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I Medici 2×01/2×02 – La solitudine del giovane Lorenzo

Tra il fuoco e le fiamme, inizia I Medici.

26 Aprile 1478. Congiura dei Pazzi: atto atroce, scontro civile dove gli interessi economici, politici e finanziari hanno prevalso sul bene della bella Firenze. La città diviene il palcoscenico dello scontro fra le due più potenti famiglie: I Medici da una parte e i Pazzi dall’altra. Ed è proprio qui, in uno dei momenti storici più tesi, che la seconda stagione della serie tv prodotta dalla Rai ha inizio.

Si parte dalla fine. Dal momento cui saremmo costretti ad assistere. E attraverso questa anticipazione, ci vengono mostrati i due antagonisti per eccellenza: Lorenzo il Magnifico e Jacopo Pazzi (interpretato da un meraviglioso Sean Bean). Sta per concludersi una rivalità radicata nel sangue delle famiglie, i due finalmente si scontrano in un duello. È un momento di massima tensione che racchiude tutto quello che si presenterà nelle puntate successive.

L’inizio è un invito, un assaggio: la rovina di una città per mano dei suoi cittadini, di coloro che l’hanno tanto amata.

From ancient grudge break to new mutiny.

Where civil blood makes civil hands unclean.

i medici

Dopo tanta attesa I Medici sono finalmente tornati. Le prime puntate sono andate in onda il 22 ottobre, ma erano già disponibili da qualche giorno su RaiPlay per un’anteprima tutta italiana.  La serie si presenta con un cast tutto nuovo che vede come protagonisti Daniel Sharman, nei panni di Lorenzo il Magnifico, e Bradley James, in quelli del fratello Giuliano. A impreziosire il tutto ci pensa il già citato Sean Bean. Inoltre non dimentichiamoci delle numerose presenze italiane: tra cui Alessandra Mastronardi (Lucrezia Donati), Aurora Ruffino (Bianca Medici), Raoul Bova e Francesco Montanari, che vedremo successivamente nei panni di Savonarola.

I presupposti per fare bene ci sono tutti e le prime due puntate de I Medicipersonalmente parlando – hanno saputo soddisfare le aspettative.

È quasi impossibile parlare del primo episodio senza inevitabilmente citare o fare riferimento al secondo e viceversa. Entrambi compongono un dittico sulla crescita e sulla presa di potere da parte di Lorenzo: sono qui che risiedono tutte le decisioni importanti che lo hanno portato a diventare uomo. Per questo motivo cercherò di trattare le due puntate a nuclei tematici.

Lorenzo de Medici e il potere

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Fin da subito ci viene presentato in tutta la sua fama da perfetto umanista: filosofo, letterato, amante dell’arte e con una grande capacità oratoria. Tutte caratteristiche che lo rendono un intellettuale sopraffino, un conversatore capace di far conciliare i pareri contrastanti di Poliziano e Botticelli. Tutto ciò però non fa di lui un uomo di politica poiché gli manca l’esperienza: il giovane non si è ancora sporcato le mani.

La sua saggezza viene tutta dai libri. Non è appresa dalle prove della vita.

Dall’attentato al padre, il percorso è tutto in salita per il giovane ereditiere. Dalla sua prima uccisione, al tradimento paterno, fino al matrimonio. Tutte azioni che Lorenzo fa nel nome della sua famiglia, della sua amata Firenze, sempre portando avanti un forte messaggio cristiano.

La fede, l’arte e la famiglia sono gli elementi che spingono Il Magnifico ad andare avanti. Sono i fili che trainano il suo pensiero e il suo modo di governare.

Passioni rafforzate anche dalla profonda amicizia con Sandro Botticelli, le cui opere vengono spesso citate all’interno della serie, come con La Fortezza. 

