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Quando arriva la fine di una Serie Tv?

Da che mondo è mondo, ogni cosa ha un inizio e una fine. Per lo stesso motivo, quindi, non si può non applicare questa regola anche alle serie tv.

Certo, il mondo televisivo può tranquillamente essere considerato un mondo a parte, sotto questo punto di vista. Infatti, più una serie tv ha successo, più è facile che l’emittente la porti avanti molto a lungo, rischiando anche di farla cadere nel ridicolo e di portarla al fallimento.

Per questo mi sono convinta che si deve arrivare ad un punto, un momento ben preciso, in cui è necessario mettere la parola “fine” di fronte a una serie tv.

Non è mai una cosa facile da fare, questo posso darlo come certezza. Non è facile per noi spettatori, che ci siamo comunque affezionati a determinate storie e vicende che ci vengono raccontate, e non è facile nemmeno per i produttori. In questo secondo caso, però, le ragioni del dispiacere si duplicano: da una parte l’affetto per il prodotto creato, dall’altra i soldi che porta.

Non intendo però entrare nel merito economico della faccenda, dato che non è il mio campo d’azione. Piuttosto, voglio rivolgere l’attenzione su una cosa a cui tutti, prima o dopo, abbiamo pensato: quand’è che una serie tv andrebbe conclusa?

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Tutti noi ci siamo resi conto, più e più volte, che arrivate a un certo punto alcune serie tv cominciano a calare di qualità (noi abbiamo parlato anche di alcuni telefilm in particolare, potete trovarli qui). Chi prima chi dopo, sembra essere un passaggio obbligato, dovuto a diverse ragioni: dalla mancanza di creatività al mancato appoggio di una storia già narrata nei libri, qualora la serie sia tratta da una saga letteraria.

Il fatto è: se è lo stesso spettatore a rendersi conto della caduta di stile del telefilm, come può non rendersene conto il suo ideatore? Ecco che subentra un’idea di base: la nostra amata serie tv dovrebbe concludersi in questa stagione, per evitare di scadere nel ridicolo. A volte siamo fortunati, e gli autori riescono a rispettare le nostre aspettative, ma altre volte portano la storia alla rovina.

Cerchiamo però di procedere con ordine. Se chiedessimo agli spettatori quali ritengono siano i motivi per cui una serie tv debba concludersi, sono certa che le risposte si orienterebbero su due punti fondamentali: le trame che ci sono state proposte hanno fatto il loro corso e i personaggi hanno raggiunto la loro crescita massima.

Partiamo con il primo punto. Come dicevo all’inizio, ogni storia ha un inizio e una fine, e nel mezzo ci troviamo un intero racconto, che può essere più o meno articolato. Ora, nel momento in cui la storia è stata sviluppata in tutte le sue sfaccettature, sviscerando magari diversi tipi di variazione, chiunque si renderebbe conto che è il momento di dire basta.

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La scelta di fermarsi al momento giusto, come anticipavo, non sempre è semplice da prendere, ma nella realtà dei fatti è un favore che si fa alla serie tv stessa. Il rischio che si corre nel portare avanti storie già concluse, infatti, è enorme, soprattutto per una questione di logica. In sostanza: se una situazione si è già risolta, che senso ha tentare di riaprirla con nuove dinamiche?

Non solo: tentare di portare avanti dinamiche già finite va a creare inevitabili problemi di coerenza. Per fare un esempio, se un personaggio si trova in una condizione tragica, che non può essere modificata dato che diverse puntate prima è stato spiegato chiaramente da dove questa deriva, non ha nessun senso, una stagione dopo, trovare una soluzione a qualcosa che è stato fissato molto tempo prima.

Si perde, quindi, il collegamento tra passato e presente. Il tentativo di allungare il brodo ha finito per creare più disastri che miglioramenti, portando lo spettatore a chiedersi per quale oscura ragione si dovrebbe andare contro la storia narrata fino a quel momento. Prometto che passerò a fare anche degli esempi concreti, non preoccupatevi.

Tra l’altro, se c’è una cosa che noi spettatori amiamo è proprio questa: il rapporto causa-effetto che regola l’andamento di una storia. Più ci vengono proposti sviluppi di rapporti tra i personaggi che portano le trame a evolversi in maniera interessante, più noi siamo interessati e presi da tutto l’insieme.

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Quando manca la logica, ai nostri occhi, manca tutto, dato che questa carenza porta anche a una ripetizione di dinamiche già viste e riviste. Storie che si ripetono? No, grazie. Preferiamo di gran lunga, ad esempio, due personaggi che fanno un po’ di tira e molla e finiscono per separarsi definitivamente, piuttosto che vedere uno dei due creare lo stesso identico rapporto con un altro personaggio.

Un altro dei motivi per cui la ripetizione delle stesse storie non ci piace sta anche nel fatto che vediamo i nostri personaggi preferiti crescere, evolversi e migliorare. Tutti sono quindi soggetti a un cambiamento, che non può però avverarsi se si sceglie di stare sempre fermi nello stesso punto. O, peggio ancora, di tornare indietro ad atteggiamenti che il singolo personaggio aveva prima dell’evoluzione.

Questa è una critica che è stata mossa da moltissimi fan, ad esempio, dopo il finale di How I Met Your Mother, durante il quale, come ben sappiamo, scopriamo che Barney e Robin hanno divorziato. Ma non solo: lui è anche tornato alla sua vita da playboy. L’indignazione di tutti si è quindi riversata sulla crescita del personaggio, considerata da molti inutile dati i risultati.

Da questo punto di vista, la storia di How I Met Your Mother meriterebbe un capitolo a parte, ma non si può dire che non sia una dinamica già vista. Cercherò ora di fare degli esempi concreti, per farvi capire quando le serie tv riescono a fermarsi in tempo e quando invece no.

Partiamo da una serie tv andata avanti decisamente ben oltre i termini: The Vampire Diaries. La storia prendeva le basi dalla saga letteraria omonima, con però variazioni mastodontiche rispetto ai libri. Nulla di male, certo, se si fosse mantenuta una continuità logica con il procedere delle stagioni. Invece, a partire dalla quarta, molte cose sono andate a perdersi.

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Non parlo tanto dell’aggiunta di creature sovrannaturali completamente inutili e di cui nessuno di noi sentiva il bisogno, specie nell’ultima stagione (voglio dire, sirene? Davvero? Con tutte le creature che potevate riportare in città?), quanto di evidenti anacronismi tra le storie che vengono narrate. L’esempio più lampante, ai miei occhi, è sicuramente la storia della cura.

Sappiamo che la quarta stagione della serie tv gira intorno ad Elena diventata vampira, e alla possibilità di farla ritornare umana. Già, perché a quanto pare il vampirismo ha una cura. Ma nella stagione precedente non era stato detto che era stata proprio Esther, madre di Klaus, Rebekah e gli altri, a dare origine ai vampiri e, nello specifico, a loro originali?

Con questi presupposti, viene abbastanza spontaneo chiedersi perché una cosa che si è sempre considerata irreversibile ora invece può essere modificata. La mancanza di logica tra le due parti è evidente e viene accompagnata dalle variazioni caratteriali dei personaggi. Damon è il primo della lista: parte come un vampiro senza scrupoli, si trasforma in uno zerbino, ritorna indietro e via dicendo.

Insomma, ci troviamo di fronte alle problematiche di cui parlavo prima: mancanza di coerenza da una parte e personaggi che in realtà hanno già raggiunto la loro massima evoluzione dall’altra. Seguendo questo andamento, la serie tv avrebbe dovuto concludersi alla terza stagione, oppure, dando alla storia un andamento diverso, al massimo alla sesta.

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Se troviamo serie tv che non sanno fermarsi, possiamo però essere rassicurati dal fatto che esistono serie tv che invece sono riuscite a fermarsi in tempo e con una storia completa alle spalle. Un esempio su tutti: Friends. Mi rendo conto che non per tutti può essere azzeccato, dato che ha avuto comunque una durata lunga con le sue dieci stagioni, ma dobbiamo ammettere che è stata gestita molto bene.

Sit-com divertente che si basava sui rapporti tra sei amici, Friends è riuscita nell’intento di creare una storia lunga, a tratti forse banale, ma nel complesso sempre coerente con se stessa. Nel corso di dieci anni di amicizia i personaggi cambiano, si modificano, vivono le loro vite e, nonostante commettano spesso errori, riescono a ritornare sulla retta via.

Prendiamo ad esempio la storia di Ross e Rachel. Il rapporto tra i due nasce pian piano, cresce, decade nel momento in cui Ross tradisce l’amore della sua vita ma, allo stesso modo, si modifica, portando i due ad avere un finale felice con una maggiore stabilità per il futuro.

Insomma, se ci pensiamo bene non importa effettivamente la durata della serie tv, in termini di stagioni, quanto lo sviluppo che viene dato a tutto l’insieme. Friends è riuscito a mantenere una coerenza generale di fondo e una crescita costante dei nostri beniamini. Arrivati a un certo punto ci si è resi conto che la storia si era ormai esaurita e che era arrivato il momento di mettere la parola fine.

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Detta così si può pensare che il mondo sia o tutto bianco o tutto nero. Fortuna vuole, però, che esista anche una terza via: quella grigia. Ovvero, quelle serie tv che hanno avuto un momento di decadenza, ma che sono riuscite a rialzarsi, capire come concludere e dare alla storia un finale più che degno.

Glee è sicuramente un ottimo esempio di questa via di mezzo. Dopo una quarta stagione disastrosa, si è trovata ad affrontare qualcosa di ben più grave come la perdita del suo protagonista maschile. La terra sotto i piedi dei fan ha evidentemente tremato, ma con le due stagioni successive si è riusciti a risollevare sia le sorti della storia sia a dare il commiato giusto a un istituzione della serie tv stessa.

Per concludere, possiamo ammettere con certezza che non è mai facile mettere la parola ‘fine’ a una serie tv, né per il pubblico né per i creatori. È comunque qualcosa che deve essere fatto e che va a beneficio di entrambe le parti. Quindi, posso solo consigliare a chi lavora nel settore di fare molta attenzione: il rischio di far perdere consistenza alla storia è sempre in agguato.

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