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Emily in Stazione Termini – La protagonista di Emily in Paris sbarca a Roma

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Vi siete mai chiesti cosa sarebbe successo se Emily Cooper (Lily Collins), invece che essere spedita a Parigi dal Gilbert Group, fosse stata mandata d’urgenza in un’altra grande città? E se quella città fosse stata proprio Roma? Se Emily in Paris (qui la recensione della seconda stagione) si fosse trasformato di botto in Emily in Stazione Termini? Forse la nostra giovane statunitense avrebbe trovato un’accoglienza più calorosa. D’altra parte si sa, i romani sono famosi per il loro spirito gioviale, mica come i francesi. Ma prima di sistemarsi nel cuore della capitale e sperimentare così la simpatia dei suoi cittadini, avrebbe dovuto affrontare numerose sfide. Prima fra tutte – non certo impresa di poco conto – quella degli spostamenti. Perché prendere un taxi quando puoi esplorare Roma fin dal primo giorno, goderti il viaggio della speranza e dire così di essere sopravvissuta al grande caos dei trasporti pubblici romani?

E quale modo migliore di immergerci nella prima giornata romana della nostra allegra e dolce protagonista, se non quello di narrare le sue peripezie in un semplice ma efficace romanaccio?

*Si ricorda che quanto segue nell’articolo è frutto di un insano e ironico viaggio mentale della redazione di Hall of Series*

Ce piace pensà che la vera avventura de Emily a Roma abbia inizio dar centro nevralgico della metropoli, quer luogo in cui tutti i turisti, i pendolari, gli studenti in crisi, i romani (e probabilmente metà degli abitanti der pianeta terra) so’ passati almeno ‘na vorta nella vita. Dall’aeroporto de Fiumicino Emily, in uno sgargiante abito giallo semaforo, prenne tutta trafelata un treno che er tabellone segna esse diretto a Roma Termini, trascinando le sue valigie ingombranti e appariscenti.

emily in paris

La immaginamo emozionata e ar tempo stesso impaurita pe’ l’inizio di questa nuova esperienza. La vedemo intenta a controllà la bacheca der suo nuovo profilo Instagram (che pe’ l’occasione ha creativamente ribattezzato @emily_inStazioneTermini) e a scattà na foto ar binario 25 appena scesa dal treno. Pe’ chi non lo sapesse, er binario 25 a Roma Termini sta un po’ in c**o, e annà da n’capo all’artro della stazione è come fasse a piedi la Muraja cinese cercando de schivà la folla come a n’concerto dei Metallica.

Ma finalmente Emily è nella capitale d’Italia, in una delle città più ricche de storia e arte de tutto er monno. Cosa potrà mai annà storto?

Non fa in tempo a pensallo e a staccà la mano da una delle valigie pe’ fasse ‘na foto da influencer alla stazione, che la folla de persone presenti sur suo stesso treno fluisce rapida come n’fiume n’piena verso l’uscita dei binari e qualcuno je sbatte addosso, facenno cadé pe’ tera la valigia sua. Tra le imprecazioni e i “e levete dar ca‘” der simpatico signore sulla sessantina in ritardo a lavoro, Emily se china a raccojela e quarcuno je urta l’artra valigia. Decisamente n’ottimo inizio, pensa. Ma la giovane originaria de Chicago non se lascia scoraggià da n’paio de ‘ndividui scontrosi. Recuperati a testa arta i trolley se fa trascinà dalla folla fino all’uscita dei binari.

Ma aspetta… cosa vedono i suoi occhi? ‘N negozio de Victoria’s Secret! Perché non entrà e approfittanne per scattà quarche artra foto e comprasse du’ cosette? E oh mio Dio, ma quello è proprio MAC Cosmetics? Magari giusto n’giretto. Il suo sguardo se sposta da n’punto vendita all’artro co’ la stessa rapidità de quello de n’gatto che ‘nsegue er puntino rosso der laser.

