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I 10 film più controversi che puoi trovare su Netflix

Le opinioni su un film o una serie tv non sono mai unanimi e, forse, il bello è proprio questo. Nella storia del cinema ci sono sempre stati dei titoli che hanno generato nel pubblico e nella critica pareri contrastanti, a causa delle tematiche che hanno portato sullo schermo o del modo con cui lo hanno fatto. In particolare, ci sono dei film controversi su Netflix che alla loro uscita hanno dato il via a parecchie polemiche e a interpretazioni incerte sul loro significato. Alcuni erano considerati scandalosi per l’epoca in cui sono usciti, altri invece hanno forse affrontato argomenti delicati in maniera troppo superficiale, senza preoccuparsi delle conseguenze che avrebbero potuto avere sull’opinione pubblica o sulla sensibilità degli spettatori.

Alla fine, però, il cinema è fatto anche per rompere gli schemi della società e per normalizzare tematiche considerate dei tabù dalla maggior parte delle persone. Vediamo insieme se i film di cui vi parliamo ci sono riusciti oppure se hanno fallito miseramente.

Ecco i 10 film più controversi che puoi trovare su Netflix.

1) Le strade del male

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A gran parte della critica questo film diretto da Antonio Campos non è piaciuto affatto. Attraverso un cast davvero impressionante, che vede lavorare insieme Robert Pattinson, Tom Holland, Haley Bennett, Bill Skarsgård e molti altri, Campos ha portato sullo schermo il romanzo di Donald Ray Pollock, ma per molti lo ha fatto penalizzando la vera anima del racconto. Secondo la critica i personaggi sono stati tratteggiati in modo superficiale e nella pellicola sono stati inseriti avvenimenti troppo drammatici, che hanno reso pesante la narrazione, caricandola di violenza gratuita. In realtà, Le strade del male ha avuto un grandissimo successo presso il pubblico, guadagnandosi il tredicesimo posto tra i film di Netflix più visti del 2020.

2) 365 giorni

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Un altro titolo del 2020 targato Netflix, un altro prodotto distrutto dalla critica e, stavolta, anche dall’opinione pubblica. Nato come dramma erotico, 365 giorni finisce per diventare la “brutta copia” di Cinquanta sfumature e per ritrarre il sesso come una banale ricompensa per l’insistenza di un uomo che rappresenta la mascolinità tossica all’ennesima potenza. Laura Biel viene rapita dal giovane e affascinante mafioso Massimo, ossessionato da lei e prontissimo a ottenere ciò che vuole, noncurante della libertà altrui. Ci sono modi e modi per portare sullo schermo la Sindrome di Stoccolma, e non si può dire che questo film polacco lo abbia fatto con delicatezza. Quando il trash incontra il soft porn, ecco il risultato.

365 giorni non poteva che essere inserito tra i film controversi di Netflix.

3) Fino all’osso

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Una piccola e fragile Lily Collins ha prestato il volto a Ellen, protagonista di Fino all’osso, rilasciato da Netflix nel 2017. Un film che si prefigge di portare sullo schermo un tema difficile come quello dei disturbi alimentari non può pensare di banalizzare nemmeno una frase sull’argomento e invece, il prodotto diretto da Marti Noxon lo ha fatto molte volte. Il contrasto tra alcune scene profondamente strazianti e altre terribilmente banali è fin troppo evidente e questo alla critica non è piaciuto. I mostri che si nutrono delle emozioni di chi soffre di questo tipo di disturbi sono troppo potenti per poter pensare che un paio di battute e di frasi motivazionali buttate qua e là possano aiutare. Eppure in alcuni casi l’andamento della sceneggiatura ha puntato verso questa direzione.

4) Sierra Burgess è una sfigata

sierra burgess è una sfigata

Negli ultimi anni Netflix ha distribuito sempre più spesso film che ritraggono i problemi degli adolescenti americani, puntando sulla banalità datata di alcuni schemi. In un tentativo di rivisitare in chiave moderna il Cyrano de Bergerac, Sierra Burgess è una sfigata non fa che giocare sugli stereotipi e offrire un’immagine distorta del fenomeno del catfishing, che alla fine del film viene visto come un mezzo utile e privo di conseguenze per raggiungere i propri obiettivi. Una commedia degli equivoci che utilizza il teen drama come scusa per la propria superficialità, che non ha convinto affatto la critica e che non è stato nemmeno in grado di guadagnarsi l’affetto del pubblico.

