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Hellbound: fin dove può spingersi il fanatismo religioso nell’era dell’iperconnessione

Hellbound è sicuramente una delle grandi protagoniste dell’attuale ondata di prodotti made in Corea del Sud che sta spopolando sulle varie piattaforme, Netflix in particolare. Rispetto a molti prodotti destinati ad un pubblico più ampio, più mainstream, Hellbound sviluppa una trama decisamente intricata, che punta molto sul proprio messaggio di fondo, senza concentrarsi troppo sullo sviluppo dei personaggi, quanto piuttosto sulla visione distopica del mondo rappresentato, e sugli effetti dell’iperconnessione della società moderna in relazione al fanatismo religioso, oltre che alla spettacolarizzazione della violenza. In questo articolo vogliamo fare a meno, per quanto possibile, di scomodi paragoni con altri prodotti coreani, per concentrarci su quanto effettivamente questa serie ci abbia lasciato e su quanto possa ancora fare in futuro.

Hellbound: una serie di crude tematiche trattate nel modo più crudo possibile

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Innanzitutto va riconosciuto che dal punto di vista visivo la serie non ha da invidiare niente a nessuno. La regia è una di quelle importanti, affidata a Yeon Sang-ho, lo stesso autore di Train to Busan e Seoul Station, due lungometraggi del 2016 (il secondo animato) a tema zombie che hanno ispirato la recente Non siamo più vivi, tanto per dirne una. Per quanto parte del lavoro sporco lo faccia la CGI, nella serie i momenti di alta tensione, che di certo non mancano, sono abilmente narrati e coinvolgenti. A mancare è piuttosto la focalizzazione sui personaggi principali, come per esempio sul padre della Nuova Verità, Jun Jingsu, giovane santone condannato a morte vent’anni prima dei fatti narrati, geniale quanto perfida mente dietro alla macchina capitalista rappresentata dalla setta. La visione risulta essere meno immersiva nell’insieme, forse proprio per la mancanza di punti di riferimento in personaggi le cui personalità sono solamente accennate, e la maggior parte delle quali risultano piuttosto piatte e dimenticabili. Ma se nei singoli Hellbound dimostra qualche carenza, non si può negare di essere investiti dalla crudeltà di ciò a cui si assiste. I demoni giustizieri non si risparmiano mai in termini di violenza, ed episodio dopo episodio viene da chiedersi fin dove si spingerà la crudeltà del volere divino.

Non c’è più religione (su internet)

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Hellbound racconta di un mondo distopico in cui Dio condanna a morte i peccatori, avvisandoli tramite un angelo messaggero che di fatto annuncia loro il momento esatto della propria discesa agli Inferi, alla quale non possono scappare in alcun modo (nemmeno togliendosi la vita). Jun Jingsu viene a conoscenza della profezia apparentemente prima di chiunque altro, ed è tanto lungimirante dall’investire su questa sua posizione andando a creare una vera e propria setta che dice di conoscere il volere di Dio ed impartisce la propria dottrina di stampo simil cristiano, inducendo i fedeli a vivere la propria vita evitando di compiere il minimo peccato. E’ dunque in una società timorata di Dio che si compie il volere della Nuova Verità, aiutata dal proprio braccio armato, la Punta di Freccia, la faccia ancor più fanatica, se possibile, del culto della setta. La relazione tra queste due fazioni rimane nascosta. Il loro legame nasce e si sviluppa su internet, luogo in cui la Nuova Verità divulga il suo credo tramite le dimostrazioni, ossia le dirette delle condanne a morte dei peccatori. In questo legame si esprime il tema di fondo di Hellbound, ovvero la condanna del mondo attuale, abitato da una società perennemente in cerca di un capro espiatorio, di un peccatore, in questo caso, che renda tutti quanti soddisfatti della propria condotta morale. Ma la sottile linea tra moralità ed immoralità finisce per svanire quando viene alla luce la reale essenza della setta: essa non è che una orribile macchina da soldi che sfrutta la giustizia divina per ampliare il proprio bacino di utenti (termine più adeguato di fedeli), diffondendo un credo basato sulla menzogna e infangando le morti dei non peccatori.

L’ennesima denuncia di una società innamorata della violenza

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Anche in questo caso viene dipinto il profilo di una società che va letteralmente pazza per l’ultraviolenza. La Punta di Freccia è composta principalmente da teppisti e violenti reietti che abbracciano il credo della Nuova Verità soltanto per poter sfogare la propria follia su chiunque (sano di mente) si opponga ad una tale barbarie intellettuale. Uomini, anziani, donne e perfino innocenti bambini: nessuno viene risparmiato dalla furia ceca dei predicatori folli. Come lo stesso spettatore non viene risparmiato nell’assistere alla brutalità con la quale le vittime vengono bruciate dai tre demoni, che impartiscono loro quello che percepiranno per sempre all’inferno. In tutto questo fa specie vedere, per esempio, la rappresentazione del mondo virtuale, in particolare del personaggio di Lee Dongwook, un folle streamer che sposa la causa della setta utilizzando i propri followers per ricercare informazioni sui condannati a morte, divulgando fake news sul web andando ad infangare il loro nome, e trovando così un motivo per cui costoro effettivamente meritino di morire. Tra tutte le estremizzazioni della società moderna in Hellbound, questa è probabilmente quella più attuale e realistica, e fa parecchio riflettere su quanto internet sia un luogo pericoloso quando si tratta di esprimere giudizi sugli altri, e quanto l’uomo sia facilmente influenzabile da tale meccanismo. 

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Sempre per quanto riguarda la spettacolarizzazione della violenza, ad un certo punto compaiono i famigerati VIP (un omaggio, una scopiazzata o che altro?), personaggi incappucciati che assistono in prima fila alle dimostrazioni. Questi non vogliono farsi riconoscere dalla folla, ma pagano per avere un posto privilegiato di fronte alla rappresentazione della violenza più feroce che ci si possa immaginare. Ma qui non sono soli, perché chiunque può assistere alle pubbliche esecuzioni dei peccatori, e così si accalcano a centinaia, tutti rigorosamente con in pugno il proprio smartphone, per riprendere cotanta atrocità. Ed in questo, Hellbound, più che ad altri prodotti coreani, si rifa ad un caposaldo della distopica rappresentazione della società attuale: l’Orso Bianco di Black Mirror, sottolineando nuovamente la propria referenzialità occidentale. 

Ma cosa rinascerà dalle ceneri? L’inaspettato finale di Hellbound lascia pensare che ci sarà un secondo capitolo. Siamo realmente curiosi di capire in che modo si evolverà la profezia e come cambierà il giudizio del popolo nei confronti della Nuova Verità.

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