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Loki: ascesa e caduta del Dio degli Inganni

Dire che Loki ha avuto un enorme successo sarebbe un eufemismo. La serie Disney plus era attesissima dai fan del MCU, specialmente dopo il climax ascendente degli show che lo hanno preceduto. Wandavision e The Falcon and the Winter Soldier, infatti, hanno spianato il terreno, rendendolo fertile per il Dio degli Inganni, che è sceso in campo accompagnato da un altissimo hype.

Ma perché la serie Loki era tanto attesa?

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I motivi risiedono in gran parte nel personaggio principale. Consideriamo Wandavision e The Falcon and the Winter Soldier: entrambi gli show erano incentrati su dei personaggi secondari del MCU. Wanda è sempre stato uno degli eroi “minori” degli Avengers, così come Falcon. Si tratta di figure che sono sempre passate un po’ in sordina rispetto a giganti come Iron Man, o Capitan America. Il merito dell’interesse che i fan hanno avuto per queste due serie, dunque, va più che altro alla promozione degli show. Entrambi sono stati annunciati da trailer di grande effetto, che hanno indotto il pubblico a voler conoscere meglio dei personaggi prima ignorati. Inoltre, gli spettatori erano ansiosi di capire cosa ne sarebbe stato degli Avengers dopo gli eventi epocali di Endagme e già la campagna promozionale faceva intuire che ci sarebbe stata risposta a questo enorme quesito.

Loki, invece, merita un grande discorso a parte. Perché tutto si può dire, ma non che si tratti di un personaggio secondario.

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Il Dio degli Inganni è stato uno dei personaggi che ha affrontato l’evoluzione maggiore all’interno del MCU. Nella Fase Uno, Loki si presenta come un villain, senza possibilità di redenzione. Certo, essendo un “cattivo” ben costruito, rimane comunque un personaggio a tutto tondo, che compie determinate azioni perché spinto da motivazioni forti. Non è un semplice antagonista che sfida l’eroe di turno per il gusto di farlo. Fin da subito si comprende che Loki è schiacciato da un forte senso di inferiorità nei confronti del fratello. Le sue smanie di potere sono legate soprattutto alla sua consapevolezza di essere il figlio “non voluto”. È proprio durante il film Thor che Odino svela a Loki che si tratta nientemeno del figlio di Laufey, capo dei Giganti del Ghiaccio. Questi ultimi intendevano espugnare i Nove Mondi, dei quali fa parte anche la Terra. La campagna di conquista venne però interrotta dagli Asgardiani, i quali riuscirono a contrastare l’esercito dei Giganti del Ghiaccio e ad avere la meglio. Odino, dunque, sottrasse a Laufey la fonte del suo potere, lo Scrigno degli Antichi Inverni, ma non solo. Il re dei Giganti cedette ad Asgard anche suo figlio, Loki, perché ritenuto troppo piccolo e gracile.

L’umiliazione è davvero cocente: non solo Loki scopre di essere stato preso come pegno di guerra, ma anche di essere stato abbandonato dal suo padre naturale. Un simile individuo, alla notizia di essere un figlio indesiderato, non può che reagire in maniera drastica. Loki è egocentrico, narcisista a livelli estremi. Già queste potrebbero essere motivazioni sufficienti per scatenare la sua parte peggiore. Cosa che effettivamente accade. In The Avengers, Loki dà il peggio (ma anche il meglio) di sé. Dà il peggio umanamente ed eticamente parlando, ma non certo come villain. Come avversario degli Avengers, anzi, se la cava alla grande e dà del filo da torcere persino a Capitan America. Anzi, è memorabile la scena in cui Steve Rogers lo colpisce in pieno viso, dandogli un colpo che stenderebbe anche un esercito. Loki si limita a guardarlo con un aria leggermente schifata, quasi domandandosi come quell’uomo abbia osato entrare nel suo spazio vitale. E dopo un’occhiata gelida, gli restituisce il colpo senza neppure spettinarsi.

In The Avengers conosciamo un individuo che, per soddisfare la sua necessità di essere adorato, è disposto a mietere vittime e demolire intere città.

Ma a partire dalla Fase 2 del MCU qualcosa cambia.

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In Thor: The Dark World Loki sta scontando i suoi crimini nelle celle di Asgard. Inizialmente non sembra affatto pentito per ciò che ha fatto, ma poi accade qualcosa che certo non si aspettava. L’amatissima madre, Frigga, muore. Questo per Loki è un colpo durissimo, che innesca il suo processo di redenzione. Cominciamo a intravedere il lato più fragile e umano del Dio degli Inganni. E questo non ci turba, anzi, ci piace moltissimo. Un villain invincibile e terrificante che improvvisamente ci mostra la sua umanità è sempre irresistibile.

