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The Act: la recensione della Serie Tv basata sull’omicidio di Dee Dee Blanchard

The Act, serie statunitense uscita in Italia il 28 giugno 2019 su Starz Play e in madre patria su Hulu con Joey King e Patricia Arquette, è basata su fatti realmente accaduti riguardanti Gipsy Blanchard e sua madre Dee Dee Blanchard.

Otto episodi da un’ora circa ciascuno che raccontano la vita di Dee Dee, una madre amorevole e apprensiva, e Gipsy, la figlia appena adolescente malata e in sedia a rotelle. La serie parte dall’anno 2005, madre e figlia si sono appena trasferite in una dimora gentilmente ottenuta grazie a ingenti aiuti dalla comunità dopo che le due avevano perso la propria casa nell’uragano Katrina.

Fin da subito veniamo a conoscenza del forte legame tra Dee Dee e Gipsy, un legame che nasconde atroci verità e e grandi segreti.

The Act

Una donna, Dee Dee, che viene vista da tutti come l’emblema della madre perfetta, una madre che ha sacrificato l’intera vita per accudire sua figlia da tutti i problemi fisici e di salute: attacchi epilettici, incapacità nel camminare, terribile intolleranza allo zucchero, impossibilità di ingerire il cibo solido, leucemia, ritardo mentale e difficoltà respiratorie. The Act, fin dalla prima puntata, ci porta a vedere l’ambiguità nel loro rapporto e nelle varie malattie di Gipsy, motivo per il quale si fatica ad empatizzare con le due.

La prima puntata di The Act procede lentamente verso il racconto di una verità, la prima, che viene svelata alla fine dell’episodio: è notte, Gipsy si alza e cammina senza l’ausilio della sedia a rotelle.

Da quel momento in poi le 7 puntate saranno tutte un racconto (pienamente fedele alla realtà) dell’ossessivo controllo che Dee Dee esercita su Gipsy. Forse però è il caso di chiarire subito una cosa: non possiamo definire The Act come una serie mistery, lo spettatore capisce quasi subito cosa accadrà ed è subito a conoscenza dell’omicidio di Dee Dee e della scomparsa della figlia, quello che non conosce è la dinamica dei fatti.

Minuto dopo minuto il quadro della situazione è chiaro: Gipsy non è malata, non ha alcun ritardo mentale, è in grado di camminare, di ingerire cibo e zuccheri in maniera assolutamente normale ed è in condizione di intendere e di volere. La madre presenta invece la sindrome di  Münchhausen per procura (un disturbo mentale che porta un genitore a inventare e far credere al figlio di avere svariate malattie). Dee Dee ha preso in giro tutti, il vicinato, la comunità che l’ha aiutata e Gipsy. La giovane adolescente scopre pian piano delle verità che non riteneva possibili: tipo che la sua età è falsa in quanto ha 23 anni e non 15.

Inizia da questo momento in poi una battaglia di ribellione da parte di Gipsy che porterà, grazie alla conoscenza online del suo fidanzato, all’omicidio della madre.

The Act

Ciò che salta subito all’occhio di The Act è il suo grande punto di forza: l’equilibrio. La serie si mostra fin da subito ben equilibrata tra la lentezza e il ritmo incalzante, tra la spiegazione dei dettagli (come la testa rasata di Gipsy solo per farla apparire malata) e la voglia di non appesantirla, in una trama che si divide tra il genere thriller e quello psicologico.

I personaggi, sia quelli principali che secondari, sono costruiti bene con le loro peculiarità, i loro vissuti e, cosa non scontata, tutte le loro azioni sono giustificate da un perché. La sceneggiatura appare scritta con grande attenzione e cura dei dettagli non distaccandosi neanche per un attimo dalla vicenda reale accaduta nel 2015, tutto è assolutamente fedele e perfino le movenze dei personaggi appaiono reali: Dee Dee aveva paura che la verità sulla salute mentale della figlia potesse venire fuori e aveva il terrore che Gipsy rispondesse male o in maniera ambigua alle domande che le venivano fatte, motivo per il quale in ogni intervista o visita dai medici teneva la mano della figlia stringendola ogni qualvolta la risposta non fosse stata di suo gradimento.

