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Bufalo: l’animale fedele di Romanzo Criminale

I personaggi di Romanzo Criminale sono così ben fatti, dalla scrittura fino all’interpretazione, che entrare in empatia con loro diviene naturale. Sono tremendamente umani e ambiziosi, forti ma allo stesso tempo vulnerabili, freddi in alcuni casi e passionali in altri. Esattamente come noi. Amano, vivono, sognano, ridono, piangono, temono, dubitano. Esattamente come noi. Sono ragazzi che delineano e raccontano ogni aspetto della psicologia criminale, andando oltre l’essere dei semplici personaggi di una serie tv. Senz’altro spicca il triumvirato composto dal Libanese, dal Freddo e dal Dandi. Tuttavia c’è un’altra figura sullo sfondo, estremamente importante e di cui si dice troppo poco. Stiamo parlando del Bufalo.

Colui che apre Romanzo Criminale, urlando fieramente:

“Io stavo col Libanese!”

Breaking Bad

Quel Claudio Sabatini il cui soprannome non può essere più azzeccato. Perché il Bufalo è un vero e proprio animale. Furioso, testardo, introverso, brutale, schivo, violento. È diretto, non si perde in chiacchiere. La rabbia furente che lo incendia da dentro muove tutte le sue azioni, insieme alla profonda devozione che prova verso il Libanese. Dal momento in cui l’ha aiutato contro il Pomata e l’ha accolto quando nessuno lo aveva fatto: quello è stato l’inizio di un’amicizia lunga e duratura, di una lealtà mai messa in discussione. Perché, proprio come un animale, è fedele il Bufalo. Sarà pure un ultimo, la feccia della società, un ignorante, ma conosce il valore dell’amicizia e il senso di appartenenza a qualcosa di più grande di lui.

Libano è il suo punto fermo, la sua ancora alla realtà, il suo rimedio contro la rabbia e pure la miccia che può accenderlo. Loro due sono quelli dell’azione, non del famo domani. Entrambi istintivi, impetuosi, violenti, con un sogno nel cassetto e una voglia di rivalsa grande come tutta Roma. E con quel desiderio enorme di imporre il loro impero in una città che non “s’a pijerà mai nessuno, perché Roma nun vole capi”, senza però capire le regole del potere e l’importanza del compromesso.

Proprio il non stare al passo con gli altri, per un motivo o per l’altro, decreta la loro fine in Romanzo Criminale.

Romanzo Criminale

Con la morte del Libanese in Romanzo Criminale Bufalo perde la sua stella polare. Il guinzaglio si scioglie, non c’è niente che possa frenarlo. Freddo ci prova a legarlo, a contenerlo, invano. Non può accettare l’uscita di scena di Libano, non può sentire qualcuno parlare male del suo più caro amico: nessuno viene risparmiato dalla furia di Bufalo, Beato Porco lo sa bene. Vendicare Libano e dare al Re di Roma la sepoltura che merita sono tutto ciò che gli interessa. Allora agisce d’impulso: ruba la sua bara mentre in sottofondo risuona Total Eclipse of The Heart di Bonnie Tyler. Una canzone che rende la scena toccante, struggente: perché il mondo del Bufalo è racchiuso tutto in quella cassa.

Adesso ce n’è uno nuovo, diverso, che non riconosce: il mondo del Dandi.

Niente più lealtà, onore, famiglia, amicizia, unione. L’universo del Dandi è fatto di ambizione sfrenata, accordi con i potenti, compromessi, ascesa sì ma in solitaria. Un luogo in cui un uomo semplice come il Bufalo è presente ma che non gli appartiene.

Del resto lui e il Dandi sono agli antipodi. Pur conoscendosi da una vita, non hanno niente in comune. Le loro ambizioni sono diverse, i valori in cui credono sono rette parallele che non si incroceranno mai, il loro modo di affrontare la vita non potrebbe essere più lontano. Quella piccola buca che c’era tra loro due, con la morte del Libanese, diviene una voragine incolmabile. Un rapporto conflittuale che si trasforma in una guerra quando Dandi lo tradisce. E tradimento non è una parola che esiste sul vocabolario del Bufalo.

Romanzo Criminale

Il rancore verso il Dandi cresce così tanto che lo spinge a evadere dall’ospedale psichiatrico per coronare finalmente il suo desiderio di vendetta. Ma l’uccisone di De Angelis lo condanna a un destino peggiore della morte per uno come il Bufalo: la solitudine.

Perché durante la vita le cose cambiano, si evolvono, mutano a tal punto che non le riconosciamo più. Le scelte diventano sempre più difficili, i rimpianti sempre più presenti, i ricordi sempre più opprimenti. Proprio da quelle memorie, da quel passato che dovrebbe rimanere nel passato così da poter vivere il nuovo, Bufalo non riesce a staccarsi. Alla fine di Romanzo Criminale è un relitto di quella stessa storia con la quale non vuole scendere a patti. Entra nel vecchio bar della Magliana, quel locale che era stato come una seconda casa. Con gli occhi di oggi vede i momenti di un tempo. Ci sono tutti i suoi amici: Libano, Freddo, persino Dandi. Sono così giovani, forse anche un po’ stupidi nella loro inesperienza, con lo sguardo sognante e ambizioso, con tutta la vita davanti. Sono liberi, liberi di scegliere quello che vogliono fare della loro esistenza. Liberi di scegliere la libertà.

Sono spensierati, non si accorgono dell’arrivo della polizia. D’altronde, come dice Libano: “Aò, Bufalo! E che me ponno fa? Io so’ morto!”.

Romanzo Criminale

Sono fantasmi, ormai non temono niente, non lottano più. Non serve. Sono morti così come il Bufalo, ridotto a uno spettro che ha continuato a camminare sulla Terra ma che da tempo ha smesso di viverci. Ormai è stanco di quell’esistenza vuota, di quell’agonia incessante e inutile. Li guarda un’altra volta: lo stanno aspettando nel luogo in cui potrà ricongiungersi con la sua Banda. Là dove sono ancora liberi e giovani, i padroni di tutta Roma. In fondo manca solo lui all’appello. E proprio in quel bar, dov’era iniziato tutto, dove avevano deciso di prendersi Roma prima che lo facesse qualcun altro, finiscono le sue sofferenze.

Adesso può chiudere gli occhi, può sciogliere le catene che lo tengono ancorato a un mondo non suo. Può essere libero di tornare da Libano, di sistemare il Freddo, di riunirsi a quel passato che tanto ama. E così si chiude il sipario sul più vero, fiero e leale di tutti i membri della banda e su una vita vissuta intensamente, ma destinata fin dall’inizio a una fine cruenta.

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