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5 miniserie che forse non sapevi fossero tratte da una storia vera

In un mondo di trasposizioni e storie di fantasia, sono molti i prodotti audiovisivi che prendono le mosse persino da accadimenti reali. Soprattutto con l’esplosione della serialità digitale, attingere a trame tra le più surreali è una pratica sempre più comune in un mondo in di consumo usa-e-getta. Proprio a fronte dell’assurdità o drammaticità di alcune trame, sfugge alla mente di noi più innocenti spettatori l’idea che tali show per la televisione possano esser basati su accadimenti reali. Che si tratti di narrazioni di successi o di fatti di spiazzante disumanità, molte sono le miniserie che grazie a una notevole rappresentazione di qualità e una storia alla base poco conosciuta si sono ricamate uno spazio tale da sembrare inedite. Partendo dalla stimolante Girlboss, qui cerchiamo di oltrepassare quel muro che si pone tra realtà e finzione, ricordandoci una volta in più di quelle miniserie televisive che spesso ignoriamo siano effettivamente basate su eventi realmente verificatisi, colpa una poca risonanza mediatica di questi o l’eccessiva assurdità della dinamica.

1) Girlboss

girlboss

In pochi sanno che la serie tv Netflix di nicchia Girlboss é in realtà basata sull’autobiografia di Sophia Amoruso che all’età di 22 anni avviò dalle mura della sua camera un e-commerce online su Ebay. Complice il fatto che fosse ancora soltanto il 2006, l’Amoruso è stata tra i primi a cogliere il cambiamento anticipandone l’arrivo e aprendo uno store di vintage clothing e seconda mano che l’ha portata fino ad inaugurare il suo primo vero retail website Nasty Gal.
La storia di Sophia, della sua capacità e determinazione hanno condotto al romanzo autobiografico del 2014 #GIRLBOSS da cui è stata poi ispirata la produzione seriale Netflix che presenta una giovane Amoruso alle prese con l’avvio della piattaforma, mentre cerca di conciliare il tutto con la vita del campus californiano in cui ha studiato.

Quella di Girlboss é una grande storia al femminile ed empowering che ci ricorda che nulla può esser conquistato senza impegno e un’idea fuori dal comune.

If you’re dreaming big, #GIRLBOSS, don’t be discouraged if you have to start small

2) Unorthodox

Unorthodox

È incredibile pensare che la miniserie Netflix Unorthodox sia in realtà ispirata alla storia di Deborah Feldman nata nel 1986 nella comunità chassidica Satmar di Williamsburg. Cresciuta fino all’adolescenza in un contesto di ebrei ultra-ortodossi che vivono secondo principi e regole rigidissime (soprattutto per le figure femminili), Esty (come Deborah) viene data in sposa a un perfetto sconosciuto all’età di 17 anni per poi rimanere incinta una volta diciottenne. In una narrazione in cui è chiaramente rappresentato il modo che la comunità ha di alimentare l’odio verso il diverso, attraverso ferree convinzioni e violenza fisica e psicologica, i rituali e le pratiche descritte nella serie sono veramente messe in atto nella cruda realtà di chi ancora vive sotto tali dettami.

La storia di Deborah ed Esty é quella di due giovani donne segnate da un percorso comune: quello che le porterà a cercare la libertà a Berlino fuggendo dallo stringente contesto che le imprigiona e condanna per il solo fatto di esser donne.

3) Unbeliavable

unbelievable

Non tutte le storie sono inspiring e positive come quella proposta da Girlboss. Credibile o incredibile, Unbeliavable é tra le miniserie Netflix meglio riuscite, capace di dare nuova e autentica identità a una serie di fatti realmente accaduti. Da ciò prende le mosse la storia di Marie, adolescente accusata di mentire su una presunta violenza sessuale subita da uno sconosciuto introdottosi nella sua abitazione. Il detective incaricato del caso la spinge a confessare e credere di non aver subito alcun abuso, premendo su una psiche già scossa e traumatizzata da un evento che ha sconvolto la realtà e percezione della protagonista.

In pochi sanno che la miniserie (il cui titolo gioca col surrealismo dei fatti e la poca fiducia attribuita alla giovane) trae origine dal saggio A False Report, a sua volta basato su una serie di segnalazioni, soprattutto a opera di T. Christian Miller e Ken Armstrong, su una successione di stupri avvenuti nel Colorado e nello stato di Washington. La ricostruzione televisiva ha dell’incredibile: attraverso una trasposizione crudele e angosciante Unbeliavable ci spiazza e fa sentire impotenti.

4) The Act

the act

Quella di The Act é l’ennesima storia di una serie di accadimenti talmente surreali da farci dimenticare i fatti veritieri che se ne pongono alla base. Complice una rappresentazione acida, prende concretezza la storia che ha portato la giovane Gypsy Blanchard a uccidere la madre per conquistare indipendenza dal rapporto tossico che l’ha vista imprigionata e abusata per ben vent’anni. Infatti, nel 2015 venne ritrovato il corpo senza vita di Dee Dee Blanchard, omicidio commesso dalla figlia e dall’amante di questa. Gypsy ha commesso il disperato gesto perché portata all’esasperazione dalla prepotenza della madre affetta da Sindrome di Münchhausen per procura. Dee Dee ha per anni falsato le cartelle cliniche della povera bambina, dichiarandone dei presunti disturbi. Per supportare la propria tesi, la donna ha arrecato perpetuamente danni fisici e psicologici alla vittima con l’intento di farla passare disabile e malata cronica. Gypsy è stata così sottoponendola a interventi chirurgici e cure farmaceutiche innecessarie, permettendo alla madre di ottenere anche l’aiuto di molte organizzazioni benefiche.

Quella di The Act è una storia talmente surreale da condurre a una miniserie Hulu spiazzante che riprende la disperazione di una vita plagiata e controllata come poche.

5) Alias Grace

alias grace

Andando più indietro nel tempo rispetto alla ottimistica storia di Girlboss o alla macabra vicenda di The Act, Alias Grace è liberamente ispirata a fatti realmente accaduti. La miniserie riprende l’omonimo romanzo di Margaret Atwood che a sua volta si basa sugli omicidi di Sir Thomas Kinnear e dell’amante Nancy Montgomery, avvenuti nel 1843 in Canada.
La trasposizione di CBC racconta di Grace Marks, una domestica immigrata dall’Irlanda in Canada, e di come venne arrestata perché accusata di aver ucciso il datore di lavoro. Nonostante innocente, la vera storia di Grace termina con la reclusione della donna per quasi trent’anni. Imprigionata nel 1843 a soli sedici anni, venne scarcerata solo nel 1872, mentre l’effettivo esecutore del crimine venne condannato a morte solo successivamente.

Alias Grace presenta, come molte fiction e storie per la televisione, alcune dissonanze e derive di fantasia all’interno della sua narrazione, ma proprio a fronte del gran tempo passato dal verificarsi dei fatti, in molti ignorano la vera vicenda che ne é alla base della storyline televisiva.

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