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10 belle Serie Tv uscite nel 2021 che purtroppo sono state snobbate un po’ da tutti

Ogni anno ormai vengono rilasciate quantità smisurate di contenuti seriali a fronte della sempre crescente voracità del mercato, della pluralità di piattaforme ed emittenti che si danno battaglia per la conquista dell’audience e della quasi universalità di accesso a tali servizi. Come è normale che sia, ogni stagione televisiva si caratterizza per dei titoli che prevalgono e altri che invece ne pagano le conseguenze e passano inosservati nonostante siano anch’essi in grado di offrire un valido intrattenimento. In una realtà in cui regnano le superpotenze dello streaming che modellano e orientano i pubblici con ingenti pratiche promozionali aggressive e mirate, ci sono alcuni show che non sono stati capaci di catalizzare l’attenzione dei più, ma non per questo meritevoli d’esser dimenticati (un po’ come nel caso della serie tv Hulu FX Reservation Dogs di cui parleremo di seguito). Fortunatamente però, proprio grazie alla personalizzazione del consumo che il digitale offre, siamo comunque in grado di entrare in contatto con maggiore frequenza rispetto al passato con show più di nicchia e disporre di visioni libere dalle sole imposizioni dei palinsesti tradizionali.

La libertà a cui la fruizione online apre consente a serie tv di qualità di ritagliarsi comunque il proprio pubblico in uno scenario vorace e in costante divenire.

Proprio per queste ragioni ci è dato dedicare uno spazio atto a omaggiare dieci delle belle serie tv rilasciate in questo 2021 che purtroppo non hanno goduto dello stesso successo di coetanee più fortunate, ma non per questo sono meno meritevoli o qualitativamente invalide. Anzi, dare una possibilità ai titoli citati a partire proprio da Reservation Dogs non può che rivelarsi una giusta decisione.

1) Cruel Summer

Disponibile in Italia su Amazon Prime Video, Cruel Summer è una serie tv Freeform di genere crime e thriller. In aggiunta, proprio in virtù del fatto che attori e protagonisti principali sono ancora negli anni del liceo, lo show si caratterizza per un’atmosfera teen che accompagna e mitiga la narrazione. Nonostante l’importante piattaforma che la ospita, nel nostro paese il contenuto non ha comunque scosso un’audience particolarmente ampia. Creata da Bert V. Royal, l’opera segue tre anni di vita di due teenager di una fittizia cittadina del Texas. Tra 1993, 1994 e 1995, la storia si muove tra gli eventi che precedono e seguono la scomparsa di una delle protagoniste: Kate Wallis (Olivia Holt) la tipica popolare e amabile adolescente da liceo nord-americano con tanto di folta chioma bionda. D’altro canto, l’altra figura principale della serie è Jeanette Turner (Chiara Aurelia), una giovane più imbranata, infantile ed emarginata insieme agli altri due amici. La misteriosa dipartita della celebre Wallis è il grande riscatto per la controversa Jeanette che approfitta della situazione per immergersi nell’identità di Kate e assumerne la quotidianità, iniziando a frequentare le sue amiche e il suo ex-fidanzato.

Cruel Summer alterna i punti di vista di entrambe le protagoniste nel corso della stagione, fornendo un racconto denso e ricco di sfumature in cui fino all’ultimo non è chiaro da che parte stia la verità e sembra imprevedibile il modo in cui le vicende andranno a concludersi. Nelle puntate stesse sono poi anche alternati gli archi temporali, proponendo in ordine arbitrario i fatti del 1993 accaduti prima della scomparsa di Kate, quelli del 1994 che coincidono con il ritrovamento della giovane e quelli del 1995 che proiettano i drammi che fanno seguito alle accuse rivolte a Jeanette. Questa infatti pare essere stata testimone del rapimento della Wallis pur non avendo segnalato la vicenda. Una storia intrigante e articolata, fatta di tradimenti, manipolazioni e fitte interconnessioni capaci di tenere costantemente col fiato sospeso tramite un susseguirsi di plot twist.

Trovare la verità sembra complesso in una concatenazione di episodi oscuri che dispiegano una trama genialmente intricata.

