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One Tree Hill: la nostra lunga adolescenza

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su One Tree Hill

Il 20 settembre 2022 Prime Video ha messo fine alle nostre sofferenze e ci ha restituito One Tree Hill. Per noi orfani non di una serie ma della serie, non c’era giorno più atteso di questo. C’è chi ha già iniziato a fare il rewatch, e chi mente.

Se avete meno di 20 anni, proveremo a spiegarvi cos’è One Tree Hill, sapendo fin da subito che la spiegazione non potrà essere esaustiva. È una delle serie che hanno segnato l’adolescenza di chi è cresciuto nei primi anni 2000, caratterizzata da incredibili storie di amore e di amicizia, con un pizzico di ribellione familiare che non fa mai male. Ma quello che più di tutto definisce One Tree Hill è la speranza. Ha fatto sì che molti di noi crescessero con la convinzione che anche un amore nato a sedici anni possa non finire mai, che partendo dal campetto di quartiere si può arrivare in NBA, una sincera amicizia tra uomo e donna è possibile e soprattutto che, con un po’ di fortuna, nella vita ci si può imbattere in un vero Nathan Scott. Insomma, One Tree Hill rivoluziona i sogni degli adolescenti di allora e li rende realizzabili, ne cambia gli ideali e crea aspettative molto appetibili regalando ai sedicenni delle prospettive positive. La forza della serie sta nella costanza con cui tutto questo viene realizzato. Dalla prima puntata fino all’ultima il filone narrativo rimane lo stesso: un sogno da realizzare, un obiettivo a cui arrivare. È la speranza la vera protagonista e si alimenta giorno dopo giorno, in uno scenario che somiglia alla realtà e che fa dimenticare allo spettatore che fuori dal suo schermo il reale è purtroppo molto lontano dalla serie che sta guardando.

One Tree Hill è unico perché cresce insieme ai suoi spettatori. E se la serie continua a convincere i più affezionati, e non solo, è proprio perché le storie che gravitano loro intorno si sviluppano parallelamente alle vicende di chi li guarda.  Se inizialmente i protagonisti sono adolescenti turbolenti e complessi che cercano di diventare adulti passando attraverso quella strada spesso tortuosa e piena di sorprese che è la vita, così anche lo spettatore che per la prima volta si approccia a One Tree Hill ha la sensazione di vivere e rivivere con loro lo stesso tipo di esperienze ed emozioni. Poche serie televisive, soprattutto di questo genere, possono dire la stessa cosa. È questa crescita emotiva, fisica e quotidiana che ci spinge a rimanere attaccati allo schermo finché quelle persone, così simili a noi ma così lontane allo stesso tempo, non compiono una realizzazione che possa essere uno specchio della nostra.

Del resto, se oggi ancora ci perdiamo nelle storie dei fratelli Scott non può essere una coincidenza. Nelle nostre relazioni cerchiamo qualcuno che abbia le premure di Lucas e la determinatezza di Nathan, e non solo perché ne eravamo follemente innamorati da ragazzini. Quello che ci lega indissolubilmente a loro è molto semplicemente il senso di appartenenza. One Tree Hill nasce come una casa in cui tornare, per tutte le nove stagioni si espande questo senso di calore e sicurezza dato dal continuo ritorno a quel campetto. E questa magia si propaga nei personaggi e nelle loro narrazioni per poi trasferirsi a noi spettatori che sviluppiamo, andando avanti, una voglia irrefrenabile di far parte della loro quotidianità, del loro focolare familiare. Il tetto sotto cui tornare si delinea come uno degli obiettivi da raggiungere e ci ricorda l’importanza di appartenere ad un luogo o a degli affetti stabili. E se nel 2022 forse non ne possiamo più di tornare a casa, esasperati da una vita esclusivamente confinata nelle quattro mura domestiche, il tema del ritorno rimane comunque caro nei nostri ideali, attaccato ad una presa di coscienza diversa. La casa in One Tree Hill non è solo un ambiente fisico quanto piuttosto una situazione confortante che ci permette di sentirci di nuovo accolti. È l’incontro di una narrazione circolare che prevede un continuo ritorno con una narrazione di tipo lineare, che rimane coerente con se stessa e regala al fruitore dei valori facilmente riscontrabili nel quotidiano.

L’adolescenza grazie a One Tree Hill non finisce mai. Oggi abbiamo sicuramente bisogno di tante cose, e una di queste è proprio quella sensazione di intimità e di sicurezza che solo una storia d’amore come quella tra Nathan e Hailey può restituirci. Nonostante, nella maggior parte dei casi, gli amori adolescenziali sono un vago ricordo può essere terapeutico rivivere la forza di quelle emozioni, pur se in chiave più adulta e probabilmente meno innocente. In questo senso il ritorno al Karen’s Cafè è come un ritorno a casa, quello di cui tutti prima o poi sentiamo il bisogno. E se i produttori non ci danno speranze in questo senso (un revival non è ancora qualcosa di sicuro, tra le altre cose, anche per le vicende giudiziarie ai danni del creatore della serie, Mark Schwahn) quello che possiamo fare è continuare a premere play e cercare di rivivere quelle sensazioni. Possiamo rimetterci in gioco, sognando di nuovo quel campetto da basket, immergendoci ancora tra i corridoi di quella scuola che abbiamo sempre sentito un po’ nostri. Finalmente possiamo tornare a quei giorni, quando tutto sembrava più facile e quando il mondo si divideva tra team Peyton e team Brooke. Adesso il match può ricominciare, con qualche anno in più ma può ricominciare e chissà che qualcuno non possa cambiare fazione.

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La verità è che oggi i personaggi di questa serie costituiscono degli archetipi di persone che ricerchiamo tutti i giorni, in chi ci sta accanto. E forse, più delle altre serie teen che si sono sviluppate parallelamente durante quegli anni (The O.C. esce esattamente nello stesso anno, per dirne una), One Tree Hill ci ha trasmesso dei valori che ancora oggi possono essere applicabili alla vita quotidiana soprattutto in termini di realizzazione personale. Certo, gli anni passano per noi ma anche per una serie datata 2003 e tutto va sempre analizzato con la lente del contesto culturale e storico più adatto soprattutto per cercare di analizzarlo nel migliore dei modi. Ma se riuscissimo a guardare One Tree Hill con gli occhi degli adolescenti che eravamo, scopriremmo che un sogno può avverarsi e perfino che il futuro, per quanta paura possa fare, dipende in fondo solo da noi.

Allora perché perdere quel pizzico di adolescenza che è e rimarrà sempre parte di noi? È anche grazie ad una serie tv come questa che, nel bene e nel male, siamo chi siamo oggi. Sfruttiamo piuttosto quel baluardo di innocenza che ci rimane per rielaborare i nostri pensieri quotidiani, provare a renderli più innocenti e a volte anche più frivoli, quando ne abbiamo bisogno; non sarà la fine di tutte le preoccupazioni ma magari semplicemente un modo per renderle più sopportabili. Impariamo dai personaggi che ci hanno accompagnato nella nostra crescita. Da Lucas a prendere consapevolezza delle nostre decisioni, da Brooke la forza nell’affrontare le proprie emozioni e da Hailey e Nathan che continuare a sognare e a combattere per ciò in cui crediamo funziona, funziona sempre. Ricordiamo quanto sia importante la fragilità da Peyton e apprendiamo il perdono da Deb ma soprattutto impariamo da Karen che tornare a casa ha sempre la sua importanza e che “se ci credi davvero, devi andare fino in fondo“.