Uscita il 23 ottobre 2020 su Netflix, La Regina degli Scacchi è stata una delle miniserie più di successo del 2020. Creato da Scott Frank e Allan Scott, lo show è basato sull’omonimo romanzo di Walter Tevis, che per la sua opera ha scelto un titolo decisamente significativo. The Queen’s Gambit (il titolo in lingua originale) si riferisce infatti al gambetto di donna, una mossa scacchistica che avrà un ruolo fondamentale nell’epilogo di Elizabeth Harmon (Anya Taylor-Joy), protagonista indiscussa di questo inaspettato cult di Netflix. Ma prima di parlarvi del finale e del suo significato, è necessario ripercorrere il percorso della ragazza e capirne l’evoluzione emotiva.
Nonostante la tiepida accoglienza iniziale, la miniserie La Regina degli Scacchi ha dimostrato di avere gli elementi necessari per diventare un successo mondiale vista da milioni di persone: una magnifica fotografia, tematiche universali, ambientazioni affascinanti. Ma soprattutto un cast variegato e talentuoso, nel quale Anya Taylor-Joy ha conquistato un posto d’onore. La sua Beth, costantemente in bilico fra genio e follia, è infatti magnetica. Sin dal primo episodio siamo attratti dalla storia di questo prodigio degli scacchi, che si avvicina a questa disciplina in un contesto decisamente tetro. Gli inizi del personaggio interpretato da Anya Taylor-Joy sono infatti difficili: dopo aver perso la madre in un incidente stradale, viene ammessa in un orfanotrofio femminile. È in questo istituto che incontra Jolene (Moses Ingram), amica preziosa nei suoi anni di formazione, e assume per la prima volta le famose pillole verdi, tranquillanti somministrati alle orfane per renderle “conformi“.
Ma per una bambina come Beth, è difficile conformarsi.
Già in giovane età presenta un’intelligenza impressionante, che verrà notata non tanto dalla direttrice Helen Deardoff (Christiane Seidel), ma dallo scorbutico Mr. Shaibel (Bill Camp), il custode dell’orfanotrofio. Grazie alle loro partite nello scantinato, Beth inizia a coltivare quel talento fuori dal comune, alimentato anche dall’uso delle pillole che, alterandole la mente, le permettono di rigiocare le partite nella sua testa. La dipendenza da farmaci avrà un peso enorme nel suo percorso, ma mai quanto gli insegnamenti del custode. È lui il primo a notare le sue abilità e a darle la possibilità di affinarle. Senza poi contare che, se non fosse stato per il suo prestito, la ragazza non avrebbe mai potuto accedere al suo primo torneo.
Dunque, pur essendo un osservatore lontano che vediamo solo in un paio di episodi, Mr. Shaibel è forse uno dei personaggi più importanti nella storia di Beth. Ma ritorneremo più avanti su questo punto.
L’altra figura adulta che ha un ruolo fondamentale nella scalata al successo di Beth è Alma Wheatley (Marielle Heller), madre adottiva e uno dei personaggi migliori della serie Netlix. Notate le sue capacità e compreso quanto una carriera negli scacchi possa essere remunerativa, decide di sostenere la figlia nel suo percorso. Tutto questo permetterà a Beth di imboccare la strada che aveva sempre voluto intraprendere. Un percorso con il quale riuscirà a soddisfare il suo ego, ma che allo stesso tempo l’allontanerà dalla cultura tipica delle sue coetanee.
I suoi interessi, i suoi sogni, le sue problematiche appartengono infatti a un mondo diverso.
Nella loro realtà non c’è niente che l’attiri, ma soprattutto niente che possa controllare davvero. La sua passione per gli scacchi infatti non nasce solo da un genuino amore per il gioco, ma anche dalla possibilità di gestire quel piccolo universo che è la scacchiera. Un microcosmo prevedibile fatto di strategia e ingegno, in cui può lasciarsi inebriare da un senso di controllo che invece non ha nel mondo esterno.
