Dopo Buongiorno, Notte, dove viviseziona dall’interno il rapimento, la detenzione, le lettere e l’omicidio, da parte delle Brigate Rosse, di Aldo Moro, Marco Bellocchio torna a parlare dei fatti del 1978. Questa volta, dall’esterno. Intitolato, appunto, Esterno notte, il film di 330 minuti con Fabrizio Gifuni, Margherita Buy e Toni Servillo è stato presentato al Festival di Cannes, dove è stato acclamato dalla critica. La prima parte è stata distribuita nelle sale cinematografiche il 18 maggio 2022 mentre la seconda ha debuttato il 9 giugno. Ora, la pellicola sbarca sul piccolo schermo, in prima serata su Rai 1 e in streaming su RaiPlay, dove sarà trasmessa come miniserie televisiva in sei puntate il 14, 15 e 17 novembre. Tre doppi appuntamenti infuocati che ripercorreranno, da una nuova prospettiva visionaria, una delle pagine più buie della nostra storia. Intitolate rispettivamente Aldo Moro, Il ministro degli interni, Il Papa, I terroristi, Eleonora, La fine, le sei puntate da circa 55 minuti riprendono la storia dai giorni antecedenti il rapimento del fondatore e presidente della Democrazia Cristiana; che, come sappiamo, è avvenuto il 16 marzo 1978. Quel giorno, il nuovo governo guidato da Giulio Andreotti stava per essere presentato in Parlamento per ottenere la fiducia, ma l’auto di Moro fu intercettata e bloccata in via Mario Fani da un nucleo armato delle Brigate Rosse.
Scritto da Marco Bellocchio, Stefano Bises, Ludovica Rampoldi (1992) e Davide Serino, diretto da Bellocchio, prodotto da The Apartment di Lorenzo Mieli, Kavac Film, Rai Fiction e Arte France Cinéma, con la colonna sonora maestosa del compositore Fabio Massimo Capogrosso e il montaggio innovativo di Francesca Calvelli, Esterno notte non è solo una cronaca del sequestro. È una storia di fantasmi, ombre ed enigmi. Una ricostruzione dal sapore onirico, narrata attraverso i molteplici punti di vista dei protagonisti. Non più solo figure politiche, ma esseri umani con manie, difetti, tic nervosi e debolezze. Vincitore del Critics award for Best International Film all’International Film Festival di San Paolo, Esterno Notte è stato premiato agli EFA, gli Oscar europei, con l’Award for Innovative Storytelling. Si tratta di un premio per la narrazione più innovativa che il regista e sceneggiatore ha commentato così:
Sono ovviamente contento per il riconoscimento prestigioso, e ringrazio. Ho avuto in passato molte candidature agli Efa, per la prima volta viene premiata una mia opera che, curiosamente, è la prima televisiva.
Marco Bellocchio
Non è scontato, infatti, che un regista e sceneggiatore cinematografico navigato come Bellecchio riesca a farcela anche con il linguaggio seriale (tra le poche opere ricordiamo Rigoletto a Mantova del 2010 e Il gabbiano del 1977). Ma con i suoi 83 anni, il creatore de L’ora di religione sembra più innovativo che mai, meno rigoroso, più felliniano, anzi “sorrentiniano”. Esterno notte è impetuoso e potente, proprio come il Dies Irae Requiem di Verdi. I fatti comprovati si mescolano alle libertà creative, alla maniera di Tarantino, per un’atipica tragedia spaventosa e grottesca in sei atti. E, a giudicare dal primo appuntamento, trasmesso il 14 novembre, l’impresa è più che riuscita. La dimensione sospesa, di un’Italia arrabbiata e insanguinata, è la protagonista assoluta del nuovo, stupendo, lavoro di Marco Bellocchio. Il regista di Buongiorno, notte torna a scavare in quelle pagine di storia che raccontano molto più che un tragico evento. Tra indizi e provocazioni, i fatti realmente accaduti vengono sovrapposti e reinterpretati per offrire una cronaca emotiva di quei giorni. La vicenda storica, infatti, è stata liberamente reinterpretata per finalità drammaturgiche. Bellocchio ha messo in campo un team creativo e un esercito di attori e attrici fenomenali che, in questo caso, è superfluo definire tali. Fabrizio Gifuni non interpreta Aldo Moro: è Aldo Moro. Così come Tony Servillo è Papa Paolo VI, Margherita Buy è Eleonora Moro, Fausto Russo Alesi è Francesco Cossiga, Fabrizio Contri è Giulio Andreotti. E ancora, Daniela Marra è Adriana Faranda, Gabriel Montesi è Valerio Morucci, Davide Mancini è Mario Moretti, Emmanuele Aita è Lanfranco Pace e Paolo Pierobon è Cesare Curioni e così via. L’attore è scomparso. Resta solo il personaggio che è stato portato in vita da interpreti grandiosi. La dimensione seriale del formato cinematografico funziona a meraviglia. Le ambientazioni sono state ricostruite in maniera impeccabile. La sigla sanguinea dal retrogusto vintage prepara all’atmosfera agitata del resoconto.
