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Narcos, aspettando la terza stagione: dove eravamo rimasti

L’attesa è finita e domani, 1 settembre, Netflix rilascerà la nuova stagione di Narcos. Molti di noi di Hall of Series, come tanti tra voi fan, hanno apprezzato e amato questa Serie. La sua forte umanità, la profondità dei personaggi e la cruda e dura realtà della storia ne hanno decretato il suo meritato successo. Non a caso più volte ne abbiamo parlato nei nostri articoli (come in questo, in cui si sveliamo perché è da considerarsi un vero capolavoro!). Manca così poco che molto probabilmente un rewatch è davvero una scelta poco comoda, per questo se alcuni di voi hanno dimenticato alcuni dettagli dell’ultima puntata o vogliono solo rinfrescarsi un po’ la memoria, questo articolo è ad hoc.

Prepariamoci per le nuove puntate e facciamo il punto della situazione ricordando come terminò l’episodio che segnò il gran finale di Narcos, dal titolo profetico “La caduta“.

La puntata si apre nella maniera più paradossale e irrealistica possibile. Così tanto che lo spettatore comprende immediatamente che si tratta di un sogno. Pablo Escobar, investito della fascia di Presidente e in forma smagliante, viene applaudito da una piccola folla di persone, per poi insidiarsi nel suo nuovo ufficio. Lì l’ormai ex-Presidente Gaviria è ben felice di cedergli il posto, dopo aver condiviso con lui uno spinello. Pablo si desta poi dal suo torpore e dal suo sogno a occhi aperti, e la realtà della sua nuova condizione ci appare in tutto il suo squallore.

Il narcotrafficante si trova ancora rifugiato con Limòn in un appartamento fatiscente a Medellìn. È il giorno del suo compleanno (i giorni dei fasti sono lontani) e parla con Tata, promettendogli che usciranno vincenti da questa situazione.

Mentre Javier Peña è costretto a lasciare la Colombia per via dei suoi contatti con lo squadrone de Los Pepes, la telefonata di Pablo viene intercettata dal figlio del Colonnello Martinez. Questi comunica immediatamente la notizia all’agente Murphy e alla DEA. L’informazione è fondamentale, anche se non sanno dove sia l’abitazione di preciso, è sicuro che Pablo è ritornato a casa a Medellìn, nel quartiere Casablanca.

La svolta tanto attesa e agognata crea però qualche perplessità nel Presidente Gaviria. Già in passato il re della droga è riuscito più e più volte a beffarli, sfuggendo inspiegabilmente all’ultimo minuto. Gaviria ormai stanco dei suoi giochi e delle sue contromosse, ordina di non badare alle conseguenze.

Una volta catturato deve essere ucciso.

Nel frattempo nell’albergo, ormai una fortezza dorata, un funzionario comunica a Tata che il Procuratore ha deciso di revocare la custodia protettiva per lei, Hermilda e i bambini. Nel giro di qualche giorno devono lasciare l’edificio. Tata è sconvolta, certa che una volta fuori di lì saranno un facile bersaglio per tutti i nemici del suo marito, come il cartello rivale e Los Pepes. Per questo motivo Tata al telefono cerca di convincere Pablo alla resa e a costituirsi. Ma lui, come ha più volte ribadito, preferirebbe morire nella sua terra che vivere vent’anni rinchiuso in una prigione americana. Ma conclude rassicurandola che ci avrebbe riflettuto su. Immediatamente dopo Hermilda decide di lasciare l’appartamento per recarsi da Pablo, contestando a Tata l’idea di far arrendere l’uomo, che per lei equivale a tradirlo.

In quell’istante la telefonata viene rintracciata nel dettaglio dagli agenti della DEA, così Martinez, l’agente Murphy e un manipolo di uomini, sono pronti a stanarlo. Tentativo che si dimostra essere l’ennesimo buco nell’acqua.

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