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L’unico problema di Midnight Mass è che è uscita nello stesso periodo di Squid Game

*Attenzione, l’articolo contiene spoiler sia su Midnight Mass, sia su Squid Game*

Il rilascio di Midnight Mass non ha fatto tanto rumore, anzi dire che il nuovo horror di Mike Flanagan sia passato in secondo piano è riduttivo. La miniserie rilasciata su Netflix il 24 settembre 2021 non ha ricevuto quell’attenzione che un prodotto confezionato ad arte come questo avrebbe meritato e il motivo non è certo legato agli aspetti qualitativi. I sette episodi (che portano il nome dei testi sacri: Genesi, Salmi, Proverbi, Lamentazioni, Vangeli, Atti degli Apostoli, Apocalisse) ci affasciano, non importa se all’inizio non capiamo nemmeno perché ci sentiamo affascinati. Seguiamo il flusso di immagini, immersi in uno stato d’animo misto a quiete e orrore, e ci lasciamo trasportare dalla corrente, che diventa sempre più torbida. In molti hanno delineato i difetti principali che renderebbero Midnight Mass un horror imperfetto, come la lentezza e la presenza di elementi che poco avrebbero a che fare con il genere.

Forse però sono proprio i presunti difetti a rappresentare il vero punto di forza del nuovo lavoro seriale di Flanagan. Ed è proprio perché Midnight Mass è un prodotto dal consumo a basso dosaggio, che non urla ma sussurra e che racconta una storia poco adatta al binge watching compulsivo che è stata eliminata al primo turno dall’avversario più scaltro, il fenomeno dalla tuta rossa (ma non lo stesso punto di rosso de La Casa de Papel). Parliamo ovviamente di Squid Game, la serie più sconvolgente dell’anno (qui le nostre pagelle). Sbarcata sulla piattaforma sei giorni prima, il 17 settembre 2021, la serie coreana ha catalizzato tutta l’attenzione su di sé, imponendosi non solo come la serie del momento, ma come quella del 2021, scalzando tutte le avversarie, tra cui anche L’uomo delle castagne. Entrambe figlie legittime di Netflix, pur essendo due serie che a modo loro hanno saputo attirare l’attenzione (inutile dire una più dell’altra), quelli che dovrebbero essere visti come dei pregi, per l’horror statunitense si sono rivelati dei difetti, allontanando così molti spettatori diffidenti.

Midnight Mass fa orrore, ma non è un horror

Midnight Mass

Mike Flanagan si è affermato ormai come uno tra i più originali interpreti del gotico moderno proponendo con le sue storie dei ritmi lenti, pochi jumpscare in agguato e un taglio riflessivo, psicologico e filosofico. Insieme a The Haunting of Hill House e The Haunting of Bly Manor, Midnight Mass rappresenta una sorpresa nel panorama seriale firmato Netflix, che con le sue produzioni è sempre più alla ricerca del compromesso tra consumo compulsivo e sensazionalista e qualità. Pur non avendo messo tutti d’accordo, il pubblico e la critica l’hanno promossa a pieni voti, ma con molte riserve. Se questa fosse una gara, la cugina sudcoreana avrebbe già vinto il malloppo sin da “un due te stella”, ma con poco distacco. Su IMDb, Squid Game si è aggiudicata un corposo 8.1 di rating contro un discreto 7.7 di Midnight Mass mentre l’aggregatore Rotten Tomatoes indica un 88% per l’horror di Flanagan contro un 93% per la serie creata da Hwang Dong-hyuk. Quanto a visualizzazioni, invece, non c’è gara che tenga: Squid Game potrebbe già battere ogni record e diventare perfino la serie originale Netflix più vista. Ma come abbiamo detto, questa non è una gara e, sebbene la febbre da Squid Game abbia travolto tutti, non è possibile decretare un vincitore. Eppure una sconfitta c’è stata.

Una meditazione ambiziosa sul dolore e sulla fede che è tanto meravigliosa quanto inquietante, la lenta bollitura di Midnight Mass è un trionfo del terrore che lascerà gli spettatori tremanti – e presumiamo – anche molto tempo dopo i titoli di coda.

Rotten Tomatoes

Alle recensioni molto positive, come quella del pomodoro marcio, si alternano critiche severe, come quella di Variety o The Guardian che insistono, in un modo o nell’altro, sempre sullo stesso aspetto: la lentezza.

