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Il Nostro Generale – La Recensione della fiction Rai con Sergio Castellitto

Sapevamo bene come sarebbe finita, eppure Il nostro generale è riuscita a tenere incollati allo schermo quasi quattro milioni di spettatori emozionati e commossi. Meno visionaria, sardonica e ancor meno provocatoria e innovativa di un altro colpaccio di Rai Fiction – parliamo ovviamente di Esterno Notte che è, prima di tutto, l’emozione raccolta in un ricordo collettivo – la fiction in quattro appuntamenti che racconta gli ultimi dieci anni di vita del generale Carlo Alberto dalla Chiesa è un compromesso eccellente tra tradizione, racconto storico e buona televisione. Una narrazione asciutta, supportata da un cast di prim’ordine capitanato da Sergio Castellitto e una coralità di eccellenti attori italiani. La Storia, in tv, tira. E il successo de Il nostro generale, Esterno Notte e ancora La Sposa o L’Amica Geniale testimoniano il forte interesse del pubblico Rai nei confronti di questa materia. Senza dubbio, possiamo considerare la nuova produzione Stand by Me e Rai Fiction una proposta di qualità in termini di educational entertainment. Una soluzione ideale per il primo canale che mette in scena una storia complessa avvalendosi di una formula d’impatto e di facile fruizione, che non rinuncia allo “spiegone” (che non infastidisce) per permettere a tutti di seguire il racconto.

Presentata in anteprima alla 40ª edizione del Torino Film Festival e trasmessa con due episodi alla volta in prima visione e in prima serata su Rai 1 e in streaming su Rai Play il 9, 10, 16 e 17 gennaio 2023, Il nostro generale è un dramma storico-biografico compatto e immediato, ideato e diretto da Lucio Pellegrini con Andrea Jublin, scritto da Monica Zapelli e Peppe Fiore e con la collaborazione dei figli del generale, Rita e Nando dalla Chiesa, i quali erano presenti alla conferenza stampa di presentazione della nuova fiction Rai. Sebbene gli sforzi strategici del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa siano il fulcro della narrazione, la famiglia, il senso di appartenenza e un innato desiderio di giustizia animano l’intero progetto. Se Esterno Notte è la serialità audace, visionaria e poetica che vorremmo vedere di più su Rai 1, Il Nostro Generale è uno degli esempi più riusciti in ottica di servizio pubblico. Si racconta una Storia, la nostra, per non dimenticare, coinvolgendo emotivamente lo spettatore, ma senza tirare in ballo pietismi, didascalismi o trame da soap-opera. Come abbiamo visto recentemente in L’Ora – Inchiostro contro Piombo.

Il nostro generale, una pagina di Storia da non dimenticare

Il nostro generale, Rai Fiction
Il nostro generale, Rai Fiction

“Potere nel nostro vocabolario è un sostantivo, ma è anche un verbo. Poter parlare, poter sentire e poter sostenere lo sguardo dei nostri figli e dei figli dei nostri figli senza doverci rimproverare qualcosa.”

Il Nostro Generale racconta gli ultimi anni di Carlo Alberto dalla Chiesa, dal 1973 al 1982, cioè l’anno della strage di via Carini in cui rimase ucciso in un attentato di mafia. A raccontare la storia del protagonista, però, ci pensano i suoi collaboratori più stretti condensati in una voce. La voce narrante è di un suo uomo fidato, Antonio Folletto che interpreta l’appuntato Nicola Amato, un personaggio di fantasia che non risparmia mai di sottolineare le fratture del tessuto socio politico dell’Italia degli anni Settanta. Un periodo di fuoco, una sorta di guerra civile, dove gruppi criminali organizzati, come le Brigate Rosse e le associazioni mafiose, seminavano il terrore. Eppure raramente Il Nostro Generale cade nel tranello del “loro”, i cattivi, contro “noi”, i buoni.

Non mancano infatti le dure accuse alla cecità degli organi istituzionali e alle zone d’ombra che frenavano gli sforzi di chi operava per fare giustizia. Fortunatamente il racconto delle vicende del generale non sfiora mai i toni eroici né stucchevoli di certe fiction, ma mantiene un rigore proprio di un documentario. L’intento del regista Lucio Pellegrini era proprio quello di restituire la tensione e la paura del generale, della sua famiglia, dei ragazzi del nucleo e dei cittadini. “Il mio obiettivo era anche conferire un senso di realtà molto forte: abbiamo girato nei luoghi reali e questo ci ha permesso una forma di approccio emozionale molto intenso che spero possa essere condiviso col pubblico”, spiga il regista. Un obiettivo più che raggiunto.

