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Kaos se l’è tirata un po’ troppo?

Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Se dovessimo racchiudere i tormenti legati alla produzione di una delle più attese serie Netflix, quest’antico adagio sarebbe perfetto. Ma andiamo con calma e, se mi si concede il gioco di parole, proviamo a fare ordine in questo Kaos.

Kaos

Siamo a metà del 2018 e Netflix sgancia una bomba mica da ridere: è stata ordinata Kaos, nello specifico la prima stagione di una serie tv legata a un’attualizzazione della mitologia greca. Tutto qui. Tanto basta però per far cominciare a delirare (giustamente) i fan, anche nella nostra redazione (come potete leggere qui e qui). Per un motivo di per sé banale: la mitologia greca funziona, ce lo dimostrano 3000 anni di narrazione quasi ininterrotta. A livello di contenuti da cui attingere, è la miniera d’oro per qualunque prodotto letterario. Non si può sbagliare con gli dei dell’Olimpo: sono fighissimi, amatissimi, citatissimi e soprattutto conosciutissimi.

Conosciutissimi? Ecco, il problema di Kaos inizia a esattamente lì!

Quando qualcosa è conosciutissimo, vuol dire che il pubblico un parametro di riferimento ce l’ha. Ovvero, che da subito sa giudicare lo scarto. Netflix se n’è accorta quando ha prodotto e distribuito Troy: Fall of a city, il cui risultato è stato clamorosamente unanime. Ma non ha imparato la lezione, per niente. Prova ne sono l’immagine del logo di Kaos e le prime parole al riguardo.

Serie Tv - Kaos

Quest’immagine per Netflix è la scritta “Kaos” in greco antico. Peccato che chiunque abbia fatto almeno un’ora di greco antico legge “KLTHS”. Gli errori di questa immagine sono infiniti, ma ne basta uno per tutti: hanno scritto il simbolo della L al posto di quello della A, quando quest’ultimo era identico al nostro. Una svista assolutamente evitabile.

Altra prova sono, come detto, le parole con cui Netflix ha presentato Kaos:

Una nuova narrazione dark e contemporanea della mitologia greca, che esplorerà i temi delle politiche gender, del potere, e della criminalità

Ora, ecco, chi conosce vagamente il mondo della mitologia classica, sa che i temi dark e una sessualità estremamente fluida sono aspetti talmente connaturati che non dovrebbero essere neanche specificati. Il mito, del resto, nasce per parlare proprio della nascita (i cosiddetti “miti delle origini”), della morte e di tutti gli infiniti modi in cui si arriva a questi due avvenimenti. La paura è che mettere in evidenza questi concetti, in una dichiarazione, possa tradursi in una loro sottolineatura ed esagerazione sullo schermo. Sarebbe la scelta peggiore.

Serie Tv - Kaos

Sono tutti ostacoli di cui Netflix potrebbe non essersi accorta al momento dell’annuncio e che in questo tempo sono emersi in tutta la loro importanza. Aggiungeteci la volontà di battere la concorrenza che si è fiondata sulla stessa gallina dalle uova d’oro (qualcuno ha detto Circe? Sì, la HBO!) e allora il bisogno di prendersi il tempo giusto diventa necessario. A costo di far scendere l’hype, se davvero ne vale la pena.

Quindi sì, Netflix se l’è tirata un po’ troppo: la distanza tra il giorno dell’ordine e quello in cui arriverà l’effettivo rilascio della serie è veramente tanto, troppo ampia. Probabilmente si era sottovalutato il fatto che la scrittura di una serie come Kaos avrebbe richiesto un tempo molto lungo soprattutto a chi, come Charlie Covell, ama fare le cose per bene e puntare sempre a un certo tipo di qualità.

Dalle ultime notizie che abbiamo, la serie non vedrà la luce prima del 2021. Troppo per l’attesa creata, forse, ma probabilmente addirittura troppo poco per un risultato degno. Da una parte c’è, senza dubbio, un disastro mediatico creato dall’impatto iniziale a cui non sono seguite notizie per oltre un anno e mezzo. Dall’altra, per fortuna, la voglia di riprendersi per fare cose per bene.

E le ultime dichiarazioni di Charlie Covell, che della serie è regista e autrice, fanno ben sperare: la scelta di Orfeo ed Euridice come mito da cui partire è pressoché perfetta. Chissà quale finale sceglierà Kaos per una delle storie più iconiche del mito classico? Forse tirarsela avrà avuto un senso, ma lo scopriremo solo guardando. Per ora restiamo in attesa: un’attesa snervante, fastidiosa, evitabile ma forse giusta.

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