È per questo che Beth, che come sappiamo ama vincere, è travolta da un grande disappunto ad ogni sua sconfitta. Più penetra nel mondo degli scacchi e dei suoi campioni, più si accorge di non poter accettare l’idea di perdere. La sua passione diventa così ossessione che si lega a doppio filo con la sua dipendenza da alcol e pasticche, vizi che crede siano fondamentali per acuire la sua mente. Beth infatti cerca conforto in essi nei momenti di stallo e delusione: prima dopo lo scontro con Benny Watts (Thomas Brodie-Sangster), poi dopo quello con Vasily Borgov (Marcin Dorociński), il suo unico vero rivale. Un gran maestro degli scacchi che riconosce sin da subito le potenzialità della ragazza, così come la sua forza individuale.
D’altronde è un’orfana, dunque una sopravvissuta esattamente come lui e i suoi compagni di Federazione.
E in quanto sopravvissuta, la protagonista de La Regina degli Scacchi incassa ogni colpo che la vita le riserva, compresa la morte della madre adottiva.
La ragazza si ritrova così sola in un momento delicato, che viene riequilibrato in parte da Harry Beltik (Harry Melling) e i suoi insegnamenti. Ma stando insieme a Beth, l’uomo si rende conto di quanto la sua ossessione per il gioco sia più forte di qualsiasi altro legame personale. Effettivamente, nel corso della sua vita Beth non si farà mai definire dalle sue relazioni, nemmeno dal grande amore provato per Townes (Jacob Fortune-Lloyd). E anche se è vero che quella con Benny l’aiuterà a disintossicarsi, non ci vorrà molto prima che ricada nei vizi. Basti pensare alla serata brava con Cleo (Milly Brady) che le costerà l’ennesima caduta in una spirale di dipendenza, oltre che a un’altra sconfitta contro Borgov.
Ma è proprio quando Beth tocca il fondo che è finalmente pronta a rialzarsi.
Uno sforzo che riuscirà a fare soprattutto grazie a Jolene, vecchia amica e confidente. È così che nel finale de La Regina degli Scacchi vediamo quanto le prime conoscenze di Beth siano state, e siano ancora, d’importanza capitale. La visita di Jolene e l’annuncio della morte di Mr. Shaibel sono un punto di svolta decisivo, che serviranno a catapultarla nel passato e a metterla in contatto con i suoi sentimenti più profondi. Con il funerale del custode, Beth ha infatti l’occasione di tornare all’orfanotrofio, di dare un ultimo sguardo ai luoghi della sua infanzia. Ma soprattutto allo scantinato del suo mentore, quel piccolo antro in cui aveva scoperto la sua passione.
Ed è proprio lì che trova un muro tappezzato dei suoi traguardi, un altare alla sua carriera creato dalla prima persona che aveva creduto in lei. Una piacevole e commovente sorpresa di cui aveva bisogno non solo per rimettersi in piedi, ma per arrivare alla grande realizzazione di non essere mai stata sola. Una consapevolezza che le permetterà di capire quanto non abbia bisogno di alcol, droga o altre distrazioni per eccellere negli scacchi. Il suo talento è dovuto solo a se stessa, a quella genialità che, pur avendo un prezzo, è ciò che le ha permesso di portare avanti quella strada apertole da Mr. Shaibel. È per lui, per Jolene (che finanzia il suo viaggio a Mosca per il Tournament of Champions) e soprattutto per se stessa che riesce a cambiare rotta e a intraprendere il suo viaggio verso la vittoria.
La Russia, sognata fin dai suoi esordi nel mondo degli scacchi, è il palcoscenico in cui Beth riesce a riscattarsi.
Dopo una vita di traumi e perdite, è giunto il momento di mostrare il suo valore ai più grandi maestri degli scacchi. In un paese in cui il gioco è parte integrante della cultura, la protagonista approccia ogni partita con ancor più meticolosità, consapevole che con ogni sfidante sconfitto si avvicinerà sempre più allo scontro finale con Borgov. E dopo aver sbaragliato e impressionato la concorrenza, quello scontro arriva e con esso un gambetto di donna che, dopo due giorni, le farà conquistare la vittoria. Un esito forse scontato e buonista ma comunque soddisfacente, soprattutto se si considera quanto sia il risultato delle scelte e dei legami creati dalla Harmon nel corso della sua vita. Così come i ritagli nello scantinato di Mr. Sheibel, il sostegno di Townes, Benny, Harry e i gemelli le fa capire di aver sempre avuto una famiglia a coprirgli le spalle.