Ed ecco che i fan cominciano a interessarsi a Loki come personaggio a tutto tondo, ricco di sfaccettature. E questa nuova dimensione in cui viene gettato il Dio degli Inganni viene ulteriormente ribadita nei film successivi. In Thor: Ragnarok assistiamo a un ulteriore cambiamento di Loki, non da tutti apprezzato. Alcuni, infatti, hanno obiettato che nel terzo film della saga di Thor, Loki sia stato ridotto a semplice macchietta comica. Ma ciò che conta di questo film è che abbia messo in evidenza anche un altro aspetto di Loki che prima di quel momento ci era sfuggito: la sua comicità. Che il personaggio avesse una forte ironia, rafforzata dal suo grande cinismo, non era una novità. Ma mai ci saremmo aspettati che potesse essere così divertente. Malgrado tutte le possibili (e giuste) obiezioni, è innegabile che siparietti comici come il “Chiamata aiuto” fra lui e Thor è esilarante.

Ed infine, ecco che arriva il sacrificio supremo, che ne decreta la totale redenzione.

All’inizio di Infinity War, Loki muore da eroe. La scena si apre con l’astronave del popolo asgardiano distrutta. Moltissimi sono le vittime e sul posto è giunto nientemeno che uno dei main villain del MCU: Thanos. Il Titano Pazzo, insieme al suo esercito, giunge sull’astronave per rivendicare il Tesseract, contenente una delle Gemme del’Infinito. Nel tentativo di impedire a Thanos di riuscire nel suo intento, Loki si sacrifica, attuando una mossa disperata che gli costa la vita. E così che uno dei più grandi cattivi dell’universo narrativo Marvel muore come un eroe, fra le braccia di suo fratello Thor.

Inutile dire che dopo una simile uscita di scena Loki si sia attirato tutto l’amore dei fan. Ma c’è anche da dire che il pubblico è rimasto un po’ a bocca asciutta, perché questo interesse crescente verso il personaggio è stato immediatamente stroncato dalla sua morte. Avvenuta peraltro nei primi cinque minuti di Infinity War. La serie, dunque, era attesissima proprio perché avrebbe permesso di rivedere il Dio degli Inganni. Anche se non si tratta di quello che abbiamo seguito per tre intere fasi del MCU. Il protagonista dello show targato Disney+, infatti, è il Loki del film Avengers. In Endgame, infatti, i supereroi decidono di recuperare le Gemme dell’Infinito per contrastare Thanos e invertire il processo innescato dal Blip. Peccato che queste siano state distrutte dal Titano Pazzo dopo aver adempiuto al suo dovere. L’unico modo per recuperarle, dunque, è tornare indietro nel tempo e rintracciarle in altre linee temporali. Gli Avengers, dunque, tornano al momento nel quale Loki è stato catturato dallo Shield, in seguito alla Battaglia di New York. Approfittando della confusione causata da Iron Man and co., Loki recupera il Tessercat e fugge.

Questo è l’inizio della serie Loki.

Il Dio degli Inganni viene intercettato dalla Time Variance Authority, una misteriosa organizzazione che si occupa di mantenere intatta la Sacra Linea Temporale. A quanto pare, la fuga di Loki ha causato quello che viene definito un “Evento Nexus”, che rischia di far collassare la realtà così come la conosciamo. L’idea dello show è a dir poco geniale, perché ci permette di vedere ancora una volta uno dei personaggi più amati del MCU proprio all’apice della sua potenza. Ma il punto di forza della serie non è la potenza del Dio degli Inganni, che abbiamo già avuto modo di apprezzare. Ciò che ci interessa è sempre il suo lato più umano, quello che più di tutti ha catturato la nostra attenzione.

La serie si prefigge l’obiettivo di scavare a fondo nella personalità di Loki, facendoci comprendere come dietro la facciata di cinismo e crudeltà ci sia molto, molto di più.