5) Cuties

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Questa volta parliamo di una produzione francese, di un film distribuito da Netflix nel 2020, nato per denunciare l’ipersessualizzazione delle giovani donne e finito per essere denunciato a sua volta per lo stesso motivo. La piattaforma di streaming è stata criticata anche per il poster (diverso da quello usato per promuovere il film in Francia) con cui ha presentato l’uscita di questa pellicola, ed è stata accusata di pedofilia. Il prodotto è stato definito al limite della pedopornografia e sono state rivolte accuse anche nei confronti del suo contenuto, capace di destare le perversioni dei pedofili e di favorire il traffico dei minori per motivi sessuali.

Senza ombra di dubbio, Cuties è uno dei film più controversi di Netflix.

6) Basic Instinct

basic instinct

Sharon Stone nel 1992 è stata al centro di una delle scene più criticate di Basic Instinct, ma non dell’unica. Infatti, a causa delle numerose scene di violenza, il film è stato vietato ai minori di 14 anni ed è stato etichettato come estremamente esplicito. Rapporti sessuali, aggressioni, uso incessante di sigarette. Tutto portato sullo schermo in modo troppo spinto. La critica ha visto nel personaggio interpretato dalla Stone un’offesa nei confronti dei diritti delle donne e soprattutto di quelle facenti parte della comunità LGBT, che sono state ritratte in modo negativo. Non si può dire che il film diretto da Paul Verhoeven non abbia osato, cercando di mettere fine al pudore che ha troppo spesso caratterizzato il mondo del cinema.

7) Love

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Love è un film erotico e provocatorio, diretto dal visionario Gaspar Noé. Ha fatto molto parlare di sé quando è uscito nel 2015 e continua ad attirare pareri contrastanti nel pubblico. C’è chi apprezza la sua sfrontatezza e la sua intraprendenza, che ama le naturali e non simulate scene di sesso che porta sullo schermo, e c’è chi invece lo ritiene più simile a un film porno che a un prodotto da rilasciare nelle sale cinematografiche. Noé ha dato vita a un dramma erotico capace di mostrare i punti di forza e al tempo stesso i punti deboli di qualsiasi relazione, e soprattutto di quelle che non amano riconoscersi nei vincoli imposti dalla società. Amore e dolore, quasi sempre viaggiano insieme, e in Love questo è più che evidente.

8) American Sniper

american sniper

Un film diretto da Clint Eastwood nel 2014 e basato sull’autobiografia di Chris Kyle, che ha riscosso un successo incredibile. La critica non ha avuto un parere unanime su American Sniper, nonostante il Premio Oscar vinto nel 2015 per il Miglior montaggio sonoro e nonostante sia diventato il film di guerra con il maggior numero di incassi. Secondo gli intenditori, il progetto più ambizioso di Clint Eastwood non sarebbe riuscito a tracciare una netta linea di confine tra l’ammirazione per le qualità da killer del protagonista e la denuncia per le sue azioni estremamente violente. Avrebbe dipinto il personaggio principale più come un eroe che come un assassino spietato, immergendo tutto in una cornice superpatriottica in difesa dei valori dei “veri” americani.

9) Cinquanta sfumature

50 sfumature

Sebbene sulla piattaforma di streaming online sia presente solo il terzo film della trilogia, Cinquanta sfumature di rosso, questo titolo meritava comunque di essere inserito in lista, dato l’enorme polverone alzato dall’uscita delle pellicole nei cinema. Ritmo lento e discorsi banali, imbarazzanti e superficiali hanno reso la storia tratta dai romanzi di E. L. James quasi una barzelletta, lasciando ai libri tutta la carica erotica. I film si sono rivelato noiosi e incapaci di tenere il pubblico incollato allo schermo. Un vero e proprio flop, un tentativo deludente di rappresentare il sesso in tutte le sue reali sfumature.

Non serve la saga completa per inserire Cinquanta sfumature tra i film più controversi di Netflix.

10) La vita di Adele

la vita di adele

La vita di Adele, adattamento cinematografico del romanzo a fumetti di Julie Maroh, Il blu è un colore caldo, nel 2013 si è aggiudicato la Palma d’oro al Festival di Cannes, ma non per questo è stato esente da pareri contrastanti. La stessa autrice del fumetto ha criticato a più riprese la scelta del cast e la decisione del regista Abdellatif Kechiche di inserire all’interno della storia molte scene di sesso. La scrittrice e gran parte della critica le hanno trovate troppo esplicite, inadatte al vero spirito del racconto e ai limiti della pornografia. Eppure, l’intraprendenza di Kechiche si è rivelata felice e il film è divenuto indimenticabile, nonostante le opinioni dei suoi detrattori.

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