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Pechino Express era avanti di 10 anni

Il seguente articolo contiene spoiler su Pechino Express.

Tante volte sentiamo il necessario bisogno di portare avanti critiche a prodotti nostrani. Non tanto perché l’Italia sia incapace di sviluppare produzioni di qualità, tanto più per il fatto che per ognuna di queste, osserviamo due o più prodotti che avrebbero molto potenziale se sfruttati meglio. Ci farebbe veramente tanto piacere elogiare il nostro belpaese anche sul piccolo schermo e quando è possibile siamo lieti di farlo: Boris, Romanzo Criminale, Gomorra sono solo alcuni dei prodotti che porteremmo sul palmo della mano se ci chiedessero di mostrare la crème de la crème italiana.

Eppure non sono gli unici meritevoli di elogi, anzi. Fermandoci ora e riguardando indietro nel tempo, per un intero decennio abbiamo portato sulla tv più generalista un format stupendo. Pechino Express è la gemma straniera che siamo riusciti a rendere un po’ anche nostra e dopo il primo episodio andato in onda della nona stagione nostrana, vogliamo fare un plauso a questa produzione. Uno di quei plausi in eccessivo ritardo e quindi ancora più carichi di rispetto e ammirazione maturata nel corso degli anni.

Pechino Express è proprio bello

Arrivato in Italia nel 2012 su Rai 2, questo format è rimasto in terra nostrana giusto il tempo di catturare l’attenzione dei primi concorrenti, per poi viaggiare direttamente verso India, Nepal e Cina. La prima edizione ce la ricordiamo ancora, per niente consci di quello a cui avremmo assistito. L’idea ricordava un misto tra La Corsa più Pazza del Mondo e Il Giro del Mondo in 80 Giorni, ma in scala molto più piccola e ironica. Un programma leggero, da vivere in compagnia dei parenti davanti al televisore durante e dopo cena.

Non avevamo aspettative, ma quanto ci sbagliavamo e in quanto poco ce ne saremmo accorti. Puntata dopo puntata, iniziammo a notare come quei luoghi mostrati negli episodi profumavano le nostre stanze durante la visione. Eravamo seduti a una tavola imbandita mentre dall’altra parte delle telecamere osservavamo famiglie senza nulla condividere quel poco che avevano con degli avventurieri sconosciuti. Un po’ come noi, anche i concorrenti pian piano hanno compreso l’importanza di questo viaggio, dei legami personali sviluppati nel tragitto e gli insegnamenti appresi da chi maestro non sembrava.

Ci siamo sentiti così ricchi, ma così poveri

Pechino Express

Un po’ ci sembrava strano vedere persone così aperte a fornire un passaggio o un letto per dormire a degli sconosciuti che spiccicano qualche parola nella loro lingua e un paio di più in inglese. E ancora oggi – sotto sotto – quella sensazione di stranezza e stupore, quando queste azioni si ripetono, ci invade di nuovo. Insomma, è sempre bello credere di essere brave persone in tutto e per tutto, aperte ad aiutare il prossimo e fornirgli tutto l’aiuto possibile, però vedere altri farlo ci scombussola dentro.

Forse perché brave persone lo siamo, ma non così tanto. Non fraintendeteci, noi non vogliamo dire che chiunque si stupisca per quella generosità sia cattivo, quanto più che quelle persone rappresentano l’apice della bontà e gentilezza umana. In mezzo a luoghi sperduti, strade deserte e fattorie scassate o nei sobborghi di città così tanto sviluppate da fornirti alloggio solo se ti rintani in una baracca, Pechino Express ci continua a mostrare la bontà delle persone.

Una bontà che sembra sempre più incredibile

In un mondo dove generalmente si pensa che per andare avanti serva ostacolare il prossimo, Pechino Express ci ricorda che non è così per tutti. Si può vivere, forse non nel lusso, ma si può sopravvivere aiutando il prossimo e sentendosi persone migliori. Allargando la propria famiglia a una coppia di avventurieri, perché alla fine sono umani come te. Vengono da una nazione diversa, un continente diverso, parlano una lingua diversa e hanno usanze diverse, ma abitano il tuo stesso pianeta e respirano la tua stessa aria.

Ed è un impatto emotivo gigantesco sia per noi spettatori, sia per i concorrenti. Perché tutti hanno sempre raccontato di come il caldo, le camminate, la scomodità e lo stress li abbiano abbattuti mentalmente durante le varie edizioni. Le prove fisiche e mentali li hanno portati sull’orlo dell’abbandono, ma ogni volta la bellezza del mondo e dei suoi abitanti è riuscita a fornire energia ai concorrenti in gara. Puntata dopo puntata, nazione dopo nazione, ogni tappa veniva conclusa non dalle sole coppie partecipanti, ma da chiunque avesse dato loro una mano ad arrivarci.

Fossimo nel Signore degli Anelli diremmo: “Hai la mia abitazione! Hai il mio passaggio! E le mie indicazioni!

I luoghi sono intrisi di magia e misticismo

Pechino Express

Il percorso programmato in ogni stagione di Pechino Express è studiato in modo tale da farci assaporare questi luoghi con un climax continuo di emozioni e sentimenti. Di solito si parte dalla zona più difficoltosa, quella dove i concorrenti devono ambientarsi a delle dinamiche completamente opposte a quelle della loro vita giornaliera, per poi mutare nel corso delle tappe. Tra luoghi di culto, paesaggi mozzafiato e leggende che aleggiano in quelle zone, ogni puntata assume sempre di più un senso di ricerca e appagamento dell’animo. Il tutto fino alla fatidica puntata finale, di solito ambientata nel punto nevralgico del viaggio. Al centro di una città sviluppata, ma non per questo lontana da origini e tradizioni.

In una rincorsa che ormai viene affrontata col sorriso abbiamo visto ormai otto sfide coppia contro coppia nella puntata finale, tutte in grado di suscitarci emozioni e palpitazioni. Perché anche noi nel corso della stagione ci affezioniamo ai concorrenti, al loro percorso, scopriamo i loro dubbi e conosciamo i punti di forza che tirano fuori durante il cammino. In questo lunghissimo pellegrinaggio che è adornato da telecamere e un presentatore, ma pellegrinaggio rimane.

Rimane così perché non ha bisogno di cambiare

Pechino Express

Il legame tra l’uomo e la natura non deve sparire, è la base solida che ci spinge ogni edizione a riscoprire Pechino Express con gli stessi occhi di un bambino che apre un libro di racconti fantastici tra principesse, draghi e cavalieri. Supereroi senza un mantello, con un carretto e una conoscenza molto basilare della lingua inglese. E siamo felici di vedere come anche questa stagione targata SKY non sembra essersi per niente allontanata dai tanti pregi che contraddistinguevano il prodotto.

Abbiamo visto solo una puntata in Turchia, ma siamo già incredibilmente in estasi per quando visiteremo Uzbekistan, Giordania e – soprattutto – le puntate finali negli Emirati Arabi. Non possiamo essere sicuri che proveremo le stesse emozioni, ma questa prima puntata ci ha dato sensazioni molto positive e confidiamo nei produttori. Anche perché, se c’è qualcosa che Pechino Express ci ha sempre insegnato, è che bisogna fidarsi delle persone. Qualche volta andrà male, ma quando andrà bene ne usciremo estasiati.

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