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Hausen 1×05/1×06 – Il peccato originale

Siamo ancora qui riuniti per parlare di una serie tv che sta passando forse troppo in sordina. La produzione teutonica Hausen, che va in onda in Italia su Sky, si avvia verso la conclusione. Mancano infatti due soli episodi e oggi siamo qui per raccontarvi cosa è successo nei capitoli numero 5 e 6. Dobbiamo subito iniziare col dire che, se il finale dello show si rivelerà di livello, potremmo considerare Hausen come una delle migliori serie tv horror psicologiche uscite negli ultimi anni. Questa ha ormai imbandito la tavola con tutto, forse anche troppo, il necessario e ha bisogno solamente di una degna cena conclusiva che saranno gli episodi 7 e 8. La speranza che questi ci regalino un finale ben eseguito è avvalorata dalle due puntate che vi stiamo per raccontare, puntate che come tutta la produzione tedesca lavorano nell’inconscio per risultare stranianti e scombussolanti. In Hausen infatti non c’è nulla che fa veramente paura più della realtà stessa.

Quello a cui ormai assistiamo da sei episodi è il cinico racconto di una realtà disossata dalla povertà e dalla miseria. Una iperbole oscura che racconta quanto sia difficile vivere una vita normale in condizioni di povertà e di quanto la malvagità prenda il sopravvento in maniera inversamente proporzionale al benessere complessivo. In poche parole, se paragonassimo il condominio a una comunità, potremmo capire che se nella stessa collettività vi è una situazione di malessere, ogni individuo diventa egoista. Di contro, nel caso in cui nella comunità vi è una situazione di ricchezza e felicità, tutti si aiutano a vicenda. Un principio di solidarietà che si esprime solo quando tutto va “secondo i piani”, questa è la condanna al mondo di oggi che la serie tv vuole evidenziare. Hausen però in questi due episodi aggiunge un ulteriore tassello al suo puzzle neorealistico: in maniera cruda e spigolosa ci racconta che sono gli uomini a essere causa e effetto dello stato delle cose. Chi è causa del suo male, pianga se stesso.

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E piangere sembra l’ultima cosa rimasta da fare nel condominio di Hausen.

Cerchiamo prima di fare un piccolo riassunto delle puntate precedenti, per non perdere il filo del discorso (la recensione completa la trovate qui). Ci eravamo lasciati con Juri in caduta libera dopo essere stato spinto da Ninja nel condotto vuoto dell’ascensore. Il ragazzo non aveva perdonato il figlio del manutentore per non essersi vendicato dello stesso Jaschek. Questo è bloccato nell’ascensore su cui attera il corpo del figlio e si sta trasformando in un altra persona, complice la malvagia entità che abita il condominio e che sembra aver trasformato tutti i suoi inquilini. Una entità che sembra prendere le forme più disparata, dal barbone Kater, al piccolo Dennis, fino alla melma nera, sostanza infestante e malvagia, conseguenza e principio, origine e risultato della realtà condominiale. Sì, perché nel labirintico grattacielo tedesco possiamo trovare una fauna di persone che rispecchiano tutti i peggiori peccati che l’uomo possa commettere.

Un microcosmo fatto di droga, violenza, razzismo, sessismo e delinquenza che sembra essere un dedalo di perdizione in cui tutti gli spettatori si perdono. Scene apparentemente senza logica raccontano la diversità dei vari inquilini accomunati solo da un unico denominatore, il nero dell’anima. Anche il più innocente anziano signore sembra essere capace di compiere, nel suo piccolo, gesti di assoluta malvagità nei confronti di chi gli sta attorno. Uno su tutti, che vediamo in questi due episodi, è quello dell’uomo che nasconde i pezzi di un puzzle a sua moglie, provando un malsano piacere nel riprenderla e offenderla per aver perso gli stessi pezzetti di cartoncino. Un comportamento che, inspiegabilmente, turba lo spettatore e crea un fastidio interiore, una sorta di rabbia atavica nel non riuscire a comprendere un tale tipo di tortura psicologica.

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Per questo la serie tv tedesca è così efficace.