Storia e sentimento

Sergio Castellitto, Teresa Saponangelo, Camilla Semino Favro

Sin dalla commovente conferenza stampa avevamo capito che Il Nostro Generale non era una fiction Rai come tante. Un progetto ambizioso e pericoloso che affonda il coltello in una ferita ancora troppo aperta, come fa notare il protagonista:

Tutta questa storia, le vicende e il processo di storicizzazione è impossibile, perché l’inchiesta è ancora aperta. Noi non riusciamo ad archiviare questi fatti con un’analisi fredda perché il dolore è ancora vivo, i fatti sono ancora vivi. Dalla Chiesa è un uomo che ha vissuto tutta la vita con un’uniforma addosso ma è un uomo di pace, lui dice di aver vissuto sempre in guerra, dalla resistenza fino alla lotta alle brigate rosse. Un uomo di pace che ha fatto ciò che ha fatto perché legato a dei sentimenti.

Sergio Castellitto

Una vicenda storica come questa, spesso mistificata e distorta, non poteva dunque essere separata dal sentimento e dalla componente umana. Il sentimento, però, non si aggrappa mai al banale pathos, ma alle carte processuali, alle fonti scritte e alle testimonianze dirette. I fatti di cronaca s’intrecciano splendidamente alle vicende personali dei personaggi, restituendoci così un quadro storico vibrante e accurato, ma sempre fortemente umano. Ogni episodio è intriso di un realismo profondo che riaccende, o fa luce per la prima volta, la memoria storica. Il trasferimento insieme alla sua famiglia a Torino per contrastare l’avanzata delle Brigate Rosse si fonde così allo smarrimento di sua moglie Dora Fabbo (Teresa Saponangelo) e dei figli, tra cui la figlia minore Simona (Cecilia Bertozzi); la formazione di quella squadra specializzata si fonde alle ambizioni e alle paure di quei volti così “poco da carabinieri”.

Viola Sartoretto – Immacolata “Minnie”, Il Nostro Generale

E ancora il dolore per la scomparsa della moglie Dora si unisce alla durezza di quei giorni; il rapporto con i suoi figli Rita, Nando e Simona; l’incontro con la crocerossina Emanuela Setti Carraro (Claudia Marchiori), sua seconda consorte, che perderà la vita al suo fianco durante l’attentato a Palermo, si fondono alle vicende di cronaca che portarono all’attentato di via Carini. Riecheggia prepotentemente la morte di Aldo Moro; l’arresto Peci; il passaggio al comando della Pastrengo, la divisione dei Carabinieri di Milano; le inadempienze dello Stato; l’arresto di Lauro Azzolini e Nadia Mantovani; la ferocia dell’opinione pubblica, come le accuse di vigliaccheria mosse dalla stampa nei confronti del generale; i nuovi mezzi investigativi, lo shock collettivo, le rinunce, le incomprensioni, le resistenze dei vertici dell’Arma, le stragi; l’incontro in carcere tra Tommaso Buscetta (Ninni Bruschetta) e Lauro Azzolini, il boss di Cosa Nostra che voleva fermare Dalla Chiesa. Insomma, otto puntate pregne di storia, riflessioni, accuse e sentimento, cortocircuiti e zone d’ombra, memoria collettiva e tensioni emotive. Tutto raccontato con così tanta fermezza e rigore, calore umano e autocritica, caratteristiche proprie del generale.

Il Nostro Generale è il perfetto esempio di edutainment che nutre la coscienza collettiva, intrattiene e arricchisce lo spettatore con un racconto d’impegno sociale. Una narrazione classica e semplice – una miscela riuscita di cinema, docuserie e fiction – che brilla grazie alla bravura del cast e che non ha bisogno di stupire con effetti speciali né colpi di scena. Lo shock, la complessità e la tensione, purtroppo, sono garantiti da quelle pagine di Storia che, seppure drammatiche e sanguinarie, non dobbiamo dimenticare né smettere di comprendere. Il Nostro Generale è un ripasso dovuto, doloroso ma rigenerante che riesce a parlare con semplicità davvero a tutti.