La serie è autoconclusiva, ha raccontato tutta la storia in otto puntate e per farlo le è bastata una casa rosa (la dimora di Gipsy e Dee Dee) e un cast non così vasto, dimostrazione che per una buona opera non bisogna sempre strafare.

The Act si serve della verità e soltanto della verità per mettere in scena un racconto che ancora troppe poche persone conoscono e che sicuramente avrebbe bisogno di una vetrina più ampia.

Il cast si rivela eccellente e perfettamente calato nella propria parte, Joey King si dimostra capace di distaccarsi da ruoli adolescenziali come quello in The Kissing Booth e si mostra pronta per il salto di qualità e per prodotti più impegnativi. Patricia Arquette, già conosciuta per grandi ruoli anche all’interno del cinema di Scorsese, si cala perfettamente nelle vesti di Dee Dee lasciando trasparire magistralmente la disperazione e la frustrazione di una madre ormai giunta alla pazzia. I personaggi secondari svolgono un ruolo importante nella vita delle Blanchard: Lacey (interpretata da AnnaSophia Robb) è una delle cause principali della ribellione di Gipsy.

La giovane adolescente protagonista vede in Lacey la leggerezza e la bellezza che vorrebbe avere anche lei. L’autonomia e l’indipendenza di Lacey sembrano qualcosa di troppo lontano per Gipsy che si lega alla ragazza vedendo in lei un’amica e il sogno di una vita normale. Grazie al suo nuovo idolo, e alla sua esperienza, Gipsy comincia a navigare su internet con l’intento di trovare un ragazzo, sarà quindi proprio Lacey la più ferita quando la verità sulla malattia di Gipsy verrà a galla, tanto che decide di non andare a trovarla in carcere.

The Act

La madre di Lacey, Mel, è l’unica che non sembra credere fin da subito alla famiglia Blanchard e questo rapporto complicato tra loro porterà la donna alla voglia di verità e spiegazioni.

Ciò che divide il pubblico, e che personalmente ha stizzito anche me, è questa insaziabile voglia da parte di Gipsy di negare ogni tipo di responsabilità fingendosi durante gli interrogatori ancora una bambina. Ciò che traspare sulla base dei fatti è che la giovane ragazza ha usato il proprio fidanzato per fare il lavoro sporco in maniera tale da non macchiarsi le mani, e questo fa di lei un personaggio calcolatore e maligno, motivo che mi ha spinto a non empatizzarci. D’altro canto Gipsy è una ragazza che ha vissuto la sua intera vita sotto il controllo di una madre malata e instabile e il risultato di tutto quello che ha dovuto sopportare e vivere non poteva sfociare nel bene.

The Act, in ogni caso, non si prefigge il compito di sensibilizzare o raccontare una storia in onore della vita complicata di una ragazzina, o quello di far empatizzare il pubblico con il personaggio.

Le otto puntate hanno solo voglia di raccontare la storia delle Blanchard senza alcun tipo di obiettivo emotivo e lo fanno con un certo distacco senza mettere in luce qualità o cattiverie dei personaggi, lasciando fare tutto all’oggettività.

E forse è proprio questa poca ricercatezza della drammaticità che rende The Act una serie godibile sotto ogni punto di vista. La voglia di lasciare la parola solo alle azioni e fatti è tangibile e conquista fin da subito lo spettatore che non si perde mai in luoghi comuni banali e mediocri, senza frasi a effetto o teatralità.

Nel complesso possiamo assolutamente confermare che The Act è una serie che funziona, che fa il suo senza esagerare e strafare e che proprio nel silenzio del suo equilibrio è riuscita a far vincere a Patricia Arquette il Primetime Emmy Award e il Golden Globe. Mica male!

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