2) Ghosts

Prodotto dalla CBS, Ghosts è l’adattamento statunitense dell’omonima sitcom britannica della BBC One. Realizzata da un florido team di creativi quali Mathew Baynton, Simon Farnaby, Martha Howe-Douglas, Jim Howick, Laurence Rickard e Ben Willbond la serie gioca con il classico immaginario e gli stereotipi del mondo del soprannaturale alimentati dalla produzione letteraria e cinematografica del genere. Ghosts propone la sua ironia parodica partendo dalle premesse di una coppia sposata di New York che si trova a ereditare da una defunta parente una favolosa casa di campagna. Samantha (Rose McIver) e Jay (Utkarsh Ambudkar) decidono di dare avvio ai lavori e dare nuova vita alla polverosa abitazione: cominciano le ristrutturazioni per trasformarla in un bed&breakfast, se non fosse per un piccolo inconveniente. Non solo la struttura è decadente, ma è anche e soprattutto infestata dai fantasmi, spiriti di anime defunte al suo interno nel corso dei secoli e in essa intrappolati. A seguito di una caduta quasi-mortale, la donna è in grado di vedere e comunicare coi otto storici inquilini, al contrario del marito, dando avvio a un susseguirsi di diatribe irriverenti e spassose.

Schernendo le spaventose idee convenzionali sul mondo dei fantasmi, Ghosts propone un racconto fuori dagli schemi e esilarante nella sua originalità.

Complice il recente release delle ultime puntate della prima e attualmente unica stagione, lo show non ha ancora particolare e meritata risonanza, nonostante la spiccata e accessibile ironia che si scatena dall’incontro tra i defunti e il mondo reale. Essendo deceduti a decenni e secoli di distanza questi sono abituati a convenzioni, costumi e realtà differenti, e l’interazione con la realtà odierna che imparano a conoscere li rende buffi e nuovamente un po’ più umani.

3) Komi Can’t Communicate

Komi Can’t Communicate è l’adattamento di Netflix dell’omonimo manga scritto e disegnato da Tomohito Oda. Diretto principalmente da Ayumu Watanabe (After The Rain, Children Of The Sea) e Kazuki Kawagoe è un anime da dodici episodi incentrato sul desiderio di superare l’introversione attraverso il tentativo di stringere numerose amicizie, impresa già di per sé complessa anche per chi è estroverso di natura. Infatti, Shouko Komi è alle prese con le prime lezioni nel prestigioso college privato Itan High, nel nuovo ambiente la giovane viene immediatamente notata per il suo intrigante aspetto fisico. Ciò che purtroppo frena interiormente la protagonista, impedendole di intrattenere relazioni con gli altri, è il fatto che questa sia una pessima comunicatrice, al punto da allontanare chiunque tenti di avvicinarsi. Ciò nonostante, c’è per tutti un’ancora, quella di Shouko Komi è il compagno Hitohito Tadano che si accorge delle difficoltà della giovane che non è mai stata in grado di avere un vero amico. Il ragazzo ha un animo speciale e fa suo un nuovo obiettivo: aiutare la nuova studentessa a trovare ben cento nuovi amici per poter superare il proprio disturbo comunicativo.

Komi Can’t Comunicate propone una storia coinvolgente e sensibile che rende l’anime una delle migliori rom-com dell’anno, capace far sognare chiunque si approcci alla visione.

4) M.O.D.O.K.

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M.O.D.O.K. è una serie tv statunitense animata in stop-motion. Creato e realizzato per Hulu da Jordan Blum e Patton Oswalt è un prodotto per adulti mascherato dalla colorata patina del formato d’animazione.
Prodotta dalla Marvel Television, la storia è basata sull’omonimo personaggio fittizio dei fumetti dell’universo Marvel Comics: M.O.D.O.K. (che sta per Mental Organism Designed Only for Killing). Questi è un supercattivo intenzionato a conquistare il mondo, se non fosse che ogni volta è ostacolato e sconfitto da Iron Man e dagli altri supereroi che ne fanno seguito. Dopo anni passati a cercare di raggiungere il proprio scopo e a tentare di battere i soliti personaggi positivi con le loro tute scintillanti, M.O.D.O.K. si trova anche alle prese col fallimento della propria compagnia AIM, per poi essere persino venduta alla società rivale. La vita da antagonista non è facile: soprattutto se agli insuccessi lavorativi si aggiunge anche una vita coniugale insoddisfacente, alle sventure del protagonista si sommano anche il divorzio dalla moglie e il freddo rapporto coi figli.

