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In Ozark Wendy Byrde ridisegna i contorni dell’anti-eroe

Ozark è una serie tv che, in maniera innovativa, si iscrive perfettamente nel genere crime e arriva a primeggiare con veri e propri gioielli cult come Breaking Bad, Sons of Anarchy e I Soprano.

La fotografia, la recitazione e la trama rendono questa serie uno dei migliori prodotti mai creati da Netflix. Oltre a queste caratteristiche tecniche, le suddette serie hanno in comune un preciso tipo di protagonista: un anti-eroe, criminale e senza scrupoli, che compie i gesti più crudeli e immorali per mantenere il controllo. Guidato dalle proprie ambizioni col tempo perde le proprie capacità di raziocinio e diventa l’unica causa della propria tragica fine. Carismatici e pericolosi, questi personaggi hanno conquistato gli spettatori tramite la propria intelligenza e consapevolezza: nessuno di loro finge d’essere il buono perchè hanno molto più potere assumendo il ruolo di cattivi.

In Ozark questo tipo di personaggio viene inizialmente assunto da Marty Byrde: è lui che nella prima stagione riesce a gestire una situazione sull’orlo della tragedia.

Dalla seconda stagione in poi, però, queste caratteristiche passano, come un’ombra, su un altro personaggio rivelando la grandiosa originalità di questa serie: è Wendy che, assestato lo shock della doppia vita del marito, assume con crescente facilità la fisionomia allo stesso modo mostruosa e irresistibile dell’anti-eroe che tanto amiamo.

L’assaggio di potere e controllo che l’illegalità le permette di esplorare avviano un risvegliano un qualcosa di sopito nella sua personalità: dopo aver abbandonato per amore della propria famiglia una carriera in politica, l’occasione di rinascere è troppo allettante. Convincendosi, in un primo momento, che determinate scelte sono obbligate (ma sappiamo che in questa serie non funziona così) Wendy entra in un gioco effimero e pericoloso per ottenere nella seconda stagione la licenza per aprire il tanto agoniato casino.

Ricatti, complotti e tradimenti le permettono di superare e schiacciare tutti i suoi ostacoli, ottenendo ciò che vuole. La sensazione di essere invincibile scorre nel suo sangue come droga e la lega, in maniera apparentemente indissolubile, a un mondo fatto di soldi, influenza e criminalità. È palese che sia lei ormai al timone della situazione quando decide che la famiglia non si dovrà allontanare dal casino, ma anzi dovrà pensare più in grande e mirare alle stelle.

La declinazione al femminile dell’anti-eroe, però, riesce a mantenere la sua potenza e il suo grande valore perchè non è un pretesto per schiacciare o annullare la sua figura di madre: il motivo principale per cui Wendy fa ciò che deve è la sua famiglia.

Nella terza stagione di Ozark (ne abbiamo parlato anche qui) veniamo a scoprire delle sue origini umili e le motivazioni dietro il suo bisogno spasmodico di controllo acquisiscono una luce nuova: non è solo ambizione personale, è anche la volontà di raggiungere una vetta da cui nessuno potrà scansarla e che permetterà ai suoi figli di essere davvero al sicuro. La tridimensionalità che assume il personaggio, anche tramite la strabiliante performance di Laura Linney, è costruita così bene da mantenerci sempre sulle spine: il tono di voce pacato e il sorriso freddo ma cordiale sono tutte caratteristiche che Wendy mantiene nei suoi molteplici ruoli.

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È prima di tutto una madre pronta a tutto per difendere e aiutare i propri figli: nonostante i timori e i motivi per cui sarebbe stato meglio tacere, Wendy racconta la verità a Charlotte e Jonah. Anche se in un primo momento questa mossa è fatta per ferire Marty si rivelerà di vitale importanza per la salvaguardia di tutta la famiglia. La complicità e l’astuzia che i suoi figli dimostrano sono caratteristiche che li rendono al pari degli adulti della serie: in Ozark non c’è spazio per l’innocenza.

Wendy è anche una sorella che non può controllare ne cambiare il passato: un fratello altamente instabile come Ben è un problema che va gestito e, quando non c’è più niente da fare per rimediare ai suoi errori, diviene una zavorra di cui bisogna assolutamente liberarsi. La scelta di farlo uccidere non viene fatta a cuor leggero, ma anzi pesa moltissimo sulla coscienza della donna. Ciò nonostante ci sono mosse che vengono compiute per sopravvivere e per garantire ai propri cari la sopravvivenza e, in questo, il personaggio dell’anti-eroe si staglia in tutta la sua titanicità: perdere una persona amata è un lutto, ma essere consapevole che la sua morte è vitale al mantenimento dello status quo è una vera e propria tragedia.

Sa essere anche una complice e amica: prima con Charles e poi con Helen e Navarro, la donna non esita a formare alleanze al di fuori del proprio nucleo familiare per assicurarsi che i propri piani vadano come previsto. Con gli uomini Wendy assume un fascino seducente ma mai esplicito che fa invaghire senza portarla per questo a tradire, errore già commesso prima dell’inizio della serie e che rappresentava forse un brivido ora sostituito dall’illegalità delle proprie azioni; con Helen, d’altro canto, la situazione si complica leggermente. Oltre a un sincero senso di appartenenza e somiglianza, ciò che accomuna questi due personaggi risiede nella loro fredda ferocia: nessuna azione è troppo immorale o disturbante se serve a salvarsi. Questa comune consapevolezza inevitabilmente le porta prima a sospettare l’una dell’altra e poi ad allontanarsi, pronte a demolirsi alla prima occasione utile.

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Infine, il ruolo più complesso e più complesso è quello che assume in quanto moglie. La sua forza, ambizione e sete di potere la portano a scontrarsi con Marty che, d’altro canto, assume sempre più una posizione subalterna di fronte alle pericolose mire espansionistiche della moglie: questa distanza si tramuta in crisi vera e propria che vedrà i due partner allontanarsi e combattere indirettamente tramite una serie di colpi bassi e incomprensioni. Durante la terza stagione, però, questo momento buio della coppia si risolverà tramite il rapimento del marito da parte del capo del cartello Navarro.

È durante la tortura che Marty si rende conto che, nonostante la sua freddezza e il bisogno di considerarsi una pedina nelle mani del fato avverso, tutto ciò che è successo è frutto della propria stessa ambizione. La nuova consapevolezza li porterà a riavvicinarsi e diventare ancora più pericolosi e inestimabili.

Questo cambio nelle dinamiche risulta essere il motivo principale per cui i coniugi Byrde vengono “scelti” nel finale di stagione: l’uccisione di Helen, braccio destro per molto tempo, sancisce l’inizio di un nuovo tipo di collaborazione con il cartello. Non si tratta più di sottostare alle loro richieste al fine di sopravvivere, ma riguarda la voglia di puntare su di loro in tutto e per tutto, considerandoli due assi di egual importanza e inestimabile valore.

In attesa di nuove notizie sulla quarta stagione possiamo prevedere che Ozark ci riserverà molte sorprese sui possibili sviluppi nei rapporti tra i personaggi.

La curiosità di vedere se Wendy sarà capace di sfuggire alla maledizione dell’anti-eroe ed evitare così una fine disastrosa ci accompagnerà nei prossimi mesi, tenendoci piacevolmente sulle spine.

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