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15 Citazioni delle Serie Tv che ti faranno vedere la vita con maggiore cinismo

Cinismo: Comportamento da persona cinica; impudente ostentazione di disprezzo verso le convenienze e le leggi morali e verso tutto ciò che è nobile e ideale: agire con freddo c.; mi ha urtato il c. delle sue parole. Questa è la definizione a una delle condizioni più disilluse con cui abbiamo mai avuto a che fare. C’è chi pensa che questa non si altro che un’arma di difesa, chi l’unico modo per sopravvivere rimanendo comunque integro e, per ultimo, chi non comprende perché sia necessario farsi carico di tale negatività. Tra cinici e sognatori la ragione sta nel mezzo, ma c’è una cosa che li accomuna più di ogni altra: entrambi utilizzano i fatti quotidiani per dar ragione alla loro condizione. Se un sognatore becca 10 euro per la strada penserà a quanto sia stato fortunato, mentre il cinico a quanto sia facile perdere qualcosa. Il mondo delle Serie Tv ha lasciato la stessa quantità di spazio a entrambe le categorie, arricchendole con personaggi capaci di caratterizzare quella condizione, di darle un volto. Il cinismo rappresentato all’interno di queste Serie Tv è spesso stato in grado unirci più dell’ottimismo perché riusciva a raccontare degli sprazzi di vita quotidiana con un occhio critico capace di mostrare la nostra insoddisfazione. Spesso questo è avvenuto grazie all’arte della parola. I personaggi, con le loro citazioni, riuscivano a concretizzare i nostri pensieri disillusi, riuscendo così a diventare qualcosa di più vicino a noi. Immaginarci nelle vite perfette è difficoltoso, riconoscerci nella negatività e nell’insoddisfazione è molto più immediato. Per questo stiamo per fornirvi 15 citazioni ciniche tratte da Serie Tv che sono state in grado – con l’ausilio di queste parole – di raccontarci qualcosa in cui spesso ci siamo riconosciuti.

Da Scrubs a True Detective fino ad arrivare a Twin Peaks: ecco 15 citazioni che vi faranno vedere la vita in maniera cinica e, purtroppo, a volte anche vera.

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“L’universo è solo un vuoto crudele e indifferente, la chiave per la felicità non è trovare un significato, ma tenersi occupati con stronz*te varie fino a quando è il momento di tirare le cuoia”

Nessuno completa nessuno, non è un concetto reale. Se hai la fortuna di trovare qualcuno che riesci a sopportare, stringilo forte e non lasciarlo più.

BoJack Horseman, l’acclamata serie animata Netflix, ha raccontato con – l’ausilio di queste parole – due condizioni estremamente difficili: la prima si riferisce alla difficoltà che viviamo durante la nostra complicata ricerca della felicità, la seconda riguarda invece il complesso sistema dei rapporti. Sia nella prima citazione che nella seconda comprendiamo che spesso ci ritroveremo costretti ad accontentarci e ad assecondare qualunque cosa ci capiti. Tenerci occupati sarà fondamentale per riuscire a non essere sopraffatti da tutta la negatività che ci circonda. Fermarsi un attimo significa prendere totale coscienza di qualunque punto debole. Per quanto sia un’azione di cui non possiamo privarci perennemente, questo ci permetterà di respirare e di non fondare la nostra esistenza su un obiettivo così complesso e delicato come quello di ritrovare la felicità. Spesso cercare la serenità prima della felicità è la chiave giusta.

Anche per i rapporti in un certo senso vale la stessa cosa. Non possiamo pretendere di definirci completi o felici solo grazie all’ausilio di una terza persona. I nostri legami possono essere fondamentali, ma non possono sempre salvarci, quello sta a noi. Il nostro compito nei confronti dei rapporti è cercare di renderli continui, anche quando facciamo di tutto per distruggerli con la nostra auto-distruzione, il filo conduttore che ha spesso complicato la nostra essenza.

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Credo che la coscienza umana sia un tragico passo falso dell’evoluzione. Siamo troppo consapevoli di noi stessi. La natura ha creato un aspetto della natura separato da se stessa. Siamo creature che non dovrebbero esistere per le leggi della natura.

