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Platonic, ovvero: quando la chimica tra i protagonisti fa tutta la differenza del mondo

Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di Platonic

Platonic è una serie molto sottovalutata, disponibile su Apple TV+ da maggio del 2023. Platonic è la classica serie di cui non sentirete parlare ovunque ma che, appena la vedrete, non potrete smettere di parlarne. Anche se, forse, non troverete nessuno con cui farlo. Dagli scrittori di Compagni di Università (e si vede, lo stile è davvero molto simile), Platonic è la storia romantica non romantica di una coppia di amici che si ritrova dopo un brutto litigio. L’amore c’entra ben poco, la passione molto di più. Sylvia e Will sono due amici di vecchia data che litigano a causa del matrimonio di Will. Dopo circa un anno si ritrovano, grazie al divorzio della coppia di fuoco, e con cautela provano a riavvicinarsi, a conoscersi di nuovo, a ricordare la loro amicizia. Nel titolo c’è un po’ tutto il senso della trama: Sylvia e Will portano avanti un amore platonico che li rende però, paradossalmente, molto sentimentali e molto emotivi. Il tema principale è infatti quello dell’amicizia tra uomo e donna, tema caldissimo su cui tanti ancora si arrovellano e che, invece, Platonic affronta con semplicità, realismo e un pizzico di autoironia che non fa mai male.

Platonic

Quando Sylvia e Will si incontrano dopo tanto tempo sono imbarazzati, non sanno dove guardare, balbettano e sembrano quasi confusi. Eppure, in quell’imbarazzo, leggiamo tutta la loro amicizia, tutta lo loro complicità, l’uno conosce perfettamente l’altra. Una delle cose che definisce Platonic è proprio la complicità tra i due, l’intimità naturale e mai forzata che li lega, l’intesa che li rende complici. Will ha appena divorziato da Audrey, la donna che tanto Sylvia aveva criticato al momento della loro relazione, e fatica a rimettersi in sesto. Nel frattempo, ha aperto, insieme a due amici, un birrificio portando avanti la sua passione per la birra e facendone un lavoro. Sylvia, dal canto suo, è intrappolata in una vita da mamma che ha scelto e che, però, le fa sentire la mancanza del suo lavoro da avvocata. I due, nel momento in cui li conosciamo, sono in un momento tragicomico della loro vita, da una parte la realizzazione dall’altra ciò che manca. Entrambi bloccati, entrambi senza una vera idea di cosa fare. Ma Audrey ha pubblicato su Facebook una foto con un nuovo ragazzo e a Sylvia non sfugge; quindi, chiama Will per sapere come sta, anche se sono quasi due anni che non si parlano.

E così i due si ritrovano, con dell’imbarazzo inziale che diventa subito naturale e soprattutto molto vero. Come fa l’imbarazzo a sembrare naturale e non mettere a disagio? Quando l’amicizia e l’intesa sono fortissime, l’imbarazzo cede in maniera spontanea. Sylvia e Will hanno una connessione fuori dal comune: ridono insieme, si insultano, si analizzano, si osservano e si divertono. Tutto in un solo giorno. La loro è una messa in scena della complicità, di un legame che sembra fortissimo e che ha, però, dei difetti. Ma è un legame che riesce a fare dei difetti un punto di forza, rendendo le loro mancanze motivo di ulteriore intimità. Si conoscono a memoria, sanno già cosa pensano l’una dell’altro, si sentono giudicati ma mai perseguiti. La loro è un tipo di complicità che solitamente siamo abituati a vedere nelle coppie che stanno insieme da tanto tempo e che hanno vissuto parte della loro vita insieme; Sylvia e Will, invece, portano avanti una tensione molto lontana dall’erotismo, che può essere anche difficile da definire. È un’amicizia profonda, che scava fino in fondo e non vuole risalire, che definisce le persone coinvolte, di cui non si riesce a fare a meno per delineare la propria identità.

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Tutta questa palese complicità deriva, probabilmente, da un magnifico lavoro dei due attori, Seth Rogen e Rose Byrne; i due sembrano avere una grossa intesa professionale che inevitabilmente si riflette molto sui loro personaggi. Platonic è una serie divertente e leggera e, i botta e risposta che i due protagonisti portano avanti continuamente sono brillanti e dinamici, aiutano a non annoiarsi mai. Sylvia e Will hanno molto senso dell’umorismo, ognuno a suo modo, e trasmettono una forte energia comica, come avessero continuamente voglia di scherzare, come a mascherare qualcosa di più grande. Tra i due, infatti, c’è una sorta di non detto, un’insolita tensione narrativa che paradossalmente li unisce ancora di più e consolida il loro legame, evolvendo in una tensione che non diventa mai amorosa e che rimane sempre sul livello che loro gestiscono. Sembra che le emozioni di Sylvia si leghino indissolubilmente a quelle di Will, in un intreccio che molti non comprendono e che giudicano strano ma che, in realtà, non è altro che una genuina amicizia, semplice e vera. Il tema generazionale non aiuta: se in adolescenza si tende ad accettare l’amicizia tra uomo e donna, quasi sempre senza secondi fini, quando si cresce e si deve far fronte a un marito, degli amici impiccioni, una ex moglie, le cose si complicano.

La bellezza di Platonic e del rapporto di intesa che racconta è proprio questa: Sylvia e Will se ne fregano di come potrebbero essere visti, di cosa potrebbero dire di loro e del loro legame. Si vogliono bene, amano fare casino insieme, amano bere e ricordare i tempi andati, amano parlare e confidarsi e si amano a vicenda. Come si ama una parte di noi stessi che non si riesce a lasciare andare. Entrambi scontenti di una parte della loro esistenza, contenti di molte altre, sanno che l’una si può lamentare con l’altro senza la paura di essere giudicato, o almeno non fino in fondo. Sylvia, ad un certo punto, si accorge vividamente che riesce a sfogarsi solo con Will (prima ancora che con suo marito, che pure ama follemente) per il semplice motivo che Will è disastrato come lei, si sente un fallito come ci si sente lei, ha toccato il fondo e non ha intenzione di risalire, proprio come si sente lei in quel momento. Will, di getto, le dice che l’unica opinione di cui tiene veramente conto è quella di Sylvia, ammettendo così un attaccamento viscerale che si risolve in un vero e proprio intreccio di anime. Che poi è quello che sono i nostri due protagonisti: due anime sovrapposte che coesistono e si dividono a seconda delle situazioni, ma che non si perdono.

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Tra Sylvia e Will c’è tanto detto e tanto non detto, che non viene nemmeno specificato spesso, semplicemente è lì e fa parte della loro amicizia, è il collante per la loro complicità. Sylvia e Will sembrano stare bene solo quando sono da soli, quando sono loro due, quando si lasciano davvero andare e ritrovano la loro identità e la loro dimensione in quella conversazione così semplice e così naturale. I due si conoscono già, non hanno bisogno di sovrastrutture o di preamboli. Le vite che girano loro intorno sembrano non comprendere nulla di tutto ciò: nessuno sembra capire la loro intesa, come fosse qualcosa di troppo intimo e quasi impensabile alla mente di qualcuno di esterno a loro due, come fosse qualcosa di talmente grande e ambìto da tutti che, alla fine, risulta inafferrabile. L’ affinità che si crea tra i due personaggi è malinconica ma è anche ironica e quando le due cose si incontrano l’effetto rischia di essere spettacolare. Platonic è letteralmente spettacolare: è la messa in scena di un legame, di un amore, di qualcosa che forse non ha nemmeno bisogno di una definizione. Semplicemente esiste, non ha bisogno di spiegazioni ed è meraviglioso per questo.