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Maniaci contro Saguto – La nuova docuserie di Netflix sulle complessità dell’antimafia

Sei episodi, un racconto scorrevole, senza troppi fronzoli. Un tema particolare, delicato, cui non è sempre facile accostarsi con il giusto distacco. Vendetta: guerra nell’antimafia – Maniaci contro Saguto è la nuova docuserie di Netflix, che porta per la prima volta sulla piattaforma un prodotto simile. La serie è stata prodotta dall’italiana Mon Amour Films in collaborazione con la casa di produzione indipendente Nutopia (America: The Story of Us), produttori esecutivi: Nicola Moody, Jane Root e David Herman. Scritta, diretta e prodotta da Ruggero Di Maggio e Davide Gambino, entrambi siciliani, Maniaci contro Saguto si addentra nel complesso e variegato mondo dell’antimafia, mettendone a nudo le incredibili contraddizioni, le zone d’ombra, quel lato marcio e guasto che non dovrebbe appartenergli.

Si tratta di vicende recentissime, conclusesi – seppur solo parzialmente – negli ultimi mesi. Di Maggio e Gambino hanno avuto un accesso esclusivo al materiale trattato. Sono entrati nelle case dei protagonisti, ne hanno seguito da vicino le vicende personali e il percorso processuale. Hanno avuto occasione di intervistarli, di sbirciare nelle loro vite, di attingere a testimonianze dirette dei loro avvocati, dei loro famigliari e delle altre persone coinvolte. Hanno seguito le vicende narrate passo dopo passo, nel corso di diversi anni. Parte del materiale video risale addirittura al 1995, quando ancora gli sviluppi dei due casi erano lontani dall’essere anche solo vagamente ipotizzabili.

maniaci contro saguto

Ma di che parla Vendetta: guerra nell’antimafia – Maniaci contro Saguto?

La docuserie (qui le migliori docuserie che potete trovare su Netflix) si sofferma sulle vicissitudini di due personaggi di spicco del mondo dell’antimafia: il giornalista Pino Maniaci e il magistrato Silvana Saguto. Il primo è il conduttore di Telejato, un’emittente televisiva locale con sede a Partinico che ha condotto negli anni inchieste e reportage sulla criminalità organizzata, portando avanti una battaglia antimafia che ha reso celebre il nome della televisione anche a livello nazionale. Pino Maniaci è un personaggio un po’ sui generis. Burbero, scontroso, per niente docile. È uno che “ama il pubblico, un eccentrico” e che si è conquistato una certa fama anche per i suoi modi poco delicati, per il suo linguaggio diretto, a tratti volgare, per la passione con cui ha sempre condotto le sue innumerevoli battaglie. Sempre in prima linea, battagliero, indomito, inflessibile. Maniaci è diventato in breve tempo un volto noto dell’antimafia, riscuotendo la solidarietà e l’appoggio di larga parte del Paese, soprattutto dopo le pressioni subite e le minacce ricevute da parte della criminalità organizzata. Nel 2016 però, arriva l’accusa pesante di estorsione ai danni di due amministratori locali, cui Maniaci avrebbe estorto del denaro in cambio di un trattamento “meno duro” nei suoi servizi televisivi.

maniaci contro saguto

Silvana Saguto è invece la Presidente della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, magistrato integerrimo che si è ritrovato faccia a faccia con Salvatore Riina nelle aule di Giustizia. Il suo è un nome che pesa nel mondo dell’antimafia, la sua storia professionale aveva sempre parlato per lei. Ma anche sul percorso di Silvana Saguto ci sono delle macchie, macchie che l’hanno portata dritta sul banco degli imputati con accuse gravissime per chi riveste un ruolo apicale nel sistema giustizia italiano. L’ormai ex Presidente è stata accusata di aver gestito in maniera illecita i beni confiscati alla mafia, creando una sorta di “sistema perverso e tentacolare” che avrebbe coinvolto anche suo marito e suo figlio. Le vicende personali di Saguto e Maniaci si intrecciano perché è proprio il giornalista di Telejato ad accusare tramite la sua emittente il magistrato antimafia. Che replica a sua volta con accuse di corruzione e concussione.

Maniaci contro Saguto racconta in sei episodi le varie fasi di questa guerra interna all’antimafia.

Una guerra che imbarazza un po’ tutti, colleghi, addetti ai lavori, rappresentanti delle Istituzioni, esponenti del mondo antimafia. È difficile provare a narrare con distacco queste vicende, intrufolarsi nelle ambiguità di questo microcosmo senza lasciar trapelare giudizi personali. Ma il grande merito di questa serie è che ci riesce fino in fondo. Di Maggio e Gambino lasciano scorrere la telecamera sugli eventi, seguendoli passo dopo passo. Catturano il profilo umano dei due personaggi, oltre che le tappe delle loro vicende giudiziarie. Li osservano da vicino senza mai assumere una posizione. Non prendono parte alla guerra, la raccontano mettendo insieme i pezzi, dando voce ai protagonisti, lasciando ampio spazio sia all’una che all’altra versione. Questo approccio distaccato può persino generare disorientamento in chi guarda. Lo spettatore non ha punti di riferimento o strade tracciate da seguire. Non legge un canovaccio già scritto, ma assiste allo svolgersi degli eventi e deve per forza di cose farsene un’idea propria.

Gli autori di Vendetta: guerra nell’antimafia – Maniaci contro Saguto non offrono risposte, ma stimolano delle riflessioni approfondite su quello che è il mondo dell’antimafia. Un mondo che, se sviscerato fino in fondo, lascia intravedere qualche ombra e diverse ambiguità. Non sempre i buoni sono buoni e i cattivi sono i cattivi. La realtà, ancor di più quella dell’antimafia, è complessa e variegata e di ogni personaggio vanno colte le sue mille sfumature. Oltre l’apparenza, oltre lo status symbol. Se l’antimafia arranca, la mafia si rafforza. Sembra essere questo il messaggio che la docuserie vuole lanciare, senza però riservare giudizi morali sui suoi due protagonisti.
Pino Maniaci è stato assolto dalle accuse di estorsione e condannato solo per il reato di diffamazione. Silvana Saguto è stata invece condannata a 8 anni e mezzo e radiata dalla magistratura per il “grave discredito arrecato all’amministrazione della giustizia”. La serie sfugge però a qualsiasi giudizio definitivo sottolineando proprio in chiusura come le decisioni giudiziarie non siano da considerarsi definitive – entrambi i processi hanno avuto una sentenza di primo grado – e che chi ritiene di aver subito un torto, farà ricorso in Appello.

Anche dal punto di vista stilistico la serie è ben fatta: le inquadrature sui personaggi mentre sono al lavoro o mentre attendono i verdetti del Tribunale riescono a coinvolgerci appieno nelle vicende narrate. Si tratta di immagini inedite, girate mentre gli eventi erano in corso di svolgimento. È un lavoro che si è costruito mentre quelle stesse vicende conoscevano i loro sviluppi, in diretta. Le riprese aeree e in slow motion poi, hanno reso perfettamente godibile la serie anche esteticamente. Vendetta: guerra nell’antimafia – Maniaci contro Saguto è un prodotto interessante e anche coraggioso, perché affronta tematiche ed eventi recentissimi e che sono tuttora in fase di evoluzione. È però forse anche un prodotto di nicchia, che riesce a comprendere meglio chi già ha un’infarinatura di base dell’argomento e possiede le chiavi di lettura giuste per non perdersi nelle vicende narrate e per non cadere in facili generalizzazioni. Cosa che, va detto, la serie non fa mai. Dopo aver riscosso grande successo con un prodotto per certi versi affine come SanPa, il colosso di streaming ci ha riprovato con questa serie qui.
Fa bene Netflix a puntare anche su prodotti di questo tipo? A giudicare dal risultato, assolutamente sì.

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