Siamo delle cose che si affannano nell’illusione di avere una coscienza. Questo incremento della reattività e delle esperienze sensoriali è programmato per darci l’assicurazione che ognuno di noi è importante, quando invece siamo tutti insignificanti.

A True Detective non è servito molto. Potremmo quasi dire che gli sia servita soltanto una macchina. Una volta ottenuta questa, il fiume di pensieri riguardanti la condizione umana è partito e non si è più fermato. Ogni giorno compiano un’innumerevole quantità di azioni pensando che quelle saranno la chiave. Pensiamo saranno in grado di salvare noi stessi e il mondo, non capendo che a volte non contano nulla. Fatichiamo, facciamo del nostro meglio per ripulirci la coscienza e andare a dormire consapevoli di essere delle brave persone, gente di cui il mondo non potrebbe mai fare a meno. Vogliamo essere necessari, vogliamo che ogni nostro sforzo valga tutto, ma la verità è che spesso muore con noi. True Detective utilizza la criminalità e la brutalità per far comprendere ognuno di questi concetti esistenzialisti, fornendoci una lezione di filosofia che spesso tendiamo a non ascoltare.

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I rapporti non funzionano come li vediamo in televisione o al cinema: lo faranno? Non lo faranno? Poi lo fanno e sono felici per sempre… ma figurati! Nove su dieci si mollano perché non sono ben assortiti fin dall’inizio, e la metà di chi si sposa divorzia comunque. Glielo dico subito: nonostante tutto non voglio passare per cinico, perché non lo sono. Sì, è vero: io credo che l’amore serva soprattutto a vendere molte scatole di cioccolatini e, sa, in certe culture, una gallina. Mi dia dell’ingenuo non fa niente. Perché, in fondo, continuo a crederci. In buona sostanza, le coppie veramente giuste sguazzano in mezzo stessa merda di tutti gli altri, la grossa differenza è che non si lasciano sommergere. Uno dei due si farà forza e ogni volta che occorre lotterà per quel rapporto. Se è giusto, e se sono fortunati, uno dei due dirà qualcosa ogni volta che occorre lotterà per quel rapporto.

Il Dottor Cox è uno dei personaggi che più, all’interno di Scrubs, ha raccontato uno spaccato di vita quotidiano legato ai sentimenti. Alla coppia protagonista di Scrubs, io preferisco questo monologo. Ogni parola pronunciata da Cox porta il peso di raccontare la realtà dei rischi dei legami: un giorno ti fanno sentire un supereroe, e un altro il cattivo. Ognuna di queste parole spiega come sia semplice perdersi, di quante variabili possano mettersi contro una coppia, e non importa quanto amore ci sia. L’amore a volte non basta, ci vuole anche altro. Non è il primo passo che conta, ma quelli successivi, quando ormai si sta insieme e bisogna mantenere tutto quello che è stato creato fino a quel momento.

Sguazzare nella m*erda è comune, riuscire a tirarsi fuori da lì lo è decisamente meno.

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Se davvero si potesse parlare dei sentimenti allora li chiamerebbero parla-menti

Dal vangelo secondo Nick Miller arriva una perla che permette di scoprire uno degli aspetti che più caratterizzano il suo personaggio. Con questa frase, infatti, scopriamo che Nick non ha mai avuto alcuna intenzione di ammettere i propri sentimenti, decidendo così che il miglior piano d’attacco in questi casi si traduce nel fuggire dalle proprie responsabilità e da ciò che si prova. Come vedremo durante la serie, il suo personaggio cercherà di non essere un’eccezione a questa regola, cosa che gli causerà non poche difficoltà nel gestire i rapporti. Eppure, nonostante tutto, una parte di ciò che ha detto non può che confermarsi reale. Ammettere i propri sentimenti non è e non sarà mai qualcosa di semplice. Questi rappresentano la parte più intima di ognuno di noi e parlarne con un certo tipo di controllo è un’operazione che richiede parecchio tempo, fiducia e coraggio. Forse starsene un po’ zitti a volte non è un’idea da scartare. Lo sappiamo, Nick.