*****SEGUONO SPOILER SUI PRIMI DUE EPISODI DI ESTERNO NOTTE*****
Esterno notte, episodio 1, “Aldo Moro”
Il primo episodio del doppio appuntamento del 14 novembre – intitolato Aldo Moro – è un ritratto introspettivo del protagonista del rapimento. La miniserie inizia con un elemento davvero disorientante. Il presidente della Democrazia Cristiana è stato liberato dalle Brigate Rosse. Sul letto di ospedale, malconcio, osserva sospettoso i suoi compagni di partito – Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Benigno Zaccagnini – che non vogliono rivelare la notizia della sua liberazione. In poche manciate di secondi, il piccolo schermo di Rai 1 diventa cinema. Diventa immenso, provocatorio, crudo e crudele. Come lo era in Buongiorno, Notte, per Marco Bellocchio, Aldo Moro è vivo. Poi la narrazione torna indietro, al 13 marzo del 1978. Roma è in stadio di assedio. Gli scontri di piazza testimoniano una vera e propria guerra civile. La cronaca è un bollettino di guerra, la fine della civiltà. Ogni giorno c’è un omicidio politico. Sui muri, in rosso, si leggono frasi come “Morte a Moro, Fanfani e Cossiga.” Aldo Moro è impegnato a far nascere il primo governo di unità della storia repubblicana, promuovendo l’appoggio esterno del Partito Comunista Italiano. Il presidente della DC deve convincere sia gli americani, sia le frange scettiche del suo partito che un’intesa con il PCI è una soluzione efficace. Cerca un accordo tra gli esponenti più recalcitranti. In realtà, dice di voler portare i comunisti ad appoggiare il governo, senza dar loro una carica. La prima puntata stride. Ci porta nell’intimità di Moro che rincasa tardi e soffre di insonnia. Il presidente non riesce a dormire se non ha al suo fianco il nipotino, che prende in prestito dalla figlia come fosse un sonnifero. Emergono le sue abilità da stratega nella stessa misura in cui emergono le sue fragilità. Gifuni è immenso.
Riviviamo il 13 marzo, una giornata normale dove però scorgiamo coloro che presto diventeranno i suoi carcerieri. Riviviamo il 15 marzo con l’incontro con un Papa malconcio, con il quale si confronta sul portare i comunisti nel governo. Proprio ora che si parla di aborto, ricorda Paolo VI. Bellocchio vuole carpire il clima tumultuoso soprattutto all’interno del partito e tra gli alleati di Moro. Respiriamo la tensione delle problematiche e riviviamo quell’assegnazione delle nomine, quasi fossimo al mercato rionale. Assistiamo all’incontro tra Aldo Moro e Enrico Berlinguer, il segretario del Partito Comunista: di notte, in macchina, per presentare la lista. “Solo all’ombra di un’apparente conservazione si può cooperare per un cambiamento, almeno in questo Paese”, Moro sa che il mondo va avanti comunque. Il “compromesso storico” di cui è il primo promotore suscita malumori su ogni fronte. L’episodio termina con una sequenza audace, irruenta e pop del rapimento del 16 marzo. Adriana Faranda, Bruno Seghetti e Raffaele Fiori, alcuni membri della “colonna romana” delle BR, rapiscono il presidente il giorno in cui si discuteva la fiducia al Governo Andreotti IV. Vediamo il Papa chiedere un cilicio per lo sgomento mentre Andreotti è ricoperto dal suo stesso vomito. Tra il subbuglio e le scene intime, accompagnato dal sottofondo musicale di Porque te vas (Jeanette, 1974), Moro si risveglia nella cassa.
