Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in lievi spoiler su Platonic.
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In teoria, Platonic sembrerebbe la classica rom-com. Un uomo e una donna sulla quarantina, legati fin dai tempi del college, sono uniti da un intenso rapporto d’amicizia: dopo una frattura legata ai dissidi tra lei e la moglie di lui, si ritrovano al crepuscolo del suo matrimonio. Anche lei è sposata, solidamente: ha due figli e un marito che la ama e la asseconda. In nome di quella solidità, ha rinunciato a una promettente carriera da avvocata, portata avanti invece dal compagno.
L’amico, invece, non trova un posto nel mondo all’altezza delle sue potenzialità. Sa di avere le premesse per realizzarsi professionalmente, ma si ferma sempre a metà strada. E in amore… lo stesso: il caos è latente, le crisi costanti. Tutto ciò che in realtà caratterizza anche lei, l’amica di una vita: sotto la maschera della donna che ha trovato nella famiglia tutto ciò che serviva per completarla, c’è il rimpianto di non aver fatto abbastanza per essere la miglior versione di se stessa. Di aver rinunciato a troppo. Di essere felice, ma solo fino a un certo punto.
La classica rom-com, si diceva: uno spettro, più che un auspicio.
Non perché nessuno di noi, più o meno intimamente, non sappia apprezzare e non abbia voglia di una storia d’amore canonica da vivere qua e là sul piccolo o sul grande schermo: il magnetismo di certe storie è universale, nonché immortale. Ma davvero vogliamo accettare l’idea che un legame tra un uomo e una donna debba necessariamente sfociare nella sfera amorosa? Dobbiamo arrenderci all’idea che l’amicizia tra persone di sessi diversi non esista sul serio e sia solo un fragile castello di carte in cui uno dei due finge, se non entrambi? Bah, sciocchezze: i tempi sono maturi per riconoscere una volta per tutte quel sentimento. E dare a esso la giusta dignità sullo schermo. Come sta facendo Platonic, a modo suo.
L’eredità di Harry ti presento Sally in Platonic

Platonic, arrivata alla seconda stagione, è attualmente in onda su Apple TV+ ed è scritta dal duo composto dai coniugi Francesca Delbanco e Nicholas Stoller (reduci, tra le altre cose, dall’esperienza negativa con Friends from College). I due protagonisti sono due volti molto noti del piccolo schermo: Seth Rogen e Rose Byrne. Fin qui le premesse, con uno dei principali punti di forza già esplicitato: invece di puntare sulla solita dinamica uomo-donna fondato sul solito dubbio amletico del “lo faranno o non lo faranno”, qui è tutto chiaro dall’inizio. Da questo punto di vista, almeno.
Le comedy sugli amici quarantenni non sono rare, ma Platonic capovolge l’aspettativa: non c’è tensione romantica, non c’è il solito dilemma. Al contrario, celebra un’amicizia confusa, buffa e piena di complicità. È un terreno poco esplorato in tv, e non sapevamo di averne un gran bisogno. Quindi no, con ogni probabilità non lo faranno mai. E se per caso dovessero farlo, le cose sarebbero due: gli autori si sarebbero trovati alla canna del gas e avrebbero deciso di giocarsi la carta della disperazione, oppure avrebbero in mente uno sviluppo ancora più brillante rispetto a quanto abbiamo visto finora.
Nel dubbio, optiamo per una terza via: in ogni caso, Delbanco e Stoller hanno dimostrato fin qui di avere le idee chiarissime.
Il chiaro omaggio iniziale a Harry, ti presento Sally…, iconica rom-com del 1989 in cui la dinamica tra due amici sfociava nell’esplorazione di una dinamica amorosa, è un punto di partenza che porta a un punto d’arrivo molto diverso. Will e Sylvia, i protagonisti di Platonic, sono amici e dovrebbero rimanere amici: finora, non hanno mai dato l’idea di poter essere altro, né tantomeno che ciò sarebbe una buona idea. Perché è innegabile: il fatto che i due siano amici non rende meno complesso il loro rapporto. Un rapporto discontinuo, caotico e a tratti tossico: sono votati in egual misura all’incontro e allo scontro. La loro è una sostanziale co-dipendenza affettiva che malcela conflitti irrisolti e coni d’ombra che caratterizzano entrambi.