E ‘nfatti, tre vestaglie da notte, du’ reggiseni de pizzo e du’ tinte labbra dopo…

Pe’ arrivà fino alla I. M. d. C. Group (I mejo der Colosseo – Damo vita alla mejo pubblicità de Roma dar 1989), agenzia pubblicitaria acquisita da Gilbert Group nei pressi, appunto, der Colosseo, Emily dovrebbe prenne la metro B, e se dirige quindi verso la biglietteria pe’ acquistanne uno ma scopre, dopo quarche goffo “no ticket, go down“, che i biglietti pe’ a metro so’ reperibili solo alle macchinette der piano de sotto. Se dirige verso e scale mobili ma viene prima placcata da n’uomo sulla quarantina che je fa: “Ciao bella, spero che tu non sia una de quelle che c’hanno i pregiudizi verso i giovani che so stati n’carcere, perché semo bravi ragazzi noi de Rebbibbia e tutti sti braccialetti che vedi l’avemo fatti noi. Due a 10 euro e so regalati guarda, comprali così c’aiuti a campà che c’avemo moje e fiji da sfamà pure noi.” Avoja a faje capì che Emily, purtroppo, non parla italiano, figuramose il romanaccio.

emily cooper

Non se sa come, però, dopo avé liquidato er signore e essese goduta la vista de n’artro signore ancora che delizia tutti cor classico spettacolo dello sputo pe’ tera, riesce a sguscià via e a scenne ar piano di sotto. Seguì le indicazioni pe’ la metro non dovrebbe esse difficile, non so mica 14 linee come a Parigi! Come ce se po’ perde? Pensa ‘ngenuamente lei. Ma io dico no, fateve n’paio de domande, perché non credo sia n’caso che se dica “cercà Maria pe’ Roma“. Anche solo pe trovà l’entrata giusta della metro B serve ‘na laurea in ingegneria edile, perché a Termini sai da do’ entri ma non sai mai da do’ esci.

Se segui le indicazioni pe’ la metro B fino alla fine, poi non se sa come, dopo avé giocato a “schiva i cugini de’ Spadino che te vonno a tutti i costi aiutà a comprà er biglietto della metro alle macchinette”, te ritrovi sulla banchina n’direzione Anagnina. Quindi come er Pollicino de Charles Perrault, te conviene sempre seminà molliche de pane perché almeno poi riesci a ritornà sui tuoi passi e forse, e dico forse, alla fine trovi la banchina giusta. Perché alle scale piace cambià anche a Roma Termini, quanno non so chiuse pe’ lavori. Spiegatejelo voi però a Emily Cooper, co’ du’ valigie, ‘na borsa e tre buste (per non parlà der telefono sempre a portata de serfie).

Che ‘nvece de annà verso Laurentina finisce pe rimané bloccata tra la calca de gente de Chiesa e gruppi de turisti polacchi sulla metro A, schiacciata come ‘na sottiletta tra l’ascella de uno e l’alitosi de n’artro. Eppure, la giovane je riesce a chiede, tappandose er naso pe’ la puzza de sudore che aleggia serena e indisturbata nell’aria, se quella è la metro B.

Alla fine, Emily, demoralizzata e vagamente sudata pure lei, scenne alla prima fermata disponibile e torna ‘ndietro. Stavorta ricompare a Termini e riesce a uscì dar labirinto de corridoi. Ritrova e molliche de’ pane che aveva seminato e prenne finarmente a metro B, dirigendose ar Colosseo. E dopo tanti sforzi arriva ner buco de monolocale che l’agenzia pubblicitaria sua j’ha pagato, spacciandolo pe’ ‘na casa de lusso. E pensà che lei sognava quegli appartamenti giganti che se ponno permette solo i pariolini.

Me sa che però, pe’ arrivacce senza traumi, era mejo se prendeva n’taxi.

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