Midnight Mass ha passione, ma manca della precisione delle opere precedenti di Mike Flanagan. La terza serie realizzata da Flanagan per Netflix, che prende come soggetto il cattolicesimo, manca della freschezza e del rigore che hanno spesso distinto il suo lavoro. E sebbene coinvolga idee potenti, l’impatto finale di Midnight Mass è ammorbidito dalla mancanza di follow-through. È uno spettacolo molto loquace che lotta, nel dialogo, per rispondere alle domande che pone.

Variety

Midnight Mass inizia davvero solo nel terzo episodio. E, quando finalmente parte, sembra non sapere dove si sta dirigendo. Scritta e diretta (principalmente) da Mike Flanagan di The Haunting of Hill House, questa è una versione più filosoficamente ambiziosa dell’orrore spettrale, cerca qualcosa di profondo, ma spesso perde le sue rivelazioni in una fitta nebbia di dialoghi gonfi e di sangue finto.

The Guardian

Da quando la lentezza sarebbe un difetto?

Mike Flanagan

Ricordiamo che Netflix ci ha costretto a vedere una serie in coreano. E lo abbiamo fatto in milioni senza lamentarcene. Ma dopo tutto anche Squid Game non ha un inizio scoppiettante, anzi si prende (giustamente) il suo tempo per introdurci i personaggi e per contestualizzare il carattere sconclusionato, ma profondamente buono, del protagonista. Nonostante le barriere culturali e la difficoltà nel capire i nomi propri, abbiamo continuato imperterriti, spinti da una promessa sin dall’inizio cristallina: il colpevole c’è. Il lupo cattivo è visibile, non porta una maschera e ha un nome: ingiustizia. Squid Game è un prodotto concepito con intenti diversi da quelli della miniserie firmata Flanagan perciò a nulla servirebbe tessere un confronto. Basterà dire che mentre la serie asiatica è il banchetto perfetto per abbuffarsi di meme e tormentoni a volontà, la seconda non si presta al gioco e perde in partenza la possibilità di insidiarsi nei salotti sfruttando il passaparola. Squid Game andava visto, pena l’esclusione dalle chat di gruppo e dagli aspri dibattiti sui mezzi pubblici. Pur diverse, però, entrambe si fanno carico dello stesso messaggio. Una critica impietosa a certi atteggiamenti moderni viziati da un culto religioso intransigente e cieco da un lato e dal dio denaro dall’altro. Purtroppo però la miniserie statunitense regala un’inquietudine dalle radici incerte, e meno spettacolarizzate, rispetto al drama sudcoreano che, nonostante la crudeltà, resta un racconto rassicurante, cioè di facile comprensione dove è subito chiaro da che parte dobbiamo stare. In Midnight Mass i confini tra bene e male si perdono e, come una mano che lentamente spunta dall’oscurità, ci lasciamo afferrare dall’inquietudine.

Midnight Mass purtroppo si presenta come un prodotto controverso e indecifrabile

Midnight Mass

Ecco che il ritmo lento, additato come il più grande difetto di Midnight Mass, diventa invece il suo tratto distintivo. Nel frastuono dei prodotti concepiti per eccitare i nostri bulbi oculari, Flanagan sfrutta i topoi dell’horror per decostruirli e innestarli con quelli della letteratura sacra, ben radicati nell’immaginario collettivo, restituendoci però un punto di vista critico sull’attualità, come fa Squid Game, ma con delle premesse molto meno seducenti. La religione, designata per offrire un riparo rassicurante, dovrebbe regalare speranza, invece, ci getta nell’angoscia più buia. Un altro presunto difetto sarebbe la verbosità dei dialoghi e alcuni monologhi, come quello tra Riley e Erin, giudicati spesso inconcludenti. Ma come osserva il New York Times:

Flanagan ha costruito la sua reputazione di autore intorno a quello che potrebbe essere chiamato un “horror umanistico”. Senza mai lesinare sul carburante degli incubi, crede che l’orrore possa offrire qualcosa di più profondo.

