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Miguel Gobbo Diaz: «Servono storie nuove come Nero a Metà»

Nero a metà 3 sta ottenendo ottimi risultati in termini di ascolti: sebbene siano andate in onda a Pasquetta, la quinta e la sesta puntata della fiction crime hanno ottenuto uno share del 18.5 %. La serie tv con Claudio Amendola, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Vicario ha accolto nella nuova stagione tante new entry tra cui spicca la talentuosa Caterina Guzzanti. Al centro di questa amata fiction targata Rai troviamo una coppia di poliziotti che devono mettere da parte le loro differenze e pregiudizi per poter combattere il crimine. A interpretare Malik Soprani è Miguel Gobbo Diaz che avevamo già visto in Zero la serie Netflix che aveva come protagonisti i supereroi della periferia milanese.

L’attore in occasione dell’uscita della nuova stagione di Nero a metà ha rilasciato un’interessante intervista a Fanpage.it.

Miguel Gobbo Diaz, l’attore nato a San Domingo ma cresciuto in Veneto, nella fiction della Rai veste i panni del giovane vice ispettore Malik Soprani. Nel corso della chiacchierata con il giornalista ha avuto modo di parlare dei cambiamenti che il suo personaggio ha attraverso nel corso delle stagioni della serie tv. Ora in Nero a metà 3 è diventato un uomo e ha preso in affido un bambino nel quale si rivede tanto. Ma anche sul lavoro il rapporto di Malik con i suoi colleghi è migliorato e infatti è riuscito a farsi stimare da Carlo e forma con lui una coppia di agenti molto affiatata. Miguel Gobbo Diaz ha avuto anche modo di parlare della grande importanza che il tema dell’inclusività ha nella serie e di come sia felice che il pubblico abbia accettato l’idea di vedere un poliziotto nero. Per lui la Rai sta facendo un ottimo lavoro di integrazione, dando più ruoli positivi agli attori neri:

“Mi fa riflettere, perché se vedo tutti i ruoli che ho fatto, e non sono poi così pochi, quando è arrivato Malik è stato il primo ruolo positivo. Questo mi ha aperto le porte e in una serialità come quella di Rai1, mi ha fatto sperare che finalmente ci fosse qualcosa di diverso dalla solita realtà da criminale, da tossicodipendente o altro, ora siamo anche noi dei poliziotti, dei dottori, degli imprenditori. La Rai sta facendo un bel lavoro di integrazione, ci sono molte più storie, anche storie d’amore, dove c’è il fidanzato nero, oppure c’è la famiglia nera che fa da protagonista. Credo nella realtà il pubblico è già abituato, ma non era abituato nella finzione, ed è per questo che servono sempre storie nuove, come Nero a metà.

Uno dei tanti personaggi negativi a cui ha prestato il volto è stato quello di Rico comparso nella serie tv Zero. In questo prodotto Netflix, infatti, ha interpretato il capo di una pericolosa banda che disturbava la tranquillità della periferia milanese. L’attore di Nero a metà è comunque molto contento di aver recitato questo ruolo perché trova che calarsi nei panni di un villain sia molto divertente (e poi perché condivideva con Rio l’origine latina). Miguel Gobbo Diaz ha giustamente fatto notare che, anche se è giusto raccontare queste realtà che esistono, la tv italiana dovrebbe anche raccontare le storie normali dei ragazzi neri di seconda generazione. Ecco cosa ha detto:

Fare il cattivo è sempre bello, divertente, vai a toccare situazioni che non sono abitudinarie, e quindi ti metti in gioco nei panni del personaggio, cerchi di entrare in empatia con lui, e questa è la fase più entusiasmante, quando fai il cattivo sembra che tu non abbia limiti. Ci tengo a dire che era un personaggio latino, vicino anche alle mie corde, io parlo spagnolo, quindi mi sono molto divertito. È stata una serie importante, bisogna continuare a stimolare le nuove idee, scrivere nuove storie, naturalmente noi attori neri italiani ci siamo e bisogna avere ancora più ruoli, perché le storie ci sono. Per quanto riguarda il mio personaggio, a Milano ce ne sono parecchi che vivono quel tipo di realtà, ma i giovani di seconda generazione hanno dei sogni e vogliono raggiungerli, come diventare dei fumettisti, dei poliziotti, diventare persone appartenenti ad una nazione come l’Italia, che hanno sogni normali e già che io dica normali è strano, sogni e basta.”

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