Ad esempio, quando Loki consulta gli archivi della TVA e legge di Ragnarok, l’Apocalisse di Asgard, nella quale hanno perso la vita più di novemila Asgardiani, possiamo vedere il suo volto che diventa più sofferente man mano che legge la documentazione. Per poi nascondere di nuovo tutto dietro una facciata di ironia e gelida indifferenza, che, ora lo abbiamo capito, è solo una piccola parte della sua anima. Da una parte ci sembra strano che lo spietato villain di Avengers sia diventato di colpo così sensibile. Ma a tutto c’è una spiegazione: Negli uffici della TVA, Loki ha avuto modo di osservare il suo futuro. Non solo ha visto la madre Frigga morire, ma anche Odino e, infine, sé stesso. La sua morte per mano di Thanos gli ha fatto capire che tutto ciò per cui si è impegnato nella sua vita, tutte le sue smanie di potere e le sue macchinazioni, in realtà non sono servite a nulla. È dunque questo il destino di Loki? Essere un eterno perdente? A giudicare dalle Varianti che incontra nel corso della serie, sembrerebbe di sì. Nell’episodio 1×05, Viaggio nel Mistero, Loki viene spedito nel Vuoto, un luogo dove finiscono tutti i Loki del Multiverso che interferiscono con la Sacra Linea Temporale. E sembra che tutti siano stati intercettati dalla TVA nel momento in cui hanno deciso di uscire dalla loro condizione di perdenti, o di solitari. Parrebbe quindi che Loki sia destinato necessariamente al fallimento e alla solitudine, ma non è così. La serie ci fa capire anche che persino il Dio degli Inganni è in grado di amare ed essere amato. Serviva una donna per capirlo: Sylvie.

Sylvie è la Variante femminile di Loki.

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Catturata dalla TVA quando era bambina, Sylvie è riuscita a fuggire, passando tutta la sua vita scappando nello Spazio e nel Tempo. Un’esistenza ingrata, solitaria, fatta solo di paura. Ma Sylvie è diversa dagli altri Loki. Non è mossa dalle loro manie di grandezza. Il suo unico desiderio, quello per cui ha sacrificato tutto, è quello di far fallire la TVA e uccidere il suo creatore. Perché è proprio l’organizzazione la causa di tutti i suoi mali.

E per la prima volta nella sua vita, Loki si trova davvero colpito da un’altra persona. Certo, alla fine ha voluto bene alla madre, al fratello, persino a Odino. Ma, a parte con Frigga, è la prima volta che prova un affetto puro nei confronti di qualcuno. E non solo: Loki è disposto ad anteporre il bene di Sylvie al suo. Un evento senza precedenti, a dir poco.

Qui si arriva a un altro dei punti di forza della serie Loki: i suoi personaggi.

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Oltre al protagonista, lo show ha dei personaggi splendidi e ben costruiti, primo fra tutti Sylvie. Il rapporto fra lei e Loki non è morboso e incestuoso come alcuni pensano. I due sono innamorati, ma non amano semplicemente loro stessi. Nonostante siano entrambi due Loki, malgrado siano entrambi figli di Laufey e tutti e due abbiano vissuto ad Asgard, da qualche parte nel Multiverso, non sono affatto la stessa persona. Hanno un background differente, idee e obiettivi di vita completamente diversi. Il passato di un individuo influisce pesantemente su ciò che è destinato a diventare. E Loki e Sylvie ne sono la prova vivente. La donna non ha alcun desiderio di potere. Tutto ciò che avrebbe voluto era una vita tranquilla, “normale”. Invece tutto quello che ha avuto è stato un’esistenza da fuggitiva e senza che abbia fatto nulla per meritarlo. Non c’è da stupirsi che covi cocenti desideri di vendetta. Loki, dal canto suo, non può che rimanere colpito da lei, perché si trova davanti una creatura perennemente braccata, ma che è riuscita a trarre il meglio dalla situazione, nonostante tutto. Sylvie non si è rassegnata al suo destino. Si è fortificata, ha appreso da sola l’uso delle arti magiche e del combattimento. Come lui stesso ammette, lei è “magnifica”.

Ma Sylvie è solo uno dei tanti, splendidi personaggi di cui è punteggiata la serie. Prendiamo ad esempio Mobius, uno degli agenti della Time Variance Authority. Nonostante l’uomo sia ligio al dovere, è a suo modo affascinato da Loki e non intende condannarlo all’oblio senza appello. Anzi, resosi conto delle sue capacità, lo convince a collaborare con la TVA, inizialmente per contrastare Sylvie. Per l’organizzazione, infatti, Sylvie è ovviamente una minaccia. Il problema, però, è che i suoi agenti agiscono per indottrinamento. Non sanno quali siano i reali piani di chi sta ai vertici, né quale sia il loro passato. La TVA ha fatto credere loro di essere stati semplicemente creati dai Custodi del Tempo, degli esseri cosmici che sono a capo del controllo della Sacra Linea Temporale. In realtà, i Minutemen altro non sono che Varianti, pescate qua e là nel Multiverso e manipolate perché servissero l’organizzazione senza esitare. Quando Mobius scopre la verità, si rivolta contro quella che è sempre stata la sua famiglia e decide di supportare i piani di Sylvie insieme a Loki.