Questo crea più di un problema all’interno delle rispettive storie d’amore, tanto che a un certo punto il rapporto si era addirittura interrotto. Platonic, tuttavia, sta portando Will e Sylvia a una crescita costante e a una progressiva maturazione del loro legame. Sta limando le criticità in nome di un affetto saldo, basato su una forte lealtà. I due, allora, imparano a non distruggersi a vicenda con i loro eccessi e trovano un equilibrio più adulto. Vogliono le stesse cose, e condividono per molti versi la fase del percorso di vita che stanno attraversando.
La loro amicizia, infatti, è solo uno degli aspetti trattati all’interno della serie. Dietro alle gag emergono riflessioni: sentirsi fuori posto, non riconoscersi nella propria vita, temere di invecchiare senza aver vissuto. È qui che la serie diventa universale, sconfina nei target di riferimento che si potevano prospettare all’inizio e abbraccia un linguaggio riconoscibile.
Poi ci sono Seth Rogen e Rose Byrne, i fari di Platonic

Insomma, è chiaro: Platonic ha tutte le caratteristiche di una comedy al passo coi tempi. Gioca con grande autenticità su temi attuali con freschezza e leggerezza, senza essere per questo frivola o superficiale. Al contrario di quanto sostenuto da alcuni critici, è una serie che rinnega ogni idea di cliché e abbandona da subito l’idea che le grandi comedy debbano avere, pressoché sempre, una grande storia d’amore come trait d’union. Una comedy ben fatta, ma i meriti di Delbanco e Stoller in cabina di scrittura non sono i soli che meritano un’evidenziazione: il vero punto di forza della serie, infatti, è la chimica inarrestabile portata sullo schermo da Rose Byrne e Seth Rogen.
Parliamo di due attori che non avrebbero bisogno di presentazioni.
Lei è l’indimenticata protagonista di serie tv del calibro di Damages e Mrs. America, nonché di tantissime commedie cinematografiche di successo. Lui, invece, sta vivendo un anno d’oro grazie al successo straordinario di un’altra gemma di Apple TV+, da lui ideata, scritta e interpretata: The Studio. Sono due attori che fanno la differenza da soli, ma messi insieme diventano ancora più eccezionali. La coppia, riformata sul set dopo l’ottima esperienza col film Cattivi vicini, scritto anch’esso da Stoller, è esplosiva. Ed è evidente quanto sia libera e leggera, ben amalgamata anche grazie a ruoli cuciti sulle loro migliori peculiarità.
Funziona davvero tutto, in Platonic. E sta superando a pieni voti la prova della maturità alla quale era chiamata nella seconda stagione, ancora più introspettiva e divertente rispetto alla prima. Nonché collettiva: al di là degli elogi per i due protagonisti, tutto il cast funziona molto bene. Per il momento non se ne sta ancora parlando quanto meriterebbe, ma in fondo questo è il limite di gran parte delle produzioni migliori di Apple TV+: purtroppo dobbiamo farci i conti. In un panorama piuttosto arido per le comedy, Platonic spicca con apparente semplicità. E ci ricorda che le complessità della vita adulta possano essere affrontate con grande profondità anche in un ambito prettamente comico. Soprattutto, è un appunto fondamentale sul valore e le implicazioni di una vera amicizia, materia centrale quanto l’amore in ogni momento della vita.
La “sindrome di Ross e Rachel” è ancora onnipresente sul piccolo e sul grande schermo, ma c’è sempre una luce al di là dei soliti orizzonti. La luce di Platonic, la rom-com che rom-com non è.
Antonio Casu