Lucrezia Donati e Clarice Orsini

Due donne completamente opposte dagli ideali distanti anni luce, ma le cui vite sono indissolubilmente incrociate. Da una parte la storica amante di Lorenzo, dall’altra una giovane nobildonna romana a cui viene negata la possibilità di prendere i voti, di seguire la sua vocazione. Le viene detto che sarà un elemento essenziale per la salvezza di Firenze, un modo per servire Dio.

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Il personaggio di Clarice è molto particolare. Nonostante lei e Lorenzo siano presentati come due individui in disaccordo e quasi inavvicinabili ideologicamente, non sono così diversi come sembrano. Entrambi professano e credono in modi diversi: la giovane attraverso la cura dei malati, Lorenzo invece con la professione del perdono, della misericordia, anche se molto spesso quest’ultima viene mascherata e declinata al fine politico.

Clarice è una donna forte che vede al di là della persuasione del rinomato Medici.

Tra le due si colloca invece la madre, Lucrezia. Con abilità, fascino e astuzia riesce a porsi accanto al figlio e sostituire egregiamente il marito Pietro. Una donna che con grazia e furbizia si fa strada tra le alte vie romane per salvare la famiglia.

I colori e la Giostra

Caratteristica delle scene, scelta fotografica molto azzeccata, è la presenza in ogni inquadratura dei colori rosso, blu e giallo: nei vestiti, nelle decorazioni, nell’arredamento. Colori contrapposti che richiamano continuamente l’attenzione dell’occhio e conferiscono armonia ed eleganza all’inquadratura, trasformandola quasi in un quadro rinascimentale.

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Non dimentichiamoci dell‘uso del chiaroscuro, prevalentemente per personaggi con una doppia personalità, un duplice aspetto. Uomini di politica che non possono fare a meno di avere due vite, di mostrarsi solamente per metà, mai completamente: come il padre Piero oppure il principe Sforza o Jacopo Pazzi.

Al contrario, Lorenzo è rappresentato senza ombre, senza giochi di luce. Con la massima chiarezza e con il viso sempre ben visibile. Almeno per ora.

La puntata si chiude con la morte del capo famiglia de I Medici. Evento abbastanza scontato che avviene immediatamente dopo la vittoria da parte del figlio maggiore nel torneo. Premio che sarebbe servito come simbolo di rinascita, di riscatto per la famiglia di banchieri. E quell’elmo viene posto accanto alla Bibbia nella mano dell’ormai defunto Pietro, il cui volto per la prima volta viene illuminato totalmente. Lasciando nell’oscurità Lorenzo.

Con l’elmo d’argento sembra concludersi definitivamente la fase fanciullesca di Lorenzo. Un capitolo iniziato da bambino, secondo gli insegnamenti della nonna e conclusosi lì, con il padre, in quel letto maestoso, troppo grande. Così grande per un uomo così piccolo.

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Uno spettacolo grottesco che indica l’inizio di una nuova era.

Alla fine di queste due puntate ci sono moltissime domande, tanti dubbi e un mondo che deve essere ancora raccontato. Ma c’è un unico punto lasciato da analizzare: le parole di Lorenzo nel momento in cui è alla completa mercé di Pazzi.

Se mi uccidi, farai di me un martire

Ma sarà davvero Lorenzo il martire, la vittima sacrificale di questa storia infinita?

Oppure è solo una presa in giro? Non lo sono forse anche Giuliano de Medici e Simonetta Vespucci, amanti infelici? O Clarice, costretta ad abbandonare la sua vocazione per fini politici? Magari anche Bianca, promessa in sposa a un uomo che non ama?

Non sono tutti martiri coloro che combattono quando il finale è già stabilito? Quando la tragedia è intrisa, radicata nelle pagine, nelle righe che compongono la storia di ogni protagonista e nulla può essere cambiato? Quando tutto è già scritto?

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È martire chi sacrifica tutto, pure se stesso, per il bene della città oppure lo è chi viene sacrificato?

Chi è il vero martire?

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