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Killing Eve 3×05 – Ciao Oksana, benvenuta Villanelle

La casa non è sempre dove si trova il cuore. Villanelle l’ha scoperto nel quinto episodio della terza stagione di Killing Eve. La sua infanzia è sempre stata un mistero. Per noi il passato dell’assassina russa iniziava a scuola con Anna per poi venir reclutata dai Dodici. Tutto quello che riguardava la sua vita precedente, l’essere Oksana prima di Villanelle, era un segreto criptato. Teorie su teorie si sono accumulate nella mente dei fan, compresa quella che Konstantin e Carolyn potessero essere i suoi genitori. Un pensiero presto smentito in questa puntata di Killing Eve.

La famiglia di Villanelle è composta da personaggi nuovissimi di cui non sapevamo nemmeno l’esistenza.

Nel mezzo della campagna russa Villanelle prova a vivere da Oksana con la sua eccentrica famiglia. Ci troviamo di tutto: dal terrapiattista complottista al fratello ossessionato da Elton John. Individui strambi persino per una come Oksana che, in mezzo a loro, non sembra più così folle. Ma è felice, almeno per i primi tempi. Ride, balla, partecipa ai giochi del festival. Vedere una miliardaria assassina felice di aver vinto un ventilatore è qualcosa che non sapevamo di volere, ma di cui avevamo bisogno.

Eppure, insieme a Oksana, abbiamo la sensazione che quella pace non sia duratura. Lei si trattiene molte volte: come per esempio con il fratellastro, durante i giochi in famiglia al festival. Ha bisogno di quei momenti felici, non vuole rovinarli. Ma sa che il velo si sarebbe presto squarciato.

E succede nel modo più doloroso.

Killing Eve

La madre non la vuole lì. E lo dimostra fin dal primo momento in cui la vede nella sua cucina. Probabilmente è a conoscenza della non morte di Oksana. Tatiana chiarisce bene la sua posizione verso la figlia quando l’ha abbandonata in orfanotrofio, senza mostrare il minimo desiderio di tornare da lei o riprendersela. Non la voleva, gelosa della relazione tra lei e il marito, stanca di Oksana, tanto da escluderla dalla sua vita. Totalmente. Non le importa di lei. Non ha cuore, le sue emozioni sono finte. Ingoiata da un’oscurità che non riesce a trattenere. Villanelle ha sicuramente dimostrato di non essere empatica allo stesso modo delle altre persone, considerando anche il suo lavoro. Ma sa provare emozioni. Lo vediamo nelle varie puntate di Killing Eve.

Tatiana ha rinunciato a sua figlia perché non voleva affrontare la sua oscurità.

Dice a Oksana che era una bambina strana, che non piangeva mai, per giustificare la paura verso di lei. Non è chiaro quanto fosse violenta. Che cosa ha fatto per far preoccupare la sua famiglia della loro incolumità? Hanno provato ad aiutarla? O l’hanno semplicemente cacciata via appena potevano? Sarebbe diventata una persona diversa se le cose fossero andate diversamente? Forse sì. Forse non avrebbe dovuto trasformarsi in un’assassina spietata. Forse avrebbe potuto avere una vita felice.

Ma non sarebbe la Villanelle che tanto amiamo in Killing Eve.

Una ragazza che, per una volta nella sua vita, vuole solo sentirsi una bambina, recuperare un po’ della sua infanzia, essere spensierata. Quello che non è mai stata. È vero, non si adatta alla sua famiglia ma nonostante tutto stava andando bene. Si integra in quella vita, tra i suoi fratelli, non importa quanto bizzarri fossero. Del resto la famiglia non si sceglie (eccone qui 10 disfunzionali delle serie tv in cui sarebbe stato un incubo crescere).

Ma sua madre non le avrebbe permesso di rimanere.

Certo, avere sotto il proprio tetto un’assassina è spaventoso. Ma lei non può sapere dove la vita ha condotto Oksana. È stata una sua scelta tagliarla completamente fuori. Non sa nemmeno che reazione possa avere se la cacciasse fuori casa. Ma non può farlo finché non sono sole. Far uscire il suo lato peggiore di fronte alla sua nuova famiglia e alla sua nuova comunità l’avrebbe rovinata. Avrebbe distrutto la sua reputazione, quello che le persone pensano di lei. Ecco perché aspetta il momento giusto per dire alla figlia di andarsene. Perché quella non è casa sua.

In quel dialogo, in quelle parole, Oksana capisce la verità: sua madre si è sbarazzata di lei perché le ricordava troppo sé stessa.

Sei l’oscurità. Sei sempre stata l’oscurità. Non avevi paura di me, eri stanca di me. Sapevi che potevo vedere cosa sei.

Killing Eve

Ecco che il mostro in Killing Eve non è Oksana, ma Tatiana.

Villanelle torna a casa per distruggere questo mostro. Per capire qualcosa in più di sé in un momento confuso della sua vita. E trova solo conferme. Adesso, per poter finalmente andare avanti, Oksana deve essere lasciata indietro. Come? Uccidendo Tatiana. Abbracciando così totalmente la sua identità di Villanelle. Tatiana deve morire affinché Villanelle viva. Perché le parole della madre la feriscono più di quanto voglia ammettere e combatte per mantenere la sua solita compostezza e non essere sopraffatta dall’angoscia che cresce in lei.

Villanelle (chi è davvero?) non è più la stessa e quello che farà nelle prossime puntate di Killing Eve la definirà come persona e come essere umano in generale. Ha cambiato la sua vita e pure quella dei fratelli, stretti tra l’abbraccio soffocante della madre. Quel po’ di misericordia che mostra significa qualcosa.

Significa che il cambiamento è in corso.

Killing Eve non smette di stupirci proponendo un episodio audace, con personaggi fuori dalle righe che sarebbero potuti facilmente diventare degli stereotipi. Eppure, grazie a una grande sceneggiatura e a un azzeccato mix di sfumature, quelle caratterizzazioni non sfuggono mai al controllo, non finiscono mai in banali cliché. Killing Eve rischia svelando uno dei misteri più grandi dello show, con il problema di togliere un po’ di magia al personaggio e alla serie tv. Villanelle viene messa a nudo, analizzata in ogni sua componente. Diviene consapevole di sé, dei suoi mezzi, lasciandosi alle spalle Oksana. Pronta per l’atto conclusivo.

Non sarebbe stato possibile senza la superba Jodie Comer, la cui rappresentazione delle complesse emozioni di Villanelle è inebriante. Riesce sempre a trasmettere così tanto in così poco tempo. Un’interpretazione che potrebbe mettere già una bella ipoteca sui premi del prossimo anno. Con il suo sguardo che sfonda la quarta parete la narrazione si chiude. In quel momento Killing Eve vince. Game, set e match. Uno a zero e palla al centro.

Ma chi l’avrebbe mai detto che in un mondo di tradimenti e omicidi, l’episodio di Killing Eve più spaventoso sarebbe stato quello del dramma familiare? Noi non di certo. E ci resta solo un’ultima cosa da dire: ciao Oksana, benvenuta Villanelle.

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