Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sul finale di Scrubs
“Come medico devi accettare il fatto che quello che facciamo qui ha un solo scopo: guadagnare tempo. Cerchiamo di prolungare la partita, nient’altro; ma poi finisce sempre allo stesso modo”.
È una partita a scacchi che eviteremmo volentieri, la stessa che affronta Antonius Block ne Il Settimo Sigillo. Giochiamo, giochiamo sempre. È, purtroppo, nella nostra natura. Ma la Morte prevede ogni mossa: è, purtroppo, nella sua natura. E alla fine trionfa, abbandonandoci tra le braccia dei ricordi custoditi dalle persone più importanti. Eppure giochiamo lo stesso. Prendiamo tempo, facciamo di tutto per vincere le battaglie ed evitiamo di pensare troppo alla guerra che si concluderà con una disfatta. In pratica, viviamo. Teniamo testa all’avversario più ostico, finché possiamo. E ci auguriamo di incontrare sulla nostra strada un medico come Perry Cox, un medico preparato e lucido. Capace di trasmettere una grande verità con malinconica disillusione.
Aveva avvisato J.D. e ognuno di noi fin dal quarto episodio della prima stagione di Scrubs: l’unica vera missione è distrarre la morte e accettarla per quello che è. Anche se non è facile. Anche se può portarti via il migliore amico. Oppure l’infermiera che ti ha accompagnato per tantissimi anni. Sennò un paziente, uno su tre. Perché ogni volta è la stessa storia, ma in fondo non ci si abitua mai. Non ci si può scansare: il cazzotto arriva sempre, puntuale. Eppure è possibile prenderla in giro. Ironizzare, sorridere anche nei momenti più bui. Non dimenticarsi mai di dedicare del tempo a se stessi, perché la vita è solo una e va vissuta senza rimpianti. Soffrire quando arriva la botta, senza farsi mettere al tappeto. Come ha fatto Scrubs per otto anni, fino all’ultimo istante. Nella fantasia più bella della storia delle serie tv.
Il vero “villain” di Scrubs è uno, solo uno. E pur avendo avuto a disposizione poche inquadrature e pochissime battute, ha sempre lasciato il segno indelebilmente. La Morte è stata presente in ogni momento, in un modo o nell’altro. E non poteva non esserci (fisicamente) anche nell’indimenticabile chiusura dell’ottava stagione. L’avevate mai notato? La Morte non è rimasta ferma alla partita a Forza 4 con J.D.: l’ha salutato anche nel momento dell’addio al Sacro Cuore. Se osservate bene il frame, infatti, noterete tra i vari personaggi, riuniti immaginariamente un’ultima volta per regalare un omaggio al grande protagonista, anche la Morte. Passa inosservata, ma c’è. È in fondo al corridoio, vicino alla porta. Silenziosa e imperscrutabile, come sempre.
È vero: è solo un easter egg, ma Scrubs ci ha insegnato meglio di qualunque altra serie che si può essere serissimi anche attraverso il divertimento. E in un contesto del genere quello che è un semplice scherzo dei produttori assume un significato più profondo. La Morte, sconfitta più volte dalla dedizione infinita di un gruppo di medici straordinari, non sparisce mai. Nonostante tutto rimane sempre là, accozzata comodamente alla porta d’uscita dell’ospedale. Anche dopo otto anni. Pronta ad entrare in azione quando e come meno ce l’aspettiamo. Scrubs, dal canto suo, l’ha affrontata con grande originalità e profondità, sull’imprevedibile falsariga del grande Bergman. E l’ha salutata con una chicca sconosciuta ai più. L’ennesima di una lista lunghissima che forse non finirà mai.
Antonio Casu
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