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Masters of the Air – La Recensione della miniserie Apple Tv+ che chiude la “trilogia” di Band of Brothers e The Pacific

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sulla serie Apple TV+ Masters of the Air

Ha percorso il suo cammino l’attesissima miniserie Apple TV+ Masters of the Air. L’opera adatta l’omonimo romanzo scritto da Donald Miller e segue la saga intrapresa con Band of Brothers e The Pacific. Torna, quindi, l’ambientazione di guerra aeronautica e tornano anche molte atmosfere che si sono respirate nelle precedenti serie. Dal canto suo, la piattaforma della mela fa di tutto per non deludere le aspettative. Raccoglie l’eredità dei due spettacolari titoli firmati HBO e confeziona una serie tv di altissimo livello, di cui non si sta ancora parlando abbastanza, e che gli amanti del genere non possono che adorare.

Masters of the Air ha tanti pregi. Dall’impianto visivo eccezionale a un comparto sonoro impeccabile, fino a una scrittura di livello. Siamo davanti a un prodotto di altissima qualità, direzionato chiaramente verso un determinato tipo di pubblico. La serie tv firmata Apple rimane orgogliosamente nel proprio campo, si contamina molto poco e questo aspetto può, chiaramente, costituire un ostacolo a chi non è appassionato di narrativa di guerra. La scelta, però, omaggia, anche giustamente, la natura stessa del narrato e finisce per connaturare indelebilmente la serie che, se ostica per chi non mastica il genere, diventa invece un punto di riferimento per chi ne è appassionato.

Masters of the Air: la guerra aerea contro Hitler

Il libro che ha dato l’ispirazione all’opera parla della guerra aerea intrapresa dagli americani contro i tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale. Questo è, in sostanza, il succo di cosa abbiamo visto. La narrazione prende vita a partire dalla primavera del 1943, quando le forze statunitensi rinforzano il loro intervento nel Vecchio Continente. Siamo in un momento decisivo del conflitto, che con l’intervento americano, e il crollo della scellerata campagna di Russia intrapresa dai tedeschi, sta per rovesciarsi completamente. La serie tv ci porta nel cuore dell’aeronautica americana, voliamo insieme ai piloti e combattiamo con loro, viviamo le missioni che via via si trovano ad affrontare.

Masters of the Air conduce lo spettatore fino all’epilogo della guerra. Nelle battute finali i riferimenti storici iniziano a farsi più evidenti. C’è l’avanzata russa verso ovest, il D-Day con l’attacco delle forze alleate al cuore del Reich. Fino ad arrivare al 1945, alla fine della guerra, con la resa incondizionata della Germania. Il tempo scorre, dunque, a ritmo vorticoso, quasi indefinito. La collocazione temporale degli eventi non viene messa in primo piano proprio per conferire quell’elemento di unicità temporale che contraddistingue le missioni dei protagonisti. Ogni volo poteva essere l’ultimo e questa sfumatura temporale, dunque, risulta estremamente funzionale alla natura della materia narrata.

Masters of the Air (640x360)
“Bucky” e “Buck”, due tra i protagonisti della serie

Un trionfo visivo e sonoro

Ciò che colpisce di Masters of the Air, prima di cosa vediamo, è come lo vediamo. La serie di Apple TV+ è una delizia per gli occhi. Le scene di combattimento e di volo si susseguono e sono realizzate con una cura impressionante. Il racconto raggiunge un grado d’immersività impressionante grazie alle numerose scene, molte anche parecchio lunghe, che si svolgono a bordo degli aerei. La scelta di presentare diversi combattimenti in aria in prima persona è funzionale a questa trasposizione dello spettatore, la cui emotività chiaramente cresce grazie a questa immedesimazione.

Visivamente la serie è davvero clamorosa, ma è presente anche una colonna sonora magistrale, capace di accompagnare sempre in modo adeguato sia le battaglie che i momenti emotivamente più coinvolgenti. Il comparto tecnico, insomma, confeziona una narrazione di altissimo livello. Poi, chiaramente, c’è il racconto vero e proprio, e anche lì Masters of the Air non delude le aspettative, tanto da risultare una delle serie tv più viste dello scorso mese.

Una pesante eredità

Prima di addentrarci meglio nelle considerazioni su ciò che abbiamo visto nelle nove puntate di Masters of the Air, è bene ricostruire il quadro dell’arrivo della serie. Come detto in fase di apertura, questa serie va a unirsi alla saga iniziata con Band of Brothers (qui vi spieghiamo perché dovreste assolutamente guardarla) e continuata con The Pacific, incentrata sull’aeronautica americana nella Seconda Guerra Mondiale. Le due serie tv, soprattutto la prima, sono dei veri e propri cult, punti di riferimento assoluti all’interno del genere. Masters of the Air, dunque, arrivava con un carico di aspettative non indifferente.

Proprio in virtù di questa pesante eredità, la serie ha preso tutte le accortezze del caso. Si è dotata di un cast impressionante, capace di contare su nomi come quelli di Austin Butler (che ha subito anche un incidente durante le riprese), Barry Keoghan e Callum Turner. Si è presa il suo tempo per la lavorazione, rallentata anche dalla pandemia. Ha curato alla perfezione ogni dettaglio, per presentarsi in scena con le spalle abbastanza larghe da sopportare il pesante fardello dei suoi predecessori. Non si arriva ai picchi di Band of Brothers, ma possiamo sicuramente dire che Masters of the Air si è fatta degna erede di questa saga ormai fondante della serialità.

Masters of the Air (640x360)
Barry Keoghan in Masters of the Air

Masters of the Air e gli orrori della guerra

Arriviamo, a questo punto, a ciò che va in scena, che è, in sostanza, l’orrore della guerra. La narrazione mantiene sempre il suo occhio parziale sul conflitto, quello dato dall’ambientazione aeronautica, ma comunque non risparmia anche visioni più generiche. La serie è capace di immergerci alla perfezione nel clima della guerra. Si respira quell’entusiasmo esorcizzante, quella fratellanza che si crea quando si rischia, quotidianamente, la vita insieme. Sono evidenti la nostalgia di casa e degli amori lasciati in patria, ma anche la consapevolezza che quel passato è probabilmente perduto per sempre. Masters of the Air, infatti, si sofferma anche sull’aspetto psicologico della guerra, sul trauma che genera la morte, sulla lontananza e lo stress emotivo.

Ci sono tutte queste componenti, e poi chiaramente ci sono i combattimenti in aria, centrali in tutto il racconto.

Nel finale lo sguardo viene lanciato anche sui campi di concentramento, sulle città bombardate. L’orrore non viene mai risparmiato allo spettatore, ma alla fine c’è il trionfo. Ci sono gli aerei americani che sono finalmente padroni del cielo tedesco. Che al posto delle bombe sganciano viveri. Questa è la fotografia che Masters of the Air vuole presentare. Tutta quella morte, alla fine, è stata sconfitta dal trionfo della vita ed è sempre bene ricordare il passato, specialmente in questo periodo storico.

Infine, Masters of the Air riesce ad attutire quel tono sensazionalistico, proprio delle narrazioni di guerra, con la crudezza del conflitto. I toni restano attutiti di fronte alla morte, sempre trattata con rigore e rispetto. Tirando le somme, dunque, la serie tv firmata Apple Tv+ mette in piedi una narrazione di altissimo livello, capace di imporsi senza grossi dubbi nel proprio genere di riferimento. Resta, secondo chi scrive, un titolo più ostico per un pubblico più neutrale rispetto a questo tipo di narrazione, ma all’interno del proprio campo Masters of the Air è una vera e propria gemma.