Vai al contenuto
Announcement Ad
Home » Normal People

Normal People ha un mood speciale

Normal People
Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler su Normal People

In principio di articolo, va detto chiaramente che il titolo si riferisce alla serie televisiva Normal People, ma che si farà un vero e proprio paragone diretto con il romanzo da cui la serie proviene, Normal People di Sally Rooney, uscito nel 2018. La scrittrice, sin dal principio, ci racconta una storia didascalicamente normale, laddove questo aggettivo sta a significare quotidiana, vera, veritiera. Marianne e Connell sono i due protagonisti che seguono e inseguono le loro vite talmente normali da apparire straordinarie. All’inizio sono adolescenti e imparano a conoscersi principalmente in modo carnale; poi, col tempo, continuano a ritrovarsi seppur da strade diverse, si odiano, si amano molto, si intrecciano e si lasciano. È un continuo movimento che segna le vite di chiunque, un’altalena di emozioni che ci sembra così familiare. Forse perché lo è; Sally Rooney delinea magistralmente la vita, semplicemente lo scorrere del tempo e il cambiamento delle persone, attraverso gli occhi di due protagonisti talmente ben scritti da apparire reali. Marianne e Connell potrebbero essere i nostri vicini, nostri colleghi, nostri amici. Leggendo Normal People ci si riconosce chiunque. Eppure, la serie televisiva Normal People riesce perfino ad arrivare là dove il romanzo non arriva, anche se può sembrare impossibile a chiunque abbia letto prima il libro, come me.

Normal People

Qui lo dico e qui lo nego: è forse la prima volta che trovo il prodotto audiovisivo, in questo caso la serie tv, più bello del libro. Normal People, la serie, è davvero un gioiellino, reperibile su Raiplay. E questa volta il libro, che pure è assolutamente un ottimo libro, non ne è esattamente all’altezza. La serie ha un mood davvero speciale, che travolge e coinvolge anche più del libro; se nel romanzo si intuiva già che la protagonista è la vita, nella serie la verità è un vero e proprio personaggio che accompagna i due ragazzi in ogni singola scena. La serie Normale People è ben scritta, è perfettamente calzante col romanzo da cui proviene, non è mai noiosa e soprattutto non è mai scontata. Quando si legge prima il libro, si conosce già la storia e si tende molto spesso a fare dei paragoni che poi risultano effettivamente inutili e poco sensati; eppure, spesso, si ha il sentore che gli autori di una serie ispirata ad un libro non lo abbiano realmente letto. Con Normal People questo non succede, anzi. La serie Normal People non solo rende giustizia al romanzo di Sally Rooney ma ne esalta le doti, divenendo un prodotto altrettanto apprezzabile, se non di più.

I due attori, Paul Mescal e Daisy Edgar Jones, sono semplicemente perfetti, totalmente calzanti con l’immagine che ci si fa di loro leggendo il libro, mai sopra le righe. Insomma, Sally Rooney fa un ottimo lavoro ma Hulu e BBC ancora di più. La serie esce un paio d’anni dopo il romanzo, nel 2020, e fa sì che chiunque abbia letto il libro riesca a ricordare perfettamente tutti i dettagli della storia, che pure sono tanti. Eppure, la serie Normal People riesce a non tralasciare nulla e la normalità, come dicevo poco fa, diventa didascalica, palpabile dai piccoli gesti e dalle minime espressioni degli attori che interpretano Marianne e Connell. Se nel romanzo avevo intuito che il mood fosse quello della quotidianità, nella serie Normal People ho captato un vero e proprio senso di appartenenza. Leggendo il romanzo, che restituisce tutto questo con una narrazione piuttosto scorrevole e leggera, ho subito capito quanto i due protagonisti fossero immersi nel loro mondo e allo stesso tempo in un mondo più ampio, che è quello in cui viviamo tutti, che faticano a capire. Marianne e Connell sono, infatti, fautori di un destino tutto loro, che si creano anno dopo anno, con le loro stesse mani e in cui possono e riescono a vivere solo loro. È un bel sogno cui mi sono aggrappata per tutta la durata del libro.