Beth mette da parte l’orgoglio e l’individualismo a favore di un lavoro di squadra, che sarà fondamentale per sconfiggere Borgov. Un rivale che non ha assolutamente le sfumature di un antagonista, anzi. Il campione russo è entusiasta del risultato della giovane americana, così come lo è il pubblico. Non solo la Harmon diventa campionessa mondiale (un obiettivo per il quale aveva lavorato tutta la sua vita), ma lo fa in un mondo prevalentemente maschile, conquistando una posizione mai raggiunta prima dalle sue coetanee.
È vero, forse alcuni potranno considerare il finale fin troppo melenso: l’eroina dal passato difficile riesce a sconfiggere i suoi demoni, vince contro il suo più grande avversario e si prepara per una nuova avventura come gran maestro degli scacchi. Ma per apprezzare completamente l’epilogo, bisogna vederlo con gli occhi della protagonista, che da bambina traumatizzata e dipendente dai farmaci diventa una giovane donna talentuosa e sicura di sé, ma soprattutto capace di realizzare i propri sogni. Una meta che non è poi così scontata.
La Regina degli Scacchi si chiude in questo momento di incredibile successo, ma la strada di Beth è ancora lunga.
La sua vittoria in Russia è già sulla bocca di tutti negli Stati Uniti, dove l’aspettano una conferenza stampa e l’incontro con il Presidente. Ma dopo aver raggiunto un traguardo del genere, Beth ha ben altro in mente. Ed è proprio per questo che decide di passeggiare tranquilla per un parco di Mosca, bianco vestita proprio come la sua regina. Felice e spensierata come non mai, nota che si sta svolgendo un torneo di scacchi lungo un viale alberato. Un contesto che non ha l’ufficialità e il rigore delle grandi competizioni, ma che ricorda alla protagonista le sue origini e ciò che gli scacchi significano davvero per lei: un grande amore da condividere con chi, come lei, apprezza la bellezza del gioco.
Con quel “Giochiamo” che rivolge al suo sfidante, il percorso emotivo e personale di Beth trova la sua perfetta chiusura. Non ci è dato sapere cosa le riserverà il futuro, ma vederla vincere e ritrovare le sue radici dopo così tanti alti e bassi è stato veramente soddisfacente. In realtà, gli ultimi momenti di Elizabeth Harmon ne La Regina degli Scacchi sono stati fraintesi da molti fan. Secondo alcuni, la protagonista sarebbe intenzionata a tradire gli Stati Uniti per rimanere in Russia. Ma il vero motivo della passeggiata in città e l’incontro con gli appassionati di scacchi è molto più semplice di quanto si creda.
Ecco come si è espressa a riguardo Anya Taylor-Joy in un’intervista per Decider:
Penso che sia solo la prima volta che è in grado di dire: ‘Sai cosa? Mi merito di godermi questo. Lasciami sola per un secondo. Ho lavorato tutta la mia vita per questo momento’, senza fare spoiler. ‘Ho bisogno di un secondo. Lasciami vivere’, nella lingua del 2020. Quindi sì. Penso che sia il suo giro della vittoria.
Quel momento, per me… Non riesco a spiegarvi quanto fossi connessa con il personaggio. Alla fine di tutte le riprese, volevo solo scoppiare a piangere. Ero così felice per lei…
Una spiegazione sincera e genuina che ben si adatta all’epilogo della protagonista de La Regina degli Scacchi (2020).
Dopo sette episodi, Elizabeth Harmon è finalmente campionessa mondiale, la Regina degli Scacchi come da titolo. Ma è soprattutto una giovane ragazza che ha saputo inseguire i suoi sogni, mantenendo sempre intatta la sua più grande passione: il gioco degli scacchi. Dunque, alla luce di tutto questo, non possiamo che consigliarvi la visione della miniserie più vista del 2020 (che potete recuperare in streaming su Netflix), degnissimo adattamento del romanzo di Walter Tevis. Uno show accattivante da vedere che, attraverso il mondo degli scacchi, vi mostrerà una meravigliosa storia di umanità e rivalsa.