Le battute eccentriche e l’ottima qualità grafica e sonora ne sono senza dubbio il punto di forza.

Nelle sue dieci puntate totali, lo show è scorrevole grazie alla sua energia caotica che tanto riprende nelle esagerazioni le recenti trame che danno sempre più spazio agli storici cattivi delle opere di culto. Rilasciato lo scorso maggio, M.O.D.O.K. sarebbe dovuto essere il primo tassello di un progetto che vedeva la realizzazione di un gruppo di serie basate su alcuni dei personaggi Marvel e che avrebbe dovuto condurre a un crossover della Marvel Television intitolato The Offenders.

5) Mouse

Mouse è una serie thriller sud-coreana scritta da Choi Ran e diretta da Choi Joon-bae e Kang Cheol-woo. Trasmesso tra marzo e maggio 2021 sul canale di intrattenimento generale sudcoreano tvN, il k-drama narra di Jeong Ba-reum (Lee Seung-gi), un determinato agente di polizia. La vita di questi subisce una scossa e comincia a cambiare dal momento in cui incontra sul proprio cammino un serial killer fuori controllo e inizia a confrontarsi con esso. Ciò lo spinge, insieme al partner Go Moo-chi (Lee Hee-joon), a indagare dietro i comportamenti psicopatici. Fantasticando sulla devianza di individui borderline, Mouse propone uno scenario in cui gli psicopatici provano rimorso per quanto compiuto. La serie cerca di scavare affondo nell’idea convenzionale per la quale gli psicopatici sono proprio coloro che non si sentono in colpa per le azioni commesse. Tale concept alla base dell’esistenziale riflessione sociologica dello script ha avvio da un accadimento realmente verificatosi in Corea: un assassinio avvenuto nel 2017 nella scuola elementare di Incheon.

La serie solleva diversi quesiti, interrogandosi persino se sia possibile individuare – tramite l’impiego di test genetici fetali – un futuro individuo deviante già sin dal momento in cui questi si trova ancora cullato all’interno del grembo materno. In caso di risposta affermativa, sarebbe dunque sensato mettere al mondo e crescere tale feto?

Nonostante sia passata in osservata nel contesto occidentale, Mouse ha piuttosto riscontrato ottimi risultati nel cotesto coreano registrando numeri di spettatori che l’emittente stessa non riceveva da anni per show drammatici di tale tipo.

6) My Name

Quest’anno la branca sud-coreana di Netflix non ha posto sul suo catalogo digitale soltanto Squid Game, oltre a Mouse un altro titolo interessante ma passato in sordina è My Name. Si tratta di un k-drama diretto da Kim Jin-min che ruota attorno alla figura di Yoon Ji-woo (Han So-hee), un giovane apparentemente mite e timida, ma in grado di rivelarsi una vera macchina da guerra infuocata da uno scopo che ne infiamma l’animo. A seguito della scomparsa del padre la vita della protagonista cambia: emarginata e rimasta sola la ragazza decide di cercare l’assassino dell’amato Yoon Dong-hoon. My Name è una storia drammatica di amore, dolore e vendetta, sentimenti che spingono la protagonista ad avere un unico obiettivo. Mossa dal desiderio e dalla rabbia, Ji-woo si unisce a un’organizzazione criminale guidata dal miglior amico del padre. Calata in un ambiente sessista e misogino, la giovane viene sottoposta a una realtà cruda e cruenta. A forza di lottare e reagire alle provocazioni questa riesce a infiltrarsi nella squadra di narcotici della polizia al fine di indagare più approfonditamente sulla vicenda. Allo stesso modo anche gli agenti sono orientati dalla necessità di contrastare il leader dell’organizzazione di cui Ji-woo è parte, comportando una pluralità di spietati colpi di scena.

Da tali premesse si apre una storia di dedizione, speranza, sofferenza e vendetta, mossi e portati in scena dal volto magnetico di Han So-hee e i suoi occhi pieni di malinconia. Un k-drama che si caratterizza per personaggi forti e controversi, divisi da sentimenti contrastanti e diretti ciascuno da finalità che ne determinano le azioni colme di risentimento e ferocia.