It’ll pass

Che botta. Che botta Fleabag, che botta questa scena, che botta questo finale. Abbiamo vissuto per due stagioni le sue intricate vicende, e veniamo salutati così: con un ti passerà. Indelicato, spiazzante, cinico, ma reale. Durante la nostra esistenza ci siamo innamorati e poi siamo stati lasciati. In quei momenti giuravamo che saremmo morti per quel dolore, che non lo avremmo mai potuto superare. Ma poi, un giorno, qualcosa è cambiato. Se ce lo chiedessero non sapremmo neanche dire quando sia successo. Quel che conta di questa storia è che un giorno ci siamo svegliati e abbiamo compreso che non saremmo morti. D’amore non si muore, anche se viviamo di questo. Non si muore. Lo diceva anche Troisi: quel che conta è la salute. E ora, qualche anno più tardi, lo ha detto anche lui, l’amore impossibile di Fleabag. Glielo ha sussurrato sorridendo, prima di andar via. Come a dire che sì, è finita. Ma non facciamone una tragedia. Passerà.

C’è una certa tristezza in questo mondo, poiché ignoriamo molte cose. Sì, ignoriamo molte belle cose. Cose come la verità. Pertanto, la tristezza della nostra ignoranza è molto reale. Le lacrime sono vere. Che cosa sono le lacrime? Ci sono persino piccoli condotti, i condotti lacrimali, per produrre queste lacrime, in caso di tristezza. Poi, il giorno in cui la tristezza ci colpisce, ci chiediamo: “Chissà se questa tristezza, che mi fa piangere, chissà se questa tristezza che mi spezza il cuore avrà mai fine?”

A questa domanda, la signora Ceppo, risponde che sì: ci sarà una fine. Eppure nulla di questa frase fa pensare all’ottimismo. L’esasperazione e la malinconia fanno passare la sua risposta affermativa in secondo piano, costringendoci a pensare a tutto quello che non va. Se la fine a tutto questo arriverà, noi non riusciamo a immaginarcela per quanto sembra lontana. Twin Peaks in questo senso non ci ha mai illusi. La serie capolavoro del magistrale David Lynch, d’altronde, ha raccontato in modo cinico e spietato il vissuto di una cittadina fatta di abitanti sempre attenti a custodire per bene i propri segreti, evitando così di essere mangiati da questi ultimi. Nessuno può davvero evitare che questo accada, e Lynch lo sa bene. Per questo ha utilizzato la follia, l’esasperazione, l’ipocrisia e l’inspiegabile: aveva bisogno di diversi strumenti per andare a fondo. E’ così che nasce un capolavoro.

Il motivo per cui non ha provato quel tipo di amore è perché non esiste. Quel tipo di amore è stato inventato da quelli come me per vendere calze. La verità è che nasci solo e muori solo, e il mondo ti sommerge di regole per fartelo dimenticare. Vivo senza pensare al domani, perché il domani non esiste.

Se sei una persona ottimista, per te Don Draper rappresenterà Satana in persona. La malinconia, il suo sentimento preferito, lo aiuta nel vivere una vita in cui rimorsi e rimpianti non solo diventano il suo pane quotidiano, ma anche il suo pasto preferito. Don pretende la malinconia, è l’unica relazione stabile della sua vita. Con queste parole cerca di raccontare la sua visione disillusa e cinica sulla vita paragonandola soltanto a qualcosa che si compie giorno per giorno, e non a un percorso. Non puoi chiedergli qualcosa che vada oltre le due ore, perché per Don sarebbe un tempo troppo lontano. Il tempo rende inutile progettare qualcosa che, per quanto ne sa, potrebbe non avverarsi mai. Questa è la vita di Don Draper.

Finalmente ho ritrovato me stesso. Totalmente inadeguato, sempre insicuro, paranoico e nevrotico. E’ un piacere

Seinfeld è sempre stata considerata come la Serie Tv in cui i personaggi non evolvono, non vanno avanti, non imparano e non fanno i conti con la propria coscienza. Quanto detto è reale – queste sono davvero le condizioni di ognuno dei protagonisti – ma ciò non implica che ogni cosa che dicano non abbia un impatto sulla nostra vita. Le parole con cui George, in questo caso, descrive se stesso sono le stesse che molti di noi utilizzerebbero per descriversi. Le paranoie oramai sono il sale della vita, l’insicurezza e la nevrosi i loro effetti collaterali. Sì, sì. Stai parlando di noi George. Totalmente inadeguati, paranoici, insicuri e nevrotici: eccoci qui!

