Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » Il Collegio » Come sarebbe il Collegio se fosse diretto dalla Fox?

Come sarebbe il Collegio se fosse diretto dalla Fox?

Da un po’ di tempo a questa parte, in Italia vediamo apparire sulle nostre televisioni un folto gruppetto di giovincelli che viene catapultato direttamente in un Collegio del passato. No, non stiamo parlando di qualche serie tv tedesca targata Netflix con bambini che spariscono nelle grotte di Winden, ma de Il Collegio che va in onda ogni martedì su Rai Due.

Quest’anno il Collegio giunge alla sua settima edizione, con la voce narrante di Nino Frassica. I pischelletti, che hanno clamorosamente passato le audizioni, sono stati spediti nell’anno 1958, tra frangette da Chihuahua e fake Petolicchio (quella originale sappiamo già che prenderà parte alla nuova edizione di Pechino Express su Sky Italia).

Insomma, a farla da padrone è sicuramente l’ignoranza dei ragazzi che mancano continuamente di rispetto ai professori, tra love stories che nascono nei banchi e marachelle di dubbia intelligenza. Certo, delle volte capita che i protagonisti maturino nel corso delle puntate e imparino qualcosa dalle ramanzine di professori e preside, ma il più delle volte l’unica cosa che apprendono è come ottenere più followers su Tik Tok.

Nonostante questo, i reality sono quel guilty pleasure a cui non riusciamo proprio a rinunciare, probabilmente perché siamo la generazione cresciuta a pane ed Mtv e Fox (senza dimenticare la Melevisione sulla Rai). Cose che i Gen Z de il Collegio si sognano proprio.

Il Collegio (640×360)

Proprio parlando della Fox, in un momento di follia, ci siamo chiesti come sarebbe cambiato il docu reality di Rai Due se fosse stato diretto dalla Fox.

Andiamo per gradi: la Fox è un network televisivo americano che ha sede a Los Angeles e che è un colosso tra i colossi. I generi coperti dalla Fox sono tantissimi, dai primissimi reality show, alle serie animate, fino ai polizieschi e alle comedy.

Giusto per fare qualche nome possiamo citare Beverly Hills 90210, I Simpson, Futurama, I Griffin, X-Files, Bones, Dr. House, Fringe, Glee. La lista è davvero lunghissima e potremmo star qui a parlarne per secoli, ma alla fine la cosa che più ci interessa sono proprio i reality show americani che hanno fatto e fanno ancora parte dell’offerta Fox.

Alla fine Gordon Ramsay è solo un Professor Zilli de il Collegio che non ci ha creduto abbastanza.

X Factor
Il Collegio prodotto da Fox (640×427)

Ovviamente, la prima cosa importantissima sono le voci in sottofondo dei protagonisti, i quali parlano uno slang ben poco identificato (no, non parlo del calabrese della signorina Abruscia), e un paio di doppiatori che parlano a caso con un tono monocorde, leggendo traduzioni letterali che hanno veramente poco senso.

Già mi immagino il buon Gabriel Rennis che afferma con il suo leggerissimo accento di Ostia “annamo a pischelle”, tradotto con “Hei amico, qui è pieno di pollastrelle che cadranno ai nostri piedi”.

I Sorveglianti sarebbero di sicuro loschi figuri pronti a urlare contro tutti e tutto in maniera spropositata, improvvisandosi poi piccoli psicologi ogni volta che qualche concorrente sia sul punto di mollare la presa (ah sono già così? vabbè però una cosa è consolare in italiano un’altra è consolare in americano).

Certo, in questa dinamica sarebbe bene capire se intendiamo la Fox americana o la Fox italiana. Sappiamo bene che in Italia i canali che ci hanno accompagnato durante la crescita hanno ormai chiuso baracca da quest’anno. Un lutto che, effettivamente, devo ancora metabolizzare. Non serve dire che il mio canale preferito era Fox Crime, considerando i vari crimini che sto commentendo anche solo scrivendo questo articolo, ma a chi non piacerebbe vedere il nostro pelato preferito che pronuncia frasi del tipo “ti conviene darti una calmata, questo convitto non è un albergo e il tuo comportamento mi sta molto irritando”?!

La Fox Italia renderebbe tutto molto più fiabesco con le sue tinte Disney. Ovviamente le parolacce sarebbero un continuo *Bip, Bip, Bip*, cosa che non ci farebbe male soprattutto quando a parlare è la Angius.

Parlando di Elisa Angius, la sarda fumantina de Il Collegio 7, non posso fare a meno di viaggiare con la mente pregustando i tanti litigi tradotti in un italiano opinabile.

il collegio
Angius Il Collegio (640×338)

Certo, non nego che per la Fox la cosa più complessa da riprodurre sarebbe la puntata con i cosiddetti pacchi daggiù. Parlo del momento epico in cui i Collegiali ricevono un pacco da parte dei genitori a casa. Trovandoci in Italia è inevitabile che le scatole simil Babbo Natale contengano principalmente del cibo. Quest’anno il più grande spacciatore di pietanze tipiche era il buon Mattia Camorani, che ha introdotto in camerata quantità enormi di ragù. Comportamento che ci saremmo aspettati dall’altro Mattia (Patanè): il food blogger siciliano che, dal canto suo, ha portato tantissimi dolci al pistacchio. Se pensate che ci siamo dimenticati della nduja e dei salami di Alessia Abruscia avete torto, la stavamo solo lasciando alla fine della lista perché si sa, dulcis in fundo.

In America non posso che immaginarmeli con gli hamburger del McDonald’s, lattine di bibite con una quantità di zuccheri tale da far salire il diabete alla sola vista del prodotto, e orsetti peluche che i Collegiali collegheranno a qualche storia strappa lacrime. Come è ovvio, l’eccezione sarà il classico ragazzo italo americano che per tutta la durata de Il Collegio Fox ci parlerà della sua italianità. Nel suo pacco daggiù sarà indispensabile trovare fettuccini, maccheroni, meatball e parmisana.

Tutto bene fin quando uno di questi loschi individui decide di combinare la marachella più grande di tutte, trasgredendo alle regole de Il Collegio e ordinando una pizza da asporto con prosciutto crudo e ananas. Una schifezza tale che alla fine non cambiamo canale solo perché nel frattempo ci siamo dimenticati dove abbiamo messo il telecomando e siamo decisamennte troppo pigri per metterci a cercarlo.

Anche perché, che si tratti di Rai Due o che si tratti di Fox, c’è una sola cosa che accomuna gli amanti dei Reality Show: la leggerezza.

Quando siamo in grado di planare sugli argomenti con frivola concentrazione, è allora che il trash fa un passo avanti e ci conquista. L’ignoranza dilagante dei protagonisti non fa altro che alimentare la nostra pigrizia di corpo e di pensiero. Al giorno d’oggi si inserisce di mezzo anche il famoso algoritmo di cui ci parla tanto la quarta stagione di Boris (disponibile su Disney Plus). Perché Italia o non Italia, dialetto o claudicante traduzione del doppiaggio Fox, la certezza è sempre la solita: La qualità ha rotto il ca**o.