I racconti da lui creati srotolano delle trame inquietanti che attirano un pubblico eterogeneo proprio perché vanno oltre il racconto dell’orrore. Le sue storie, intrise degli insegnamenti di Stephen King, contengono sì gli elementi cari all’horror (come i vampiri alati, il sangue e gli esorcismi), ma la chiave di lettura li spinge al di là del genere fino a trasformarli in metafore vibranti che permettono di approfondire tematiche universali come l’amore, la morte, il razzismo e la fede. Tematiche che necessitano riflessioni lunghe e prolisse, inesorabili, proprio come lo scorrere del tempo. L’elaborazione del lutto, il rimorso o il senso di colpa s’insediano in noi lentamente, perseguitandoci per tutta la visione. Midnight Mass si sposta su un percorso insidioso e gioca sul delicato equilibrio tra blasfemia e sacralità, sfumando i confini fino a confonderci del tutto, fino a farci perdere i riferimenti, proprio come accade a Monsignor Pruitt.

Il volto rassicurante del male

Squid Game

In Squid Game il male ha un volto, quello dell’avidità, dell’iniquità o della povertà. Tutti sono contro tutti: giochi, poi vivi o muori. È un procedimento conturbante tanto brutale quanto semplice e rassicurante. Al contrario, in Midnight Mass muori se ti fidi delle persone care. Il drama sudcoreano ci rassicura perché ci indica il male. Possiamo riconoscerlo, sia che vogliamo vederlo nei volti coperti, nei ricchi annoiati o in un sistema sociale ingiusto. Ma è davanti a noi ed ha la forma di una palla piena di soldi. I personaggi di Midnight Mass sono indecifrabili, ognuno ha una natura doppia ed è difficile distinguere chi è dalla nostra parte, o da che parte siamo noi. Le promesse diventano false, gli insegnamenti vani e il perdono inutile. In un’intervista al New York Times, Flanagan ha dichiarato che lo spunto per Midnight Mass viene dalla sua giovinezza come chierichetto e dalla sua educazione cattolica che è stata messa a dura prova di fronte agli aspetti più oscuri della Bibbia, fino a quando ha scoperto maggiore affinità con l’ateismo e con la scienza. La critica alla cristianità americana, che costituisce l’impianto del racconto, non porta però a nessuna accusa formale. Non è la fede in sé ad essere messa sotto processo, ma il suo nemico più grande: il fanatismo. Lo zelo religioso però non contamina solo la sfera spirituale e la riflessione si apre a tutti i tipi di estremismi, anche quelli sorti nel contesto della pandemia di Covid-19. Ecco quindi che tutto diventa un monito per affrontare le idiosincrasie che l’emergenza sanitaria ha portato con sé.

Midnight Mass, al contrario di Squid Game, non accusa. Non ci regala nessun colpo di scena e decide di non prendere posizione

Samantha Sloyan

Non c’è una prospettiva atea che prevale su quella religiosa, o viceversa. Mike Flanagan mostra, analizza, ma non giudica. Compie un’operazione di attualizzazione degli archetipi del genere gotico e li getta in una cornice tristemente attuale fino a farli diventare delle metafore che incarnano il disagio del vivere moderno. Ma in un modo meno spettacolare, meno viscerale di Squid Game. Midnight Mass è l’horror religioso che recita: “be not afraid”, ma che non ci saluta con il lieto fine. Prometteva di regalarci speranza, ma ci lascia con l’angoscia. Le convinzioni sono pericolose e nemmeno la fede può salvarci. Quello che nell’ultima puntata segna l’epilogo della piccola comunità isolana, ridotta in cenere, è proprio quello che avrebbe dovuto proteggere dal male.

Come dicevamo, non si tratta di una gara tra due serie tv (così diverse nella forma quanto simili nel messaggio) eppure una piccola sconfitta c’è stata. La velocità, la spettacolarizzazione della morte e la brutalità di Squid Game hanno vinto, attirandoci con una formula seducente, rapida e di facile consumo a discapito del pacato Midnight Mass che, con i suoi sermoni, i dialoghi impegnativi e le lunghe dissertazioni, è finito per risultare noioso. In un panorama seriale dove la contemplazione e la lentezza sono spesso percepite come un difetto, non sembra esserci tanto spazio per quelle storie che preferiscono sussurrare contrasti indefiniti e dicotomie controverse.

Flanegan purtroppo ci ha proposto una soluzione narrativa apparentemente immobile, poco rassicurante e bisognosa di essere metabolizzata, ma ha scelto un momento sbagliato, cioè quello dominato dal sensazionalismo, dal meme e dalla velocità.

Pena lo skip senza appello.

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