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Chest’è, Patrì

Si sentiva nell’aria, un’aria pesante e appestata, che presto avremmo detto addio a un altro pilastro di Gomorra. Ogni azione ha delle conseguenze, e questo vale ancora di più nell’universo della serie. Qui non si rispettano le regole convenzionali della società civile, ma tante altre, forse ancora più rigide e spietate. Come dice Azzurra a Genny, con i figli cambiano le priorità e pur di salvarli non si guarda in faccia a nessuno. La donna con le sue parole dure dà una scossa al boss di Secondigliano, che voleva proprio fidarsi di Patrizia, lo vedevamo tutti. Poi, però, ha dovuto guardare in faccia la realtà: la ragazza che da anni gli era accanto lo aveva tradito. E, in Gomorra, il tradimento si punisce solo in un modo.

Che fine triste per Patrizia, che si è trovata invischiata in faccende più grandi di lei quasi contro la sua volontà. La spada di Damocle le pesava sul collo dalla nascita, anche in Gomorra è impossibile liberarsi dalla tara familiare e il suo destino ha preso la forma dello zio Malammore. Il famigerato Malammore, braccio destro di Don Pietro Savastano, che convince la nipote a fare da tramite tra il mondo esterno e il boss fuggiasco. Patrizia è una semplice commessa in un negozio di lusso per le ricche signore di Secondigliano, ma il suo compito diventa essere gli occhi e le orecchie di Pietro. A fregare Patrizia, come spesso accade a personaggi simili a lei, è l’amore per la famiglia. La ragazza fa tutto per i fratelli, di cui è tutrice, perché vuole offrir loro un futuro migliore. Diverso.

Patrizia capisce subito che entrata in questo mondo potrà uscirne solo in un modo. E non vuole che i fratelli percorrano la stessa strada degli altri giovani senza futuro che Gomorra ci ha fatto conoscere.

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La futura boss di Secondigliano, seppur entrata tardi nei giochi di potere della camorra, si mostra un’abile giocatrice. Padroneggia in fretta l’arte del mentire, del sotterfugio e impara presto dove giace il vero potere. La sua fedeltà è tutta per Pietro Savastano, suo boss e amante, forse il richiamo a una perduta figura paterna. Ma c’è ancora umanità in lei: l’amore e la sorellanza per l’amica Marinella, maltrattata dalla suocera Scianel, faranno ardere in Patrizia il fuoco della vendetta.

Quando la ragazza spara diversi colpi contro Donna Annalisa, in quel gesto c’è tutto: una rivincita per l’amica, il disprezzo per i modi, uno “sputo in faccia” metaforico contro l’arroganza. Scianel è stata un’ingenua, troppo presa del suo potere per rendersi contro che stava crescendo una serpe in seno che non le era mai stata fedele.

Sì, perché dopo la morte di Don Pietro, Patrizia ha continuato a servire fedelmente i Savastano offrendoci uno spettacolare colpo di scena alla fine della terza stagione.

Chi avrebbe messo la mano sul fuoco sulla sua fedeltà? Soprattutto considerando che Genny è stato colui che ha portato, per mano di Ciro, alla morte di Pietro. Alla fine però gli equilibri cambiano e si stabilizzano su questa nuova alleanza. Gran parte del rapporto Genny-Patrizia si sviluppa lontano dalle telecamere, uno spettatore frettoloso potrebbe essersi perso gli sguardi tra i due, le conversazioni silenziose, i gesti che valgono più di mille parole. Il salto temporale nella quarta stagione di Gomorra certo non aiuta. Ma qualcosa deve essere successo. Altrimenti non si spiegherebbe la fiducia illimitata di Genny nei confronti della donna. Il suo regalarle Secondigliano, il primo regno che l’uomo avesse mai avuto, la sua casa.

La fiducia di Gennaro era ben riposta? Probabilmente sì, almeno fino a quando Patrizia non è rimasta incinta. La donna non è mai sembrata veramente innamorata di Mickey, abbiamo visto la loro disagevole notte d’amore, la sconfortante serata a Bologna, l’evoluzione di questo rapporto più per pigrizia che per passione. Ma il sangue è un’altra cosa. L’amore negli occhi di Patrizia l’abbiamo visto solo quando guarda i fratelli. Il sorriso che rende in suo volto più bello (e questo lo dobbiamo alla bravura dell’interprete) è apparso, in questa stagione, solo una volta: quando era al locale dove lavora Alessio. E la figlia non ancora nata è la sua seconda possibilità, la sua rivincita. Dopo essere stata costretta ad abbandonare i fratelli per salvarli, Patrizia vuole offrire una nuova vita a Bianca.

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Ma questo non è quello che vuole anche Genny per il piccolo Pietro?

Certo è che non lo vuole a suo discapito. Patrizia per salvare se stessa, il marito e la figlia deve fare delle cose contro la sua natura. Deve parlare. Deve fare l’infame. Mentre è con il magistrato Ruggieri, la donna racconta la sua storia a partire dalla signora Annalisa Magliocca… ma non vediamo la fine del racconto. L’esito però è abbastanza chiaro. Genny deve diventare latitante, abbandonare la famiglia, e riprendersi tutto quello che ha perso. Ma prima deve regolare i conti.

A distanza di un anno ritroviamo Genny che si confronta con un volto amico. A distanza di un anno l’uomo è costretto dalle circostanze a uccidere di nuovo una persona che gli era sempre stato accanto. Ciro però non aveva tradito davvero, il gesto finale del boss è stato il suggello del loro rapporto mentore-discepolo. La morte di Ciro è stata la rinascita da fenice di Genny, un’evoluzione. La morte di Patrizia è invece l’involuzione di Gennaro, che fiero delle sue cicatrici riprende a marciare su Napoli a partire dal suo degradato quartiere. E lo fa camminando sui cadaveri di chi può bloccargli la strada, si tratti di alleati, amici o familiari. E chest’è.

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