Desideriamo stronz*te che neanche esistono e siamo stufi di farlo. Dovreste darci voi qualcosa di reale, ma non potete, giusto? Perché ci ucciderebbe. Siamo talmente apatici che potremmo impazzire. C’è un limite alla nostra capacità di meravigliarci, ecco perché fate a pezzi ogni cosa bella che vedete. E solo a quel punto la gonfiate, la impacchettate e la fate passare attraverso una serie di stupidi filtri, finché di quella cosa non rimane che un mucchio di inutili luci

Black Mirror fonda la sua intera esigenza narrativa sul cinismo. Come se non avesse altra necessità che quella di raccontare in modo estremo quello che stiamo facendo, Black Mirror descrive i disastri che siamo diventati. La telecamera della serie cult si avvicina alle nostre azioni talmente tanto da farci vedere che cosa accadrebbe se continuassimo questo gioco al massacro. Per questo motivo sì: possiamo considerare Black Mirror come una realtà parallela fantascientifica, ma credere che racconti qualcosa lontano da noi significa non aver compreso il tipo di serie che abbiamo di fronte.

Tutto quello che so è che la vita non è un romanzo di Nicholas Parks

Euphoria cresce, e con lei tutti i suoi personaggi. Sono bastate due stagioni per creare un’evoluzione, una rivoluzione. Ognuno di loro è cresciuto, e ora fa i conti con ogni cosa che lo riguardi. Passato, presente. Non importa quando. I personaggi di Euphoria fanno a cazzotti con questo estremo bisogno di arrivare a un punto in cui la bomba finalmente esplode e tutto si distrugge. Guardare questo nuovo cult adolescenziale significa farsi spazio all’interno di un mondo in cui non si è mai troppo piccoli e ogni momento è quello giusto per ferirsi. L’età non conta, il momento della vita in cui sei non conta. Se una bomba deve esplodere, esploderà senza guardarti in faccia. Quindi no: la vita non è un libro di Nicholas Parks, ma questo non vale solo all’interno del mondo di Euphoria, purtroppo.

Lo fanno sembrare così facile: stabilire una relazione con gli altri esseri umani. Come se non sapessero che è la cosa più difficile del mondo.

Che un tipetto come Dexter abbia difficoltà nel stabilire delle relazioni umane potrei anche capirlo, ma non possiamo sviare questa faccenda: è vero. Ha ragione lui. Stabilire una relazione umana è uno sport olimpico in cui basta un solo errore per mettere a repentaglio tutta la fatica e i progressi fatti fino a quel momento. Uno sbaglio, e tutto va via. Ci sono delle volte in cui stabilirla sembra più semplice, ma il difficile arriva quando si tratta di mantenerla. In qualsiasi maniera la si ponga, Dexter ha fatto strike con questa frase, aprendo le porte a una questione che spesso si configura come una delle più tristi e disastrose da affrontare.

Una bugia è soltanto una bella storia che qualcuno rovina con la verità

Forse non sarà la frase più politicamente corretta che qualcuno potesse dire ad alta voce, ma se qualcuno è anche Barney Stinson le cose assumono un significato ancora più intenso. La battaglia tra chi sostiene che le menzogne non vadano mai raccontate e tra chi si batte per far riconoscere la loro funzionalità non è ancora giunto al risultato finale, e forse non lo raggiungerà mai. Il compromesso – per quel che possiamo saperne – risiede nelle bugie bianche: non hanno cattive intenzioni e hanno come unico compito quello di non ferire qualcuno. Non sappiamo se Barney avesse la stessa idea a riguardo – o forse lo sappiamo, ma meglio far finta di niente – però di certo, con questa frase, ha aperto le porte a una prospettiva interessante.

Tesoro, il tatto è per le persone che non sono abbastanza intelligenti da essere sarcastiche

Poche semplici parole: il sarcasmo salverà il mondo.

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