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Quicksand è un pugno allo stomaco

Quicksand è una nuova serie tv svedese (in originale Störst av allt) trasmessa da pochissimo su Netflix.

All’apparenza un dramma adolescenziale, la trama di Quicksand, in realtà, affronta svariati temi: dal degrado giovanile, all’incomunicabilità generazionale, fino alle differenze sociali e razziali che lacerano l’apparentemente pacata e serena società svedese.

Siamo a Stoccolma, nella ricca zona residenziale di Djursholm, la cui pace viene sconvolta da una sparatoria in una classe del prestigioso liceo locale. Le atmosfere sono simili a quelle pervase dall’ angoscia e dalla tensione che abbiamo già visto molte volte in televisione in occasione degli omicidi di massa negli Stati Uniti. Uno su tutti, la strage di Columbine da cui, velatamente, Quicksand trae ispirazione.

Quicksand – La discesa all’inferno di Maja

Solo che qui siamo in Svezia, dove la vita scorre tranquilla, quasi noiosa, dove non ci sono problemi o tensioni razziali, anzi: i ragazzi sono tutti progressisti, le famiglie aperte, comprensive, viaggiano molto in posti raffinati.

È una bella vetrina in cui convincersi di essere felici.

Maja Norberg è una ragazza come tante: graziosa, piena di amici, alla moda, a suo modo felice.

Incontra, quasi per caso, il bello e ricchissimo Sebastian Fagerman, il ragazzo che “poteva avere chiunque e che aveva scelto lei”.

Il loro amore è travolgente, ben visto agli occhi delle famiglie. Sebastian, infatti, è ricco sfondato e fa condurre a Maja una vita di agi e lussi e Maja sembra proprio fare bene a quel ragazzo così complicato e ribelle. I due iniziano a vivere la relazione in modo morboso: nel loro mondo esistono solo Maja e Sebastian.

Quicksand
Quicksand – Una relazione distruttiva

E quella vita sembra proprio una favola da sogno alla quale Maja si aggrappa con le unghie e con i denti: è disposta a tutto pur di proteggere quell’amore appena nato.

Il telefono sempre in mano, le innocue amicizie a scuola, i social, le famiglie comprensive, fin troppo: questa è la vita di Maja che viene stravolta da un sentimento fuori controllo.

Solo che Sebastian è molto più complicato di quanto sembri all’inizio: non è solo un ribelle, non solo si rifugia in droghe via via sempre più dannose e letali, non solo è violento, impulsivo, fuori controllo. È razzista e la sua rabbia incontrollabile fa paura, inoltre nasconde un segreto terribile: una rapporto col padre che è a dir poco conflittuale.

La sua vita perfetta, non è perfetta affatto, anzi: è un vero incubo.

Claes Fagerman è un uomo superficiale e crudele, convinto di poter semplicemente fare finta che il problematico figlio non esista o, ancora peggio, che non sia nemmeno davvero suo figlio. Ignora i suoi problemi e lo insulta nei modi peggiori.

Agli occhi di Claes, Sebastian è irrecuperabile, una palla persa.

Maja tenta di lasciarlo, sopraffatta da un rapporto che la sovrasta, ma il ragazzo tenta il suicidio e, per quanto attratta da un compagno di classe (così diverso da Sebastian per estrazione sociale, religione e colore della pelle), ritorna da lui.

In un continuo alternarsi di flashback e presente, Quicksand si sviluppa tra la ricostruzione degli eventi che hanno portato alla rovina delle vite dei giovani protagonisti e la permanenza di Maja in una cella di isolamento in carcere.

Se prima la sua vita era una giostra di feste, sballi, divertimenti di lusso, ora Maja è reclusa in una piccola stanza con un letto, un lavandino e poco altro e i suoi unici momenti di svago sono le sigarette fumate in compagnia dei secondini. Sdraiata sul letto, ripensa a tutto ciò a cui ha rinunciato per inseguire un amore malato: una ragazza che un tempo aveva tutto e ora ha perduto tutto.

Quicksand
Quicksand – Dal liceo al carcere

Per quanto tutte le prove siano contro di lei, l’abile avvocato di Maja riesce infine a farla scagionare: è libera, ma sarà libera veramente dopo una simile tragedia?

Maja è un’incolpevole travolta da eventi più grandi di lei, già condannata dai mass media, non è stata in grado di lasciare un ragazzo troppo problematico e infelice che le ha, suo malgrado, rovinato la vita per sempre.

È viva, ma una parte di lei è morta dentro quella classe.

Quicksand è un pugno allo stomaco: ansiogeno, claustrofobico, permeato da un senso di inevitabile tragedia dal retrogusto shakespeariano. È ben recitata, morbosamente credibile e, malgrado il finale un po’ affrettato e scontato, interessante dal primo all’ultimo episodio.

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