Perché attraverso scene che sembrano slegate tra loro veicola a chi la guarda una sensazione di abbandono dell’anima. Quanti di voi non si sono sentiti inermi di fronte alla sequenza del vecchietto che, tirando fuori i pezzi mancanti del puzzle, ne aggiunge uno alla composizione e torna a mettere gli altri in tasca? E lo straniamento non è dovuto tanto al fatto che l’uomo applichi questa forma di tortura alla moglie, quanto al fatto che sembri essere non curante della situazione di salute della donna. In realtà è la stessa debolezza della donna a rendere ancora più gradevole al marito il martirio a cui la sottopone. Diventa quasi un forma orgasmica prendersela con chi è più indifeso. Lo stesso discorso vale per l’insegnante di scacchi, dietro al quale si cela lo spettro della pedofilia. Prima è toccato a Loan, la ragazza cinese che si faceva fotografare nuda, ora è il turno della piccola figlia del fanatico Bjorn.

Ed è proprio il padre di famiglia a regalarci la scena in cui la violenza si manifesta in tutta la sua teatralità. Dopo aver scoperto infatti che la figlia è stata importunata e molestata da Andrej, irrompe nella sala comune condominiale insieme alla sua squadraccia, strisciando con se l’insegnante visibilmente emaciato dalle percosse ricevute. Insieme ai condomini che si trovavano lì dopo essere stati radunati da Juri e Loan esegue un processo sommario con l’intento di sostituirsi alla giustizia e evirare il pedofilo. Qui si cela l’inganno di Hausen. La serie tv fa uscire allo scoperto le parti malsane degli uomini e delle donne, non parliamo però di quelli presenti nel piccolo schermo, ma di quelli davanti a esso, di noi. Ci prende a schiaffi raccontandoci che questo siamo noi, una massa che segue una voce forte e che si unisce contro un debole o una minoranza.

Non c’è però solo questo.

In queste due puntate siamo stati testimoni di situazioni oniriche legate al destino della madre di Juri. Continua a non essere chiaro infatti se la donna morta nell’incendio di casa sua sia stata uccisa dal padre, Jaschek, oppure si sia tolta la vita. Quello che è certo che, nonostante la sua dipartita, sia ancora presente nelle vite del manutentore e di suo figlio. Non è però ancora chiaro se per sua volontà, oppure per volontà dell’entità che abita il condominio, ma quello che è certo è che l’assenza fisica della donna è inversamente proporzionale alla sua presenza eterea. Il motivo? Saranno le ultime due puntate a raccontarcelo. La trama di Hausen risulta ancora molto, forse troppo, intricata. Non è una novità, però, nelle new wave di serie tv tedesche capitanate da Dark.

Sarà molto difficile per i creatori di Hausen riuscire a districare la matassa nei due episodi conclusivi, ma se dovessero riuscirci, tanto di cappello. Dovranno raccontarci di quanto il peccato originale dei primi abitanti del condominio, quello di non essersi minimante curati del piccolo Dennis e della sua situazione familiare, abbia inciso nella situazione attuale. La melma nera e densa, che prima sembrava essere causa e effetto di una malvagità diffusa, ora risulta essere il frutto di uno dei mali che abita anche il nostro mondo reale: l’indifferenza. Per spiegare meglio questo fenomeno ci viene in soccorso un film iconico che ha fatto la storia recente del grande schermo: Non è un paese per vecchi. In una scena di questo capolavoro realista dei fratelli Coen lo sceriffo Bell, interpretato da Tommy Lee Jones, legge al suo sottoposto una notizia del giornale.

Ecco il suo monologo:

“Ecco, la settimana scorsa hanno scoperto una coppia, in California, che affittava camere ai vecchietti, poi li ammazzava, li seppelliva in giardino e intascava le loro pensioni. Ah, e prima li torturava. Non so perché. Forse il televisore si era guastato. E la cosa è andata avanti finché, testuali parole, «i vicini si sono allarmati quando hanno visto un uomo scappare con indosso solo un collare per cani». È impossibile inventarsi una notizia così. Provaci. Non ci riesci. Questo c’è voluto per attirare l’attenzione di qualcuno: scavare fosse in giardino era passato inosservato.”

Anche Hausen, nel suo piccolo, cerca di mandarci questo messaggi: l’indifferenza è uno dei mali peggiori che affliggono questo mondo. Il peggior peccato verso chi ci sta intorno non è l’odio ma l’insensibilità, perché in essa risiede l’essenza della disumanità. Non facciamo lo stesso errore degli inquilini del condominio.

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