Normal People

Guardando Normal People, tutto questo è riemerso: la passione, l’amore, l’odio e la fatica di farsi andare bene delle cose inconsistenti. Ma anche l’adattamento alla vita, l’amicizia, la voglia di essere compresi, la difficoltà nel comprendere le persone che si amano. La serie ha completamente stravolto il mio modo di vedere il romanzo: se leggendo le parole della Rooney ero sicura che Marianne e Connell fossero un bel sogno, guardando la serie Normal People ho capito quanto tutto quello che avevo letto potesse essere reale, tangibile, familiare. Il mood che la serie si porta dietro è perfetto per le sensazioni che il romanzo mi ha fatto provare: la narrazione è piuttosto lineare, senza grandi colpi di scena, senza troppo dramma. Esattamente come Sally Rooney ha pensato il romanzo, ancora una volta perfettamente calzante. Eppure, la serie ha qualcosa in più: gli sguardi dei protagonisti che, complice l’infinita bravura dei due attori, restituiscono ogni singola parola scritta nel libro, ogni singola emozione non detta, ogni piccolo dettaglio impercettibile all’occhio umano. E se è vero che una serie ispirata ad un libro, per essere bella, deve essere fedele al romanzo da cui proviene (regola non scritta, ma a cui i lettori spesso tengono molto), la serie Normal People fa assolutamente centro.

Normal People

Perché in fondo il libro Normal People di Sally Rooney ha solo una cosa in più rispetto alla serie e cioè, ovviamente, l’introspezione dei personaggi. È chiaro che, pur non essendo in prima persona, il romanzo riesce a scandagliare le emozioni in maniera più accurata, semplicemente perché scritte, dichiarate, palesate al lettore. Ma Normal People, la serie, in qualche modo restituisce tutto questo in maniera differente, in maniera tangibile e anche, per quanto possibile, più cruda. Quindi, seppur le emozioni sono più facilmente riconoscibili nel libro per una questione narrativa, la serie riesce nel compito di dimostrarle, di metterle in scena senza che si perda nulla. Anzi, ne nasce una serie che davvero vale la pena guardare. E soprattutto ne nasce una bellissima serie che ci racconta quanto il senso di inadeguatezza, mischiato all’amore e alla passione, possa essere letale per chiunque. Marianne e Connell ci insegnano, a loro insaputa, quanto avere qualcuno a noi affine sia fondamentale nel corso delle nostre vite. Guardando la serie Normal People ho scorto un forte ascendente malinconico che non riguarda solo i protagonisti, ma che coinvolge me e chiunque viva nella mia società. La serie è in grado, per tutta la sua durata, di portare avanti delle riflessioni importanti semplicemente raccontando una storia d’amore tra due ragazzi che crescono l’uno al fianco dell’altra. La banalità che diventa realtà è ciò che più di tutto mi ha convinto.

Si può trovare una sola e unica pecca in confronto al romanzo, anche solo per spezzare una lancia in favore di quest’ultimo: nel libro è più facile intuire lo scandire del tempo, il passare delle stagioni e degli anni che scandiscono i periodi di vita di Marianne e Connell (il liceo, il college, i viaggi e il lavoro). Quello che ho notato, in merito, è sicuramente che leggere il libro e guardare la serie, prevede due ritmi completamente diversi. Il che, a dire la verità, mi sembra più che normale e soprattutto anche piuttosto sano. Il bello di Normal People, la serie tv, è proprio che riesce a condensare in un tempo diverso quello che Sally Rooney aveva pensato con un ritmo più cadenzato. La serie Normal People, complici gli attori che non cambiano e che restano sempre gli stessi, ha quindi un piccolo difetto (se così si può chiamare) che è quello di far sembrare tutto un unico blocco, senza mai prendere fiato, senza mai fermarsi, senza mai arrivare alla fine. Eppure, mi sembra che il difetto diventi una bellissima licenza poetica, contornata perfettamente da Paul Mescal e Daisy Edgar Jones.