Esterno notte, episodio 2, “Il ministro degli interni”
Il secondo episodio riparte dalla scena dell’agguato di Via Fani. A terra, i corpi crivellati della scorta. La seconda parte dell’appuntamento con Esterno notte del 14 novembre è dedicata a Francesco Cossiga, appunto neo ministro degli Interni, che presiede il consiglio di guerra convocato in seguito al rapimento. Si discute la strategia d’azione. Il compito spetta a “Loro, i massoni della loggia P2”, dice la voce fuori campo di Moro. Una scena grottesca, nervosa, sublime. C’è chi propone il ripristino dello stato di guerra e della pena di morte. Cossiga fa notare, con un certo disagio, che la Costituzione non si tocca. Ormai si ritiene politicamente morto. Domenico Spinella, capo della Digos, vorrebbe coinvolgere i responsabili della sicurezza del PCI nelle indagini. Le Brigate Rosse non hanno ancora rivendicato il rapimento. Sulla scena del crimine, però, viene rinvenuto un berretto d’aviatore che condurrà al primo nome: la brigatista Faranda. Nei controlli a tappeto, gli agenti di Polizia arriveranno addirittura al covo di via Gradoli. Ma se ne andranno via. Più che le ricerche ufficiali, però, Bellocchio indaga ancora una volta l’uomo dietro la carica. Anche in questo secondo episodio, si approfondisce la psiche di Cossiga. Entriamo nella sua intimità. I soldatini, le bandiere e la sua passione da radioamatore. Entriamo nel suo appartamento, dove convive ormai con un fantasma, la moglie.
Cossiga è teso a causa dei sensi di colpa, ma mostra anche i segni dello stress, dovuti probabilmente ai suoi problemi coniugali. La camera si concentra sulla sua fissazione per le mani. I giorni scorrono veloci come in una cronaca. Arriva la prima foto, storica, di Moro davanti lo stemma delle Brigate Rosse: il tribunale del popolo che processerà il suo operato politico. “Chi è Aldo Moro è presto detto”. Il 29 marzo arrivano le lettere per Cossiga, per il segretario particolare e per la moglie. Cossiga propone ad Andreotti di trovare un mediatore per una trattativa segreta. Ma le BR hanno già reso pubblica la lettera. Inizia la caccia all’uomo. Assistiamo all’incontro con il negoziatore americano, Steve Pieczenik, il quale consiglia di aspettare che le BR si mettano in contatto.
La narrazione procede impetuosa, ma si concentra più sui fatti ordinari che istituzionali, quelli più surreali. Sui gesti quotidiani, sulle persone comuni che chiamano il centro di controllo con le richieste più assurde. Ad esempio, quella di un tale che crede di poter trovare Moro attraverso i suoi sogni rivelatori. Vediamo addirittura Cossiga perquisire un ospedale psichiatrico. Un’azione disperata che compie a causa della soffiata di un veggente. Il 15 aprile arriva la condanna a morte. Cossiga fa pubblicare un falso comunicato in cui le BR annunciano l’uccisione di Moro e l’occultamento del suo cadavere nel lago della Duchessa, in Abruzzo. Una mossa per capire gli umori dell’opinione pubblica. Le prime settimane del rapimento durato 55 giorni, dall’esterno, assumono una connotazione pirandelliana. Il palazzo brancola nel buio tra cattivi consigli e situazioni critiche che sfociano nel ridicolo. Con i primi due episodi, Esterno notte ha già catturato tutta la nostra attenzione.
Raccontare questa storia serve per ricucire i fili di una memoria che è stata fatta a pezzi. Si entra empaticamente in una grande vicenda umana e questo aiuta il pubblico ad abbandonarsi a un’emozione pura senza lo schermo dell’ideologia.
Fabrizio Gifuni
Come ha dichiarato l’ufficio stampa Rai: “La serie ‘Esterno notte’ rappresenta la nostra idea di servizio pubblico”. Finalmente un’opera coraggiosa, spigolosa e di cui andare fieri. Una palestra per il pensiero critico disponibile sul primo canale. Ci ritroviamo il 15 novembre 2022 per il secondo doppio appuntamento di Esterno notte, che andrà in onda in prima serata su Rai 1 e RaiPlay.