fanbase solida e accanita.

C’è anche dell’oro in quel che luccica

serie tv

Comprese ed accettate lunghe attese e difficoltà di scrittura, ora il pubblico ha un potere inimmaginabile sui prodotti. L’idea di avere non più solo una, ma due pause all’interno della stagione, permetterebbe agli sceneggiatori di correggere il tiro anche a un eventuale errore nella seconda parte. Le opinioni del pubblico, tante volte viste come quelle di una folla che sbraita e non viene ascoltata, sono più che mai vicine a chi sta dietro i prodotti. Negli ultimi anni sono aumentate le interazioni tra fan e produttori, scrittori, persino attori tramite i social durante la pandemia. Forse è proprio questo che spinge le menti dietro alle serie ad affidarsi allo stesso pubblico che li supporta e sostiene. Pubblico che non si fa chiedere due volte una critica sincera.

Siamo davanti a un mondo in cui sempre di più i due gruppi – quello davanti e quello dietro lo schermo – hanno modo di scambiarsi opinioni e idee. Sceneggiatori e attori si trovano spesso a parlare di come era stata pensata una certa scena, regalando un punto di vista interno ai fan che seguono da casa. Ma altre volte critiche dello stesso pubblico, positive e negative, hanno avuto un supporto mediatico così forte da arrivare a correggere errori mentre la serie era ancora in corso. Questo rilascio a tre blocchi permette, in casi come questi, di avere più tempo per ragionare dietro alla trama invece che farlo solo a monte.

Qualcuno pensa: non si sta dando troppa voce ai fan?

serie tv

Assolutamente no, perché chi è dietro prodotti di successo sa ben distinguere la critica utile da quella facilmente ignoragile. Non ogni lamentela per un casting, una scena, un personaggio vengono prese in esame. Anzi, se volessimo dare una percentuale, il 99% dei commenti rimangono solo questo: commenti. Però succede che qualche volta una voce emerga e fornisca una critica in grado di fare del bene. Sia esso un maggior rispetto sotto certe tematiche o una maggiore cura di personaggi e storie che abbiamo imparato ad amare. Siamo nell’era dove il pubblico ha un gran potere decisionale se vi si mette di impegno e buona volontà.

E come ogni altra palla lanciata verso la folla, non possiamo definirla una mossa vincente o meno. Ora che le serie ci hanno detto di prendersi due pause per sentire le nostre voci, possiamo scegliere se far gentilmente muovere la palla verso la porta desiderata o se prenderci a pallonate in faccia in un gioco di sopravvivenza che farebbe impallidire Squid Game. Noi confidiamo nel lato positivo dell’idea, ben consci che le giuste critiche non possano che fare bene. E se queste possono arrivare più frequentemente, tanto meglio. Che siano esse recensioni, post nei gruppi dei fan o tweet di risposta alle pagine ufficiali, i modi per fare sentire la propria voce esistono e sono a disposizione di tutti.

Il mezzo non stabilisce il contenuto e quello sta a ogni singolo individuo. Non sempre siamo in Attack on Titan dove urlare tanto forte risolve la situazione, per cui approcciarsi con lo stesso rispetto che si vuole scaturire dall’altra parte dello schermo è la miglior opzione possibile. Però non siamo qua per dirvi come agire su internet o indirizzarvi verso una direzione specifica. Anche noi, spettatori dei prodotti come voi, riempiamo le nostre teste di domande. Speriamo di aver trovato la risposta giusta anche per quella odierna.

LEGGI ANCHE – 15 lezioni di vita che abbiamo imparato dalle Serie Tv