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Mobius è un grande personaggio, che ha immediatamente catturato l’interesse del pubblico. Così come la fugace apparizione di Classic Loki nell’episodio 1×05. Quest’ultimo è una Variante anziana di Loki, che fa riferimento al personaggio di Re Loki, presente nei fumetti Marvel. Ciò che stupisce è che questa versione del Dio degli Inganni, in origine, è particolarmente spietata e crudele. Ma quando il nostro protagonista lo incontra nel Vuoto, è evidente che le cose sono cambiate. Quello che ci troviamo davanti è un uomo anziano pieno di rimpianti, che decide di sacrificarsi da eroe per permettere a Sylvie e Loki di raggiungere il creatore della TVA, espugnando la sua dimora.

Si arriva finalmente alla cosa più discussa dello show: il finale di stagione.

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Il finale di stagione (qui trovate la recensione dell’episodio) ha diviso il pubblico, fra chi lo ha amato e chi invece lo ha detestato. Sylvie e Loki si trovano al cospetto del creatore della TVA. Ci si aspettava una creatura terrificante, un avversario temibile. E invece, con un ingresso in scena plateale, compare quello che è “solo” un uomo. Ma non un uomo qualsiasi. Colui che Rimane, come lo definisce Miss Minute, era in origine uno scienziato di enorme intelligenza. È stato lui a scoprire l’esistenza del Multiverso e delle Varianti. Una volta compreso quanto fossero pericolose le altre versioni di sé, Colui che Rimane ha pensato bene di creare un’organizzazione con lo scopo di contenere le diversificazioni temporali. In sostanza, è su di lui che si regge la responsabilità di impedire una guerra cosmica. Tutto questo viene spiegato allo stesso villain a due allibiti Loki e Sylvie. E alla fine dello spiegone, l’uomo li mette davanti a una scelta: ucciderlo e scatenare una guerra cosmica a causa delle sue terribili Varianti, o prendere sul suo posto sul trono della TVA. Loki ha davanti a sé la possibilità di governare il Multiverso. Ma, inaspettatamente, rifiuta. Ora la sua priorità non è il trono, ma il benessere di Sylvie. Motivo per cui cerca di impedirle di portare a termine il suo piano di vendetta, che prevede inevitabilmente l’omicidio di Colui che Rimane.

La donna, però, ha imparato a non fidarsi di nessuno. E teme che Loki voglia ingannarla per ottenere il potere. Per la prima volta, il Dio degli Inganni deve convincere un altro essere vivente ad avere fiducia in lui. Purtroppo questa è un ‘impresa ardua anche per lui. Sylvie è troppo accecata dalla vedetta, quindi si libera di lui riportandolo alla TVA e uccide Colui che Rimane, dando così il via a una serie inarrestabile di eventi Nexus che decreteranno il collasso della Sacra Linea Temporale. E dopo questo climax, viene infine svelato il nome del nuovo, main villain del MCU: la Variante più pericolosa del creatore della TVA, Kang il Conquistatore.

Malgrado il finale sia emozionante, non ha suscitato l’approvazione di tutti.

Alcuni non hanno apprezzato il fatto che il finale si sia quasi risolto in chiacchiere e spiegoni. Il climax ascendente che contraddistingue la serie aveva fatto presumere che si sarebbe arrivati a un clamoroso scontro finale, un po’ come quello fra Wanda e Agatha in Wandavision. Ma non è questo il focus della puntata. Ciò che emerge dal finale è la completa metamorfosi di Loki. “Non voglio il trono. Voglio solo che tu stia bene”. Questo confessa l’uomo in lacrime a Sylvie. E scriviamo “uomo” con cognizione di causa. La corazza è finalmente crollata e possiamo osservare finalmente un dio che diventa umano per amore. Dopo tanti anni passati a tramare, a macchinare, a desiderare il potere più di ogni altra cosa, arriva la rinuncia. Loki non vuole più il trono, anche se gli viene servito su un piatto d’argento. Ciò che desidera è il benessere di un’altra persona. Peccato che non basti per il lieto fine. La redenzione non è sufficiente. il Dio degli Inganni ha ancora troppe cose da espiare, prima di poter ottenere la fiducia della persona che ama. Ma il cammino, per quanto faticoso, è ormai cominciato.

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