Una storia empowering di vendetta al femminile. Con una narrazione ritmata, serrata e oggettivamente distante My Name è un titolo incisivo che non lascia scampo a nessuno dei suoi ancora non abbastanza spettatori.

7) The Mysterious Benedict Society

Serie televisiva statunitense basata sull’omonimo romanzo per ragazzi del 2007 di Trenton Lee Stewart, The Mysterious Benedict Society è uno degli show passati più in sordina quest’anno ma che avrebbe di certo meritato un attenzione maggiore. Creata da Matt Manfredi e Phil Hay per Disney+ e pubblicata lo scorso giugno, questa verte attorno al volto di Tony Hale che interpreta l’eccentrico Mr. Benedict, il leader della Mysterious Benedict Society. Questi raduna e recluta quattro ragazzini orfani per porre fine a un pericolo globale chiamato The Emergency. Nelle otto puntate che compongono la prima stagione, il gruppo di giovani ha la pericolosa missione di infiltrarsi come studenti nel L.I.V.E. (Learning Institute for Veritas and Enlightenment), istituto di apprendimento per menti illuminate che lavora a un macchinario sperimentale detto Whisperer, in grado di disseminare caos potenzialmente nocivo per il globo. La teoria di Mr. Benedict si basa sull’idea che all’interno di tale struttura vengano plagiate e manipolate le percezioni degli individui, diffondendo disinformazione e alimentando sfiducia e paura a livello mondiale. L’antagonista è portato in scena da Hale stesso che veste i panni di due personaggi: quelli del frizzante Mr. Benedict e quelli del fratello gemello e capo fondatore dell’istituto, il Dr. Curtain.

Gli orfani sono scelti non solo per la loro brillante mente, ma anche per la loro dedizione alla ricerca della verità: in tutto il racconto questi sono sempre e comunque superiori a qualsiasi adulto. A tal proposito, The Mysterious Benedict Society non fa altro che lodare l’intelligenza giovanile pur rimarcando anche il disorientamento e le stramberie di quegli anni.

Con una fotografia saturata e una cinematografia che tanto ricorda i grandi lavori di Wes Anderson, la serie si caratterizza per toni ironicamente fiabeschi e bizzarri. La storia segue un ritmo serrato grazie a una vivida energia senza sosta e si caratterizza per un umorismo family friendly e senza tempo.

Lo scorso settembre The Mysterious Benedict Society è stata anche rinnovata per una seconda stagione.

8) One Of Us Is Lying

one of us is lying

One Of Us Is Lying è una serie tv di genere young adult e mystery resa disponibile sul servizio streaming Peacock a partire dallo scorso ottobre. Basata sull’omonimo romanzo best seller del 2017 di Karen M. McManus, nella sua trasposizione seriale è stata scritta da Erica Saleh e verte attorno a un mistero che perseguita un gruppo di liceali della Bayview High. Descritta come a metà strada tra Pretty Little Liars e The Breakfast Club, titoli di culto per il genere di riferimento, la storia si apre con cinque studenti che finiscono in detenzione, per poi uscire soltanto in quattro dall’aula dove la punizione ha luogo. Simon (Mark McKenna) cade vittima di una reazione allergica che si rivela fatale. Questi aveva precedentemente creato un portale di gossip per spiare e ottenere informazioni sui suoi coetanei. Ciascuno dei quattro compagni di detenzione ha una ragione che avrebbe potuto spingerlo a macchiarsi del reato. Dopo aver verificato e confermato che la morte del giovane non è accidentale, la serie tv si apre alle indagini che vede coinvolti Addy (Annalisa Cochrane), Cooper (Chibuikem Uche), Nate (Cooper van Grootel) e Bronwyn (Marianly Tejada). Oltre ai protagonisti, i personaggi sono molti altri proprio perché le investigazioni coinvolgono un ampio gruppo di studenti compromessi dalla possibilità d’esser colpevoli, in quanto ciascuno aveva motivi, sia personali che non, per compiere il fatto.

Capace di intrattenere senza particolari bizzarrie o colpi di scena inediti, One Of Us Is Lying si difende bene rispetto alla grande concorrenza che caratterizza l’ambiente del genere stesso. Pur non essendo uno show perfetto, si destreggia bene con i classici schemi del giallo, offrendo una conclusione non scontata ma a cui si giunge con dinamiche più comunemente già viste.

