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Midnight Mass – La Recensione: storia di dannati e falsi dei

Midnight Mass non è la tipica storia dell’orrore, anzi l’elemento terrificante svolge principalmente il ruolo di cornice entro la quale raccontare una storia molto più articolata e intima. In questo è evidente l’influenza e amore di Mike Flanagan per Stephen King, con il quale condivide il naturale bisogno di raccontare storie di umana disgrazia e redenzione. La miniserie, prodotta da Netflix e disponibile sulla piattaforma streaming dal 24 settembre, consta di sei episodi, ognuno denominato simbolicamente con il titolo di un libro della Bibbia: Genesi, Salmi, Proverbi, Lamentazioni, Vangelo, Atti degli Apostoli, Apocalisse. Questa suddivisione, per niente casuale, rappresenta l’evoluzione e il cammino dei personaggi principali, da uno stato di quiete a uno di distruzione, dall’alfa all’omega, in un percorso irto di prove e ostacoli in cui sono fede e ragione a giocarsi il cuore degli abitanti di Crockett Island.

ATTENZIONE! L’articolo seguente è, a tutti gli effetti, una recensione di Midnight Mass. Di conseguenza saranno presenti SPOILER. Se non avete ancora visto la serie vi consigliamo di tornare dopo averlo fatto.

La serie tv, creata da Mike Flanagan (già autore di The Haunting of Hill House e The Haunting of Bly Manor), ruota attorno al ritorno del figliol prodigo Riley Flynn e a quello del prete Paul Hill. Entrambi sono uomini perduti, rimasti a lungo lontani da casa e colpiti nello spirito e nel corpo, entrambi decidono di affidarsi a una forza esterna per provare a dare un senso alla loro esistenza ma in maniera completamente opposta. A ben vedere, Midnight Mass si risolve qui, nel confronto tra due punti di vista diametralmente opposti che raggiungono la loro massima rappresentazione in quelle sedute a due degli alcolisti anonimi. In mezzo a loro, silenziosa ma non meno decisa, si staglia la figura di Erin Greene che rappresenta il connubio e, dunque, la risposta ai due pensieri contrastanti.

Midnight Mass

Riley Flynn torna a casa dopo aver scontato quattro anni in prigione per omicidio. Fa ritorno a quel pezzo di terra in mezzo al mare, in cui aveva giurato di non tornare mai più. Lasciata la casa tanti anni prima, il viaggio di Riley si è concluso presto nella dipendenza da alcol che l’ha portato a uccidere una ragazza “senza nemmeno ricordarlo”, come dice lui stesso a un certo punto. Crockett Island lo accoglie di nuovo come fece il padre con il figlio prodigo, mentre un fratello, o in questo caso una comunità intera, non riesce del tutto a perdonare, continuando a guardare Riley dall’alto in basso. Una comunità di 127 anime, sfiancata nell’animo e drasticamente impoverita, è quella da cui Riley fa ritorno, il fantasma di una società che un tempo era unita e forte. Eppure, nonostante i netti cambiamenti, Crockett Island è rimasta la stessa, chiusa nel suo piccolo guscio in cui al centro si staglia la chiesa di St. Patrick. Riley, d’altro canto, non è più la stessa persona. Di notte vede sempre la ragazza che ha ucciso e sogna di trovarsi in mezzo all’oceano, totalmente al buio e solo.

A non tornare solo è invece padre Paul Hill, il personaggio più affascinante e multiforme di Midnight Mass.

Midnight Mass

Vorrei quindi spendere due parole, per nulla superflue sulla straordinaria interpretazione di Hamish Linklater, un attore che si è fatto strada nel panorama seriale a suon di Legion e The Stand, ingiustamente sconosciuto ma pieno di talento e che finalmente adesso, si spera, riceverà le attenzioni dovute. Straordinario non è affatto un parolone, dato che Linklater è riuscito, attraverso parole, gesti e semplici sguardi a riempire il personaggio di padre Hill di significato. L’immagine di un uomo finito( di un vecchio anzi dato che padre Hill non è altri che monsignor Pruitt, come viene rivelato a metà serie), che si perde in una tormenta di sabbia e scambia la dannazione per beatitudine. Nelle ali membranose del vampiro (?) nascosto nella grotta, Paul vede ciò che vuol vedere.

Un falso dio che alimenta le iniquità del prete e il fanatismo degli abitanti di Crockett Island. Ogni iconografia cristiana viene profanata, dal sangue alla comunione, nel nome di un essere che porta con sé morte e dannazione.

Da un lato, così, abbiamo padre Paul Hill (molto vicino al padre Callahan di “Le notti di Salem”), ottenebrato dal suo bisogno personale di salvezza da non vedere la piaga biblica che ha portato nella sua comunità. Un peccatore che non riesce a perdonarsi e che cerca la salvezza al di fuori di sé, in una religione spogliata di ogni forza e ridotta a mero, ridondante grido isterico. Dall’altro, abbiamo Riley, l’uomo di scienza che non riesce e non vuole abbandonarsi a una forza esterna, in cerca di redenzione. L’unico personaggio, insieme a Erin come vedremo tra poco, che si salva davvero, compiendo il sacrificio ultimo prima di perdersi nella notte.

Midnight Mass

Sfuggita a una metaforica Sodoma, anche Erin è tornata a casa ed è incinta. Come Riley, anche Erin è un’ outcast della comunità, additata come peccatrice e dunque non realmente degna della grazia divina e di quel misterioso miracolo che ha portato con sé padre Paul. Ciò nonostante, la donna è l’unica rappresentante della vera fede a Crockett Island, una persona che vive l’aborto e smette di credere, afflitta dal suo dolore, ma anche capace di affidarsi alla speranza che non tutto è perduto, che un giorno ci ritroveremo in uno stato di grazia senza fine. Non è il pensiero di Riley, freddo e cinico, né quello ottuso di padre Hill, si tratta di una via di mezzo, di una preghiera accorata ma sempre sincera. Ed è per questo che, come Riley, Erin muore libera e fedele al suo credo, pura e senza peccato come la sua bambina.

Quale è dunque la salvezza finale? Ancora una volta, Flanagan affida ogni risposta all’amore, la forza insuperabile contro la quale nulla può resistere. Erin riesce a fare breccia nella solitudine di Riley, l’unica a stare nella barca accanto a lui mentre sorge il sole. Allo stesso modo Sarah e la madre Mildred sono le uniche a riportare Paul Hill sulla retta via prima della dannazione eterna, le uniche a “svegliarlo” da quel suo torpore durato anni e passato nel tormento e nell’autocommiserazione. Midnight Mass è un’opera di ineffabile potenza, ricca di filosofia e poesia, in cui ragione e fede sono due punti di vista sulla medesima faccenda: il libero arbitrio.

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