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Locke & Key è una delle ultime serie di genere fantasy sbarcate su Netflix. È tratta dalla graphic novel di Joe Hill, illustrata da Gabriel Rodriguez, ed è una storia un po’ dark che strizza l’occhio al mondo fantasy. Una sorta di Le cronache di Narnia con atmosfere più marcatamente lugubri e meno favolistiche. La serie, spalmata su dieci episodi da meno di un’ora ciascuno, racconta le avventure dei tre fratelli Locke dopo il trasferimento a Matheson, nella famigerata Key House.

Tyler, Kinsey e Bode, interpretati rispettivamente da Connor Jessup, Emilia Jones e dal giovanissimo Jackson Robert Scott, sono sconvolti per la morte del padre e provano ad andare avanti ciascuno a modo suo.

Tyler, silenzioso e introverso, combatte per scacciare fantasmi e sensi di colpa. Kinsey, sua sorella, prova a riadattare la vita da teenager al nuovo stato di cose. E il piccolo Bode, più vivace e innocente dei fratelli, lascia viaggiare la sua sconfinata immaginazione nelle pieghe della magia.

Ed è proprio la magia uno dei tratti distintivi della storia.

Nella piccola cittadina di Matheson, dove papà Locke è nato e cresciuto, circolano parecchie leggende sulla Key House e sui proprietari che l’hanno abitata per più di un secolo. La casa di famiglia, come Bode scoprirà poco alla volta, ha delle serrature speciali, grazie alle quali si aprono le porte alla magia. Ci sono chiavi che ti consentono di spostarti in qualunque luogo tu abbia già visto, chiavi che ti permettono di esplorare fisicamente la tua testa, chiavi con le quali puoi volare e renderti invisibile, comandare la volontà delle persone o perderti in dimensioni alternative.

Locke & Key

Il cigolio delle pesanti porte di legno e il rumore metallico delle vecchie chiavi arrugginite è il motivetto su cui viaggiano le note di Locke & Key.

Una serie che coinvolge e appassiona, ma che non supera lo step del successo indiscusso.

Già con The Umbrella Academy, approdata su Netflix lo scorso anno, la piattaforma di streaming ha provato ad accaparrarsi il pubblico degli appassionati di fumetti, portando sul piccolo schermo una storia che attinge dall’universo supereroistico per poi trasformarsi in commedia d’azione e avventura palpitante. Con Locke & Key il discorso è lo stesso. La serie prova a dare corpo alle tavole di Hill e Rodriguez per ottenere preventivamente il consenso degli amanti del genere. Ma poi allarga il raggio d’azione e punta dritta al pubblico mainstream, distaccandosi in parte dal fumetto originale.

Ne viene fuori un’avventura onirica nella quale le tinte dark finiscono piano piano per scolorirsi, cedendo il passo a una narrazione che rasenta il teen drama. Rispetto al fumetto di Joe Hill, la serie Locke & Key sembra più adatta alle famiglie che a un pubblico di appassionati del graphic novel. Il tema della morte e del superamento del lutto aleggia su tutti i dieci episodi, qualche volta mettendo persino in secondo piano il fascino delle chiavi e oscurandone le potenzialità.

Tre ragazzini sono i protagonisti di quest’avventura che sa essere elettrizzante e bella a guardarsi, ma che al contempo lascia fin troppo spazio al mondo adolescenziale.

Locke & Key

Di storie di teenager problematici alle prese con la perdita di una persona cara ne è piena la tv, mentre l’aspetto più originale di Locke & Key, quello strettamente legato alle chiavi e alla magia da esse provocata, in ampi tratti della serie passa quasi in sordina.

E ci sono almeno altri due aspetti che non hanno funzionato nella serie, legati questa volta al concetto di stupore e prevedibilità.

Questi due elementi, stupore e imprevedibilità, sono essenziali per il buon andamento di ogni serie tv. La capacità di uno show di sorprendere e stupire, rendendo le scelte il meno prevedibili possibile, è la base su cui si tenta di costruire ogni buona serie tv e ogni prodotto televisivo in generale.
Quello che succede in Locke & Key non è né banale né scontato, eppure alcuni comportamenti dei personaggi sono così privi di sorpresa da rendere meno autentiche talune scelte narrative.Pensiamo a quando gli amici di Kinsey scoprono il segreto di famiglia e a come elaborano velocemente la notizia. O a come certi dialoghi finiscano per essere forzati e privi di pathos.

Restano inoltre ancora troppi elementi da chiarire, ma a questo penserà probabilmente la seconda stagione.

La trasformazione di Sam in fantasma sarà utile ai fini della trama? Perché i membri adulti della famiglia non riescono a ricordare le cose relative alla magia? Come mai Kinsey rabbrividisce dinanzi a certe situazioni di pericolo pur avendo eliminato la paura dalla sua testa?

Queste e altre domande troveranno una risposta con la seconda stagione di Locke & Key, ma per il momento lasciano un senso di inappagato in bocca, come se avessimo saltato un passaggio e la prima stagione fosse servita solo in funzione di pilot per le stagioni che verranno.

Il mondo di Locke & Key è così intrigante da meritare uno sguardo più approfondito al suo interno.

Tutto sommato, la serie scorre abbastanza bene e si presta al binge watching. Basterebbe una serata piovosa per guardarla tutta – e divertirsi anche – ma il giorno dopo non ne avvertiremmo la mancanza più di tanto.

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