9) Reservation Dogs

Si chiama Reservation Dogs la nuova serie tv di Taika Waititi e Sterlin Harjo realizzata per Hulu FX. Commedia dai toni drammatici, è uno show genuinamente inclusivo che presenta al proprio interno un Team quasi interamente composto di indigeni nordamericani: cast, sceneggiatori, registi e produttori. Disponibile in Italia come Star Original su Disney+, Reservation Dogs segue un gruppo di quattro adolescenti: Bear (D’Pharaoh Woon-A-Tai), Willie Jack (Paulina Alexis), Cheese (Lane Factor) ed Elora (Devery Jacobs) che vivono in una riserva nell’Oklahoma rurale (l’intera serie è girata esclusivamente nello Stato stesso). Il quartetto sogna di lasciare la propria terra e scappare in California, in particolare proprio per onorare la devastante morte dell’amico Daniel che per primo aveva iniziato a promuovere l’idea tra loro. I protagonisti trascorrono il loro tempo nelle campagne commettendo crimini, o combattendoli per proteggere i concittadini, con l’obiettivo di andarsene lontano.

We’re saving our money so we can leave this dump before it kills us, too.

Reservation Dogs esplora la propria comicità referenziale a partire dal tentativo di scuotere la monotona esistenza, per poi scavare affondo nelle conseguenze che la scomparsa di Daniel scatena nei personaggi che gli stanno attorno. Col sogno della California e col contributo di una pluralità di figure che si muovono attorno ai protagonisti, lo show offre una storia di espropriazione e resilienza lodevolmente apprezzata dalla critica, ma ingiustamente ignorata dal grande pubblico. Reservation Dogs si caratterizza per un linguaggio sporco ed esplicito che contribuisce a offrire spunti di riflessione a partire dall’attrito tra modernità e tradizione. Catturando il malessere di una gioventù lasciata a sé stessa, la serie è una commedia dolce amara che proietta la cricca all’interno di un contesto gangster e pericoloso dall’atmosfera nativo americana

Attualmente composto da otto puntate da 30 minuti ciascuna, lo scorso settembre Reservation Dogs è anche stata rinnovato per una seconda stagione.

10) Resident alien

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Basata sull’omonimo fumetto creato da Peter Hogan e Steve Parkhouse, Resident Alien è una serie tv statunitense che coniuga al proprio interno una pluralità di generi: in essa convergono il mondo delle science fiction, gli elementi comedy e quelli del mystery. Trasmessa negli Stati Uniti su SyFy e andata in onda in Italia su Rai4, l’opera ha come figura principale Alan Tudyk che anima un alieno dal nome impronunciabile. Questi, dopo esser atterrato di fortuna sul nostro pianta, uccide e assume l’identità di Harry, un medico di una remota cittadina del Colorado. Il protagonista è stato mandato sulla Terra con l’obiettivo di distruggere l’umanità, ma dopo essersi trovato alle prese con la risoluzione di un’autopsia e di un misterioso caso di omicidio entra in un dilemma morale che ne travaglia la psiche. Mentre cerca di affrontare la propria scissione interiore, il nuovo Harry deve anche fare i conti con Max, un insolito paziente di nove anni che è in grado di vederne le reali sembianze. Nel tentativo di studiare e comprendere il comportamento della razza umana, l’alieno cerca di integrarsi nella nuova realtà che lo ospita e impara ad apprezzarne alcuni aspetti. La convivenza forzata di Harry con i terrestri, la sua scarsa conoscenza degli usi e dei costumi della razza umana e le tante buffe diversità sono la principale materia prima per le diverse dinamiche umoristiche del racconto. Queste però alimentano anche allo stesso modo le riflessioni morali poste dalla narrazione

Il protagonista apre dunque un quesito che si interroga nel corso dell’intera storia: si chiede se l’umanità sia degna di essere salvata.

Con la seconda stagione sempre più vicina alla messa in onda, previsa a partire dal 26 gennaio 2022, Resident Alien chiude questa elencazione di titoli che quest’anno sono passati pressoché inosservati, ma non per questo meritevoli d’esser dimenticati. Ciò nonostante, pur non essendo citati, sono ancora tanti i contenuti intriganti rimasti esclusi da delle fruizioni più cospicue e che avrebbero bisogno di esser scovati con qualche attenzione in più.

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