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Le 10 migliori docuserie che puoi trovare su Netflix

Quando le storie avvincenti incontrano lo stile, il ritmo e i linguaggi della serie tv nascono le docuserie. Genere per anni ben poco considerato dalle piattaforme di streaming e dai grandi network, negli ultimi tempi è stato protagonista di un exploit non indifferente che ha portato in auge il fenomeno “docuserie Netflix” con titoli e proposte che hanno conquistato anche gli spettatori più reticenti e che, talvolta, hanno fatto parecchio discutere (ultimo caso, in ordine di lancio, è Giù le mani dai gatti: caccia al killer online, di cui vi abbiamo parlato proprio qui).

Si sa, gli ibridi convincono sempre poco e fanno storcere parecchi nasi. Per molti, infatti, l’idea di mescolare il documentario e la fiction era un azzardo bello e buono. Due mondi così agli antipodi non avrebbero trovato una soluzione per camminare insieme e dar vita a una dimensione nuova e coinvolgente, che avrebbe proposto il meglio dei due registri in una sintesi perfetta. Ci sono stati risultati discutibili, e quelli troppo ambiziosi per trovare una realizzazione, ma il progetto della docuserie si è dimostrato ben lontano dall’essere un’utopia. E Netflix lo ha capito prima di qualsiasi altro competitor.

Tra delitti irrisolti, malattie misteriose e chef pluristellati, ce n’è davvero per tutti i gusti. Basta mettersi sul divano, prepararsi un bel tè e scorrere tra le numerose proposte della piattaforma. Se non avete idea da quale iniziare, eccovi la nostra pratica guida alle dieci migliori docuserie targate Netflix. Non ve ne pentirete

1) Making a Murderer

Firmata dalle registe Laura Ricciardi e Moira Demos e insignita di ben 4 Emmy, Making a Murderer racconta le lunghe e farraginose vicende giudiziarie che hanno visto protagonista il 57enne americano Steven Avery. La sua è una storia che ha del fantascientifico, talmente assurda e complicata da portare lo spettatore in un viaggio tra dubbi e mezze verità che lo spiazza e, contemporaneamente, lo tiene incollato allo schermo.

Per chi non ne avesse mai sentito parlare, segue un piccolo recap della trama: dopo aver scontato 18 anni di carcere per essere stato ingiustamente accusato di aver stuprato e tentato di uccidere Penny Beernsten, Avery viene nuovamente sbattuto dietro le sbarre con l’accusa di aver freddato una giovane donna i cui resti erano stati recuperati proprio nel suo giardino. La prima stagione della docuserie Netflix parte da qui e segue con occhio attento, quasi clinico, le montagne russe che, tra un grado di giudizio e l’altro, hanno portato l’americano all’ergastolo. E al provvidenziale incontro con l’avvocatessa Kathleen Zellner, protagonista indiscussa della seconda stagione, una radiografia cruda degli strascichi emotivi del processo ma anche l’ennesimo tentativo di dimostrare l’innocenza di una vittima di un gioco fatto di inganni e sotterfugi apparentemente mirati a incastrarlo.

Più che un prodotto a metà tra la divulgazione e l’intrattenimento, Making a Murderer può e deve essere considerato una maestosa opera giornalistica.

Le due filmmaker ci traghettano tra le ombre e gli scheletri nell’armadio della giustizia americana e ci mostrano chiaramente quanto possa essere manipolabile e manipolata a seconda degli inquirenti. Non è leggera, semplice né così affine al binge watching ma è, senza dubbio, una serie necessaria, che vi lascerà un senso di sporco addosso e parecchia indignazione. O, forse, il desiderio di far qualcosa per poter salvare un uomo che, in sostanza, ha perso la vita in nome di reati